ci risiamo: ancora articoli strillati sulla classica zingara o nomade o rom che rapisce il bambino e fugge: così ieri il Messaggero intitolava e strillava:
Rapisce un neonato davanti alla madre
nomade arrestata a Ponte Mammolo
Chissà cosa si prova a essere strappati violentemente dallo sguardo della propria madre , a perdersi nel vuoto di un abbraccio di una sconosciuta che ti prende per una gamba, ti solleva, ti scuote stringendoti con violenza e corre verso l’ignoto di un’altra vita. Chissà quale traccia, profonda e dolorosa, rimarrà nella memoria di Marco (il nome è di fantasia), un neonato di 8 mesi che lunedì è riuscito a fuggire a un sequestro da parte di una nomade nel cuore delle viscere rumorose della metropolitana di Roma.
Stazione della linea B di Ponte Mammolo, estrema periferia della capitale: c’è una mamma che sta cullando il suo bambino. È appena scesa da un vagone della metropolitana, deve correre al capolinea dei pullman Cotral. Deve tornare a casa, in famiglia, affrontare un lungo viaggio verso Vicovaro. Lo ha già fatto tante volte, conosce a memoria quella stazione frequentata ogni giorno da migliaia di pendolari. Sa bene che troverà una panchina nella sala d’attesa dove può riposarsi, dove può cullare Marco prima di mettersi in viaggio. La mamma premurosa decide di cambiare il neonato. Ha una borsa con tutto l’occorrente, lo ha già fatto altre volte. Stende una copertina sulla panchina, intanto fuori piove e fa freddo. Deve sbrigarsi e inizia a cambiare amorevolmente Marco che sorride alla mamma, incrociando il suo sguardo si sente al sicuro.
LA VIOLENZA
All’improvviso un’ombra sovrasta il volto della mamma, un braccio afferra Marco per una gambetta, lo trascinava via velocemente dalla panchina, lo solleva e poi la corsa verso l’uscita. Mamma grida, chiede aiuto, Marco è ormai in braccio a una donna, una nomade di 25 anni, bulgara, che in pochi secondi è riuscita a portare via il neonato e si sta dirigendo verso l’uscita. In mezzo a tanti volti e sguardi, ci sono anche quelli di due ragazzine di 16 anni. Sono del vicino e difficile quartiere di San Basilio, trascorrono i pomeriggi in stazione insieme alla comitiva, vivendo quei cunicoli desolati animati da una pizzeria come un piccolo centro commerciale dove svagarsi. Le ragazzine assistono al sequestro, non ci pensano un secondo e corrono all’inseguimento della nomade. Riescono a bloccarla, a riprendere il bimbo e urlano, chiedono aiuto.
L’ARRESTO
Le guardie giurate dell’Italpol che stazionano nel box informazioni dell’Atac si precipitano verso le ragazzine e bloccano la nomade. «La mattina l’avevamo vista infastidire una signora con un passeggino e le avevamo chiesto di allontanarsi – raccontano gli agenti – poi abbiamo sentito le grida, siamo corsi e abbiamo subito bloccato la nomade». Gli addetti dell’Atac hanno prestato i primi soccorsi alla mamma, hanno cercato di tranquillizzarla: spaventata, sotto choc, la donna, italiana, trentenne, ha avuto bisogno delle cure del 118. «Aveva la pressione altissima, stava per svenire» raccontano i testimoni. «Marco, Marco» ha continuato a gridare stringendo tra le braccia il bimbo. Gli agenti hanno chiamato i carabinieri che hanno raccolto le testimonianze, la denuncia della mamma e portato la nomade nella stazione Tiburtino III. È stata arrestata con l’accusa di tentato sequestro di persona e portata nel carcere di Rebibbia. La nomade risiede in un campo nomadi a Striano, in provincia di Napoli. Girovagava da tempo nella stazione di Ponte Mammolo e nessuno avrebbe mai immaginato cosa volesse fare. Voleva portare via Marco in pieno giorno. Voleva che Marco finisse nella lunga lista di bimbi scomparsi e mai più ritrovati.
Nello studio condotto da Sabrina Tosi Cambini che va dal 1986 al 2007 il risultato principale è che in Italia non esiste nessun caso in cui viene commesso un rapimento di un bambino da parte di una persona rom. Nei tanti casi riportati dal…la stampa, e poi rivelatisi infondati, si ripete una medesima struttura concettuale così descritta dalla ricercatrice: “- Si tratta di “donne contro donne” ossia è la madre ad accusare la donna rom di aver tentato di prendere il bambini – La madre è una sorta di “madre coraggio”: difatti è la sua decisa reazione ad impedire l’azione criminosa – Glieventi accadono spesso in luoghi affollati – Non ci sono testimoni del fatto tranne i diretti interessati” Anche nella storia riportata oggi riemergono, puntuali, i medesimi elementi…
giusta l’indignazione dell’ ‘Associazione 21 luglio’ che ha cercato di vederci un po’ più chiaro e dopo un minimo di verifica pone una chiara ed esplicita domanda al giornale in una ferma e severa dichiarazione:
Su quali basi Il Messaggero scrive che una donna rom ha tentato di rapire un bambino a Ponte Mammolo, Roma?
Ieri il quotidiano Il Messaggero.it diffondeva la notizia «Rapisce un neonato davanti alla madre, nomade arrestata a Ponte Mammolo». http://ilmessaggero.it/roma/cronaca/rapisce_neonato_davanti
_alla_madre_nomade_arrestata_a_ponte_mammolo/notizie/356305.shtml
La giornalista Laura Bogliolo (@Laura Bogliolo Messaggero) scriveva che «la donna, di nazionalità bulgara, risulta residente in un campo nomadi a #Striano, provincia di Napoli». http://ilmessaggero.it/roma/cronaca/ponte_mammolo_metropolitana_
neonato_mamma_rapimento_arresto/notizie/357690.shtml
Dai riscontri effettuati dall’Associazione 21 luglio risulta invece che a Striano, dove la donna sarebbe residente, non esiste alcun insediamento rom.
Essendo stato dunque verificato che nella cittadina campana non vi sono insediamenti rom, come sostiene la giornalista de Il Messaggero.it, l’Associazione 21 luglio si chiede su quali basi la cronista Laura Bogliolo abbia potuto affermare che la donna di nazionalità bulgara sia «nomade», come peraltro sottolineato nel titolo stesso dell’articolo.
Ecco come iniziava l’articolo di Laura Bogliolo: «Chissà cosa si prova a essere strappati violentemente dallo sguardo della propria madre , a perdersi nel vuoto di un abbraccio di una sconosciuta che ti prende per una gamba, ti solleva, ti scuote stringendoti con violenza e corre verso l’ignoto di un’altra vita. Chissà quale traccia, profonda e dolorosa, rimarrà nella memoria di Marco (il nome è di fantasia), un neonato di 8 mesi che lunedì è riuscito a fuggire a un sequestro da parte di una nomade nel cuore delle viscere rumorose della metropolitana di Roma».
La notizia, nel frattempo è riuscita a generalizzare allarmismo sociale nei confronti dell’intera comunità rom rispolverando nuovamente lo stereotipo dei “rom che rubano i bambini”.
Eppure, più che un atto criminale giustificato dalla connotazione etnica dell’autrice, come invece evidenziato, pur senza una previa verifica delle informazioni, dall’articolo de Il Messaggero.it, la notizia sembra un gesto compiuto da un qualunque individuo in stato confusionale, come sembra emergere da questo resoconto pubblicato da Giornalettismo: http://www.giornalettismo.com/archives/1214533/la-vera-storia-della-nomade-che-ruba-il-bambino-a-roma/
L’Associazione 21 luglio ricorda, ancora una volta, ai singoli giornalisti, così come all’Ordine dei giornalisti, alla Federazione Nazionale della Stampa e agli editori di:
- rispettare e applicare le Linee guida per l’applicazione della Carta di Roma;·
- dare voce ai cittadini rom e sinti, raccogliere le loro parole, interpellarli e ascoltarli come fonti.