maggi e antonelli commentano il vangelo
SIAMO VENUTI DALL’ORIENTE PER ADORARE IL RE
6 gennaio Epifania del Signore
Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi
Mt 2,1-12
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da
oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto
spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All’udire questo, il re Erode restò turbato
e con lui tutta Gerusalemme.
Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui
doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per
mezzo del profeta: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l’ultima delle città
principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele”».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui
era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente
sul bambino e, quando l’avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch’io venga ad
adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché
giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono
una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si
prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e
mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro
paese.
Nella festa dell’Epifania la chiesa ci presenta il testo di Matteo nel quale si annunzia l’amore universale
di Dio per tutta l’umanità. Questo amore universale non intende soltanto l’estensione, cioè ovunque, ma
la qualità di questo amore, per tutti.
Vediamo allora il capitolo 2 di Matteo.
“Nato Gesù a Betlemme di Giudea al tempo del Re Erode …”, e
qui l’evangelista richiama l’attenzione. Infatti, con un avverbio, coglie la sorpresa di quanto avviene.
“Ecco”,
quando l’evangelista adopera questo avverbio ‘ecco’ è sempre per una sorpresa, “alcuni maghi
vennero da oriente”.
Questo episodio è stato talmente sconcertante e talmente imbarazzante per la
chiesa primitiva, che poi si è provveduto, man mano nel tempo, a trasformarlo quasi in un evento da
fiaba, un evento folclorico, anziché di profonda ricchezza teologica.
Perché? Con il termine mago si indicavano gli ingannatori, i corruttori, era un’attività condannata dalla
Bibbia e vista severamente dalla prima comunità cristiana. Per il dicaché, il primo catechismo della
chiesa, l’attività del mago è proibita ed è collocata tra il divieto di rubare e il divieto di abortire, e anche
nel Nuovo Testamento il mago viene visto in maniera negativa.
Eppure i primi che vengono per adorare Gesù, per accogliere Gesù, sono proprio dei maghi e per di più
pagani, quindi le persone ritenute le più lontane da Dio. I pagani non sarebbero risuscitati, i pagani non
erano degni della salvezza, e per di più sono dediti ad un’attività che la stessa Bibbia condanna. Ecco la
sorpresa.
Questo fatto è stato talmente imbarazzante che poi, nella tradizione i maghi sono diventati l’innocuo
termine ‘magi’, si è provveduto a dare loro dignità regale e a farli diventare re, in base ai doni stabilito il
numero, e stabilito anche il nome. I personaggi del presepio erano pronti a discapito della ricchezza
teologica di questo brano.
Vengono questi e dicono di aver visto spuntare la sua stella. Qual è il significato della stella? Era
credenza comune che ogni individuo, quando nasceva, aveva una stella con lui e che poi scompariva con
la sua morte. Usiamo anche noi l’espressione popolare “essere nato sotto una buona stella”, ma qui
soprattutto l’evangelista si riferisce alla profezia di Balaam, nel libro dei Numeri al capitolo 24, dove si
legge
“un astro sorge da Giacobbe”, una stella, “e uno scettro si eleva da Israele”.
Era la profezia con la quale si indicava prima il re Davide e poi era passata ad indicare il messia, quindi
l’evangelista vuol dire che questa è la stella che indica il segno divino della nascita del messia. Ebbene,
“All’udire questo Erode restò turbato”,
si capisce perché Erode era un re illegittimo, sospettoso di
chiunque potesse togliergli il regno.
Quindi qui è venuto a sapere che è nato il re dei Giudei, lui che ha ucciso addirittura tre figli suoi, ma
quello che è strano è che con lui si turba, si spaventa tutta Gerusalemme. Sia Erode che Gerusalemme
hanno paura per quello che stanno per perdere, Erode il trono, e Gerusalemme il tempio, l’egemonia e
l’esclusiva sulla figura di Dio.
Trono e tempio sono all’insegna del potere. Ebbene, dopo l’episodio dell’informazione sulla nascita di
questo messia, con l’intento di Erode di arrivare a scoprire il luogo dove andare ad adorarlo … è la
menzogna del potere, perché in effetti poi vedremo che deciderà di di ammazzare – andiamo al versetto
9 –
“Udito il re, essi partirono. Ed ecco la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva”.
La stella, segno divino, non brilla su Gerusalemme, che fin dall’inizio in questo vangelo, viene collocata in
una luce tetra, in una luce negativa. Gerusalemme è la città di morte, quella che uccide i profeti e gli
inviati da Dio, e la stella, segno divino, non brilla su Gerusalemme. Come Gesù risuscitato, in questo
vangelo, non apparirà mai a Gerusalemme.
2
La stella li precede esattamente come il Signore precedeva il popolo d’Israele nel cammino dell’esodo
della liberazione. “
Finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino”. L’evangelista è
cosciente di non star dando una indicazione storica, una cronaca. Non è possibile che una stella si fermi
su un luogo, quindi sono indicazioni teologiche, sono i segni divini.
E mentre Gerusalemme, ed Erode, hanno tremato per la paura di quello che stavano per perdere, ecco
che i pagani, e per di più dediti a un’attività rimproverata dalla Bibbia, provano una gioia grandissima per
quello che stanno per dare.
Infatti entrano, si prostrano, adorano. Quindi riconoscono in Gesù non solo il re, ma il figlio di Dio, quindi
riconoscono in lui la divinità, e dove vuole arrivare l’evangelista è la conclusione con i doni portati da
questi magi, doni che indicano che il privilegio esclusivo che Israele deteneva, ora è patrimonio di tutta
l’umanità.
Questi doni sono l’oro, incenso e la mirra. L’oro era simbolo di regalità. Ebbene, anche i pagani
entreranno a far parte non del regno di Israele, che non verrà risuscitato, ma del regno di Dio, cioè quel
regno senza confini, che è l’amore universale di Dio che non conosce confini. Quindi anche i pagani
entrano a far parte, a pieno diritto, del regno.
L’incenso era l’esclusiva dell’offerta dei sacerdoti nel tempio. Ebbene anche il privilegio di essere un
popolo di sacerdoti, il Signore aveva detto a Israele “Voi sarete un regno di sacerdoti, un popolo
sacerdotale”, laddove sacerdotale significa avere un rapporto diretto con il Signore, anche questo
privilegio che era di Israele, passa a tutta l’umanità.
Tutta l’umanità diventa popolo sacerdotale, cioè un popolo che può entrare in relazione immediata,
senza mediatori, con Dio. E infine la mirra. La mirra è il profumo della sposa verso il suo sposo, troviamo
questo nel Cantico dei Cantici. Uno dei privilegi di Israele era di considerarsi il popolo sposa di Dio, il
Signore era lo sposo, Israele la sposa.
Ebbene, anche questo privilegio, di essere considerata lo sposo di Dio, non è più esclusivo di Israele, ma
passa a tutta l’umanità. Questo è l’annunzio dell’Epifania, l’amore universale di Dio per tutta l’umanità,
nessuno si può sentire escluso da questo amore.
RE E MAGHI
Il Bimbo che fa tremare il Re
«Se vuoi essere tu il padrone, poiché non puoi fare tutto da te medesimo e ti sarà forza servirti dell’opera de’ tuoi ministri, bada bene alla scelta.
Un uomo che abbia principi e che operi di conseguenza non è da sceglier¬si, perché s’opporrà alla tua volontà ogniqualvolta ella sia diversa da’ suoi principi.
Guardati dall’uomo virtuoso, fermo e che abbia l’animo libero; egli cerche¬rebbe di fare l’interesse de’ popoli, […] sacrificherebbe tutto alle sue idee e ti darebbe inciampo ad eseguire la volontà tua e ad agire da vero padrone. La superstizione è necessaria per sempre più contenere il popolo. I ministri del culto sono interessati a coltivarla, perché essa dà loro pane e considera¬zione. Bada a non screditarli, ma bada pure a contenerli.
Quanto meno ha il popolo di religione e quanto ha più di superstizione, tanto più è sicura l’obbedienza. L’uomo religioso ragiona; l’uomo fanatico odia chi ragiona, lo perseguita, lo maledice, lo sradicherebbe dal mondo se potesse. La superstizione tiene il popolo avvilito, è l’anello al naso del buffalo, non lo togliere se vuoi lunga¬mente regnare».
Aldo Antonelli