Mai più distinzioni Si chiamano solo figli.
Famiglie e basta LA NUOVA LEGGE.
Resta una sola definizione: figlio. Nel codice civile non ci sarà più nessuna distinzione tra bambini di nascita illegittima, adottati o naturali. La decisione è arrivata venerdì 12 luglio con l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del decreto legge sulla filiazione.
“E’ un fatto di civiltà, finisce una “distinzione che nella storia del Paese ha accompagnato drammi umani veri e propri”, ha commentato il premier Enrico Letta. Nella pratica si annuncia come una vera e propria rivoluzione. Ora il testo sarà esaminato dalle commissioni di Camera e Senato, prima di ritornare al consiglio dei ministri per l’approvazione finale. Il testo stabilisce ufficialmente la fine delle discriminazioni per i figli adottivi: nei casi di adozione piena, ossia che riguardi persona minorenne, si acquisisce lo stato di figlio “nato nel matrimonio”.
Esclusa, invece, l’equiparazione per gli adottati maggiorenni, per i quali non sorge alcun vincolo di parentela con i parenti degli adottanti. A essere toccati dal provvedimento inoltre vi sono numerosi ambiti. Innanzitutto l’asse ereditario: d’ora in avanti i figli, illegittimi o naturali o adottati, avranno gli stessi diritti e gli effetti successori varranno nei confronti di tutti i parenti, non solo dei genitori. Si sostituisce inoltre la nozione di potestà genitoriale con quella di “responsabilità genitoriale” . A essere modificati saranno numerosi articoli del codice civile che dovranno adattarsi alla giurisprudenza degli ultimi anni, così come stabilità dalla Corte di Cassazione e dalla Corte Costituzionale. Un capitolo è dedicato anche al disconoscimento della paternità: questo non potrà avvenire da parte di madre e padre una volta trascorsi cinque anni dalla nascita. A quel punto infatti la norma fa prevalere l’interesse del figlio a conservare lo Stato. “E’ una buona notizia per il nostro Paese”, ha commentato Vincenzo Spadafora, Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza, “quando il Governo si occupa di politiche per l’infanzia. Negli ultimi anni questo è avvenuto sempre meno ed in maniera poco incisiva, quindi auspico che sia un segnale di come l’esecutivo voglia impegnarsi maggiormente nell’affrontare temi centrali per la famiglia e i minorenni”.
Da Il Fatto Quotidiano del 15/07/2013.