Dal Vaticano, 24 marzo 2015
Prot. N. 8117/2015/N
Messaggio del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ai Membri del Comitato Cattolico Internazionale per gli Zingari (CCIT)
(Snagov, Romania, 24 — 26 aprile 2015)
Carissimi,
Sono particolarmente lieto di salutare Padre Claude Dumas, Presidente, e i partecipanti all’incontro annuale del CCIT. Esprimo a tutti parole di apprezzamento e di gratitudine per il vostro servizio instancabile in favore di Rom, Sinti, Manouche, Yenish e di altri gruppi itineranti.
Il tema che vi accingete a trattare, “La comunicazione: potenzialità e rischi dei nuovi media”, è di particolare attualità nella società odierna e nella comunità ecclesiale ed è stato oggetto di riflessione sia da parte di Papa Francesco che dei suoi Predecessori nei Messaggi per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.
Nel suo Messaggio del 2014, Papa Francesco ha incoraggiato i cristiani a guardare mezzi di comunicazione moderni nella prospettiva della loro utilità nella creazione di una vera cultura dell’incontro e del dialogo. Il Papa ha ricordato che viviamo in un mondo contrassegnato da una “scandalosa distanza tra il lusso dei più ricchi e la miseria dei più poveri”, dove numerose persone soffrono di “molteplici forme di esclusione, emarginazione e povertà” e in cui siamo testimoni di numerosi “conflitti in cui si mescolano cause economiche, politiche, ideologiche e, purtroppo, anche religiose”. In questo contesto, il Pontefice ha definito i nuovi mezzi di comunicazione strumenti che “possono aiutare a farci sentire più prossimi gli uni agli altri; a farci percepire un rinnovato senso di unità della famiglia umana che spinge alla solidarietà e all’impegno serio per una vita più dignitosa”2. Tuttavia, per svolgem il loro ruolo le nuove tecnologie “devono essere poste al servizio del bene integrale della persona e dell’umanità intera”. Soltanto “se usate saggiamente, esse possono contribuire a soddisfare il desiderio dí senso, di verità e di unità che rimane l’aspirazione più profonda dell’essere umano “3. Sfortunatamente, per quanto riguarda la popolazione rom i mezzi di comunicazione spesso sono messaggeri di “verità distorte”. Ascoltando i notiziari, leggendo i giornali, guardando la televisione e navigando in rete si nota che il linguaggio utilizzato nei riguardi dei rom è generalmente simile a quello riservato ai delinquenti comuni e ai protagonisti della cosiddetta “cronaca nera”. Questo fatto non è soltanto ingiusto ma è anche grave in quanto l’approccio dei media nei confronti della popolazione rom influenza in modo sostanziale la collettività che viene così a trovarsi, quasi inconsapevolmente, a nutrire sentimenti ostili e falsati verso questa etnia. Il pregiudizio nasce, solitamente, da conoscenze errate o incomplete ed è qui che i mezzi di comunicazione ricoprono un ruolo fondamentale. Se il modo di fare comunicazione fosse corretto, preciso c puntuale, molte incomprensioni verrebbero meno. Se i giornalisti e gli addetti all’informazione andassero alla ricerca della verità sempre c comunque, anche le notizie trasmesse sarebbero complete, veritiere e ricche di particolari in grado di mostrare la reale essenza di un evento o l’effettiva identità dei protagonisti. Fre() perché, nel tema proposto dall’incontro “La comunicazione: potenzialità e rischi dei nuovi media”, sono racchiusi due concetti importanti. Il primo: le potenzialità dei medio, in grado di abbattere le distanze di spazio e di tempo, rendendo tutti partecipi dell’unica grande famiglia dell’umanità. Il secondo: i rischi chc gli stessi mezzi corrono veicolando in tempo reale notizie più o meno distorto in grado di plasmare il pensiero delle masse, un pensiero facilmente condizionabile. L’impossibilità di un’esperienza diretta costringe molti ad assimilare nozioni attraverso i media e porta ad un condizionamento delle azioni e delle interazioni nel inondo reale. La discriminazione, nata anche dall’uso scorretto dei nuovi mezzi di comunicazione, determina in modo significativo il criterio con cui vengono considerare le minoranze etniche e può incentivare comportamenti razzisti. Diversamente, se utilizzati nel rispetto della verità, i media possono contribuire ad una maggiore consapevolezza nei loro confronti e a far nascere approcci più positivi. Di fronte ai rischi che una rete sempre più fitta e attiva delle comunicazioni sociali comporta, la Chiesa, «esporta di umanità», si impegna incessantemente a favore della dignità dell’uomo e dei suoi valori4 e non esita a investire nei nuovi media por superare la “cultura del rifiuto” c promuovere una cultura di solidarietà e di incontro. La Chiesa esorta continuamente ad uno stile cristiano di presenza nei media che ‘si concretezza in una forma di comunicazione onesta ed aperta. responsabile e rispettosa dell’altro”5. È compito delle Chiese locali e degli Operatori pastorali esaminare tutte le opportunità che i moderni mezzi di comunicazione offrono, non soltanto nell’ambito della promozione e dell’integrazione delle popolazioni gitane, ma anche per una migliore proclamazione del Vangelo nella realtà mm. è necessario preparare sia le giovani generazioni rom, sia i loro genitori, ad una ricezione critica e consapevole dei nuovi media così come ad un loro uso corretto, in modo da poterne trarre il massimo vantaggio, evitando un impatto negativo sullo sviluppo e sui rapporti interpersonali. Un molo fondamentale in questo ambito lo possono svolgere la scuola e le comunità =c’esitai, avvalendosi dell’aiuto dei mediatori culturali e dei volontari. I giovani hanno bisogno di essere guidati a riconoscere i rischi c i vantaggi del mondo digitale, a capire ciò che offrono i nuovi mezzi di comunicazione e quanto di buono fornisce una comunicazione diretta in tutti gli ambiti della vita, nei rapporti umani, nello sviluppo emotivo, nella famiglia e nelle esperienze di gruppo. Non si può negare l’utilità pratica delle nuove tecnologie nella vita quotidiana c la multifunzionalità dell’uso di Internet nella pastorale e nella trasmissione del Vangelo. Le voci del Papa emerito Benedetto XVI e di Papa Francesco raggiungono ormai milioni di persone in tutto il mondo via Twitter.
Auspico che anche il popolo gitano si impegni a trarre vantaggio dai nuovi mezzi di comunicazione per la sua promozione e per l’evangelizzazione, diventando protagonista attivo del mondo mediatico, in grado di far rispettare la propria dignità e di rendere più visibili i valori della cultura zingara. Utilizzare le potenzialità offerte da televisione, radio, internet e giornali, significa anche mettersi in gioco in prima persona e creare nuove occasioni per comunicare la propria identità diventando primo attore ed evitando, così, di subire l’azione e l’opinione altrui. Mentre invoco su tutti voi la grazia dello Spirito Santo, auguro che il vostro incontro abbia un buon esito e Vi benedico di cuore.
Antonio Maria Card. Vegliò Presidente
P. Gabriele F. Bentoglio, CS Sotto-Segretario
1 FRANCESCO, Comunicazione al servizio di un’autentica cultura dell’incontro, Messaggio per la XLVIII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 1 giugno 2014.
2 Idem.
3 BENEDETTO XVI, Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale, Messaggio per la XLV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 5 giugno 2011.
4 Cfr. SAN GIOVANNI PAOLO II, Comunicazioni sociali e promozione della solidarietà e della fraternità fra gli uomini e i popoli, Messaggio per la XXII Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 15 maggio 1988. 5 BENEDETTO XVI, Verità, annuncio e autenticità di vita nell’era digitale, Messaggio per la XLV Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, 5 giugno 2011.