omelia tenuta dal vescovo di Iasi, Petru GHerghel, al C.C.I.T.2015 in Romania
Incontro CCIT Ciofliceni (Romania) 24-26 aprile 2015
omelia della Messa di Domenica 26 Aprile presieduta da S.E. Petru Gherghel:
Eccellenze,signori sacerdoti ,care sorelle e cari fratelli, cari amici,
Il nostro incontro si svolge sotto lo sguardo attento del nostro Padre celeste, che ci ha creati e che ci ha scelto per far parte della sua famiglia che ci unisce tutti, poiché siamo tutti suoi figli e fratelli tra noi. La celebrazione della Santa Messa ci chiama a orientare il nostro sguardo verso Gesù, il Buon Pastore che il Padre ha mandato sulla terra per radunarci in un solo popolo, così come dice l’evangelista Giovanni nella pericope proclamata durante questa Eucaristia. Egli è la pietra angolare, su cui è fondata la Chiesa, di cui noi facciamo parte e per la quale ha dato la sua vita. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati.” (At 4: 12),In Lui solo si trova la nostra speranza e la nostra gioia. Dunque noi siamo figli di Dio e figli della Chiesa e il nostro destino è essere pietre vive, contribuendo alla perfezione del suo nuovo popolo. L’immagine del pastore, presente in tutta la Santa Scrittura, è una delle più rivelatrici e delle più belle. Già nell’Antico Testamento troviamo Dio come pastore d’Israele, che vuole realizzare un piano divino, la salvezza di tutti, attraverso l’alleanza con il popolo eletto. Il Salmo 23 (22) è un meraviglioso inno che illustra, in poche parole, questa caratteristica molto chiara del Padre celeste Pastore delle anime, “Il Signore è il mio pastore; non manco di nulla; Su pascoli erbosi mi fa riposare, ad acque tranquille mi conduce . Mi rinfranca “(Sal 23 [22], 1-3 a). I profeti Isaia, Geremia ed Ezechiele spesso evocano il tema del gregge di Dio: “Ecco il vostro Dio … Come un pastore egli fa pascolare il suo gregge; porta gli agnellini sul seno “(Isaia 40.11) ed essi annunciano il Messia come un vero pastore che pasce le sue pecore, e non permetterà che si disperdano. «Io susciterò per loro un pastore che le pascerà – Davide mio servo, le condurrà al pascolo,sarà il loro pastore “(Ez 34,23). I Vangeli, in particolare quello secondo San Giovanni, di cui oggi abbiamo ascoltato un passo, ci presenta, con parole chiare, la stessa figura del Buon Pastore che ama tutte le sue pecore. E la parabola che ci mostra il Buon Pastore che cerca la pecora smarrita, che riporta sulle sue spalle (Lc 15,3-7) è veramente impressionante. In tutta la storia della Chiesa e del cristianesimo, la figura del Buon Pastore ha accompagnato, mostrato e illustrato l’iconografia;già al tempo delle catacombe, la troviamo sui sarcofagi e sui battisteri. Una tale rappresentazione ha avuto un ruolo molto importante per convincere il mondo ad andare incontro a Dio, che ama le sue creature e si prende cura di loro, come il pastore ama le sue pecore.
Che cosa fa il Buon Pastore? a) il buon pastore conosce le sue pecore e loro lo conoscono . In altre parole, Gesù conosce tutti coloro che gli appartengono , conosce i loro nomi. Il suo gregge non è una massa informe. Le sue pecore sono persone distinte, che hanno un valore eterno, come persone create dalla sua mano, e come persone salvate da lui che ha dato se stesso per loro, come dice San Paolo (Gal 2,20 ); b) Il Buon Pastore si prende cura delle pecore e le nutre, le porta al pascolo, e dà loro la verità, la grazia e la gloria eterna. Solo in Lui troviamo la salvezza (cfr At 4,12). Egli offre a tutti il dono della salvezza attraverso i sacramenti che ci ha lasciato e ci conducono alla gloria del paradiso, dove noi saremo simili a Lui (cfr 1 Gv 3,2); c) come un Buon Pastore, egli aiuta le sue pecore, le protegge dai lupi rapaci e non le lascia nelle mani di pastori mercenari che, quando arriva il pericolo, prendono la fuga e lasciano che le pecore si disperdano. La prova più evidente dell’amore del Buon Pastore è la croce che Egli ha accettato e sulla quale è morto per tutti coloro che gli sono affidati , tutte le sue pecore, anche quelle che non fanno parte del suo gregge, come afferma Lui stesso: “E ho altre pecore che non sono di questo ovile;anche queste devo condurre; ascolteranno la mia voce, e diventeranno un solo gregge e un solo pastore “(Gv 10,16). Cari fratelli e sorelle in Cristo, Il gesto di Gesù, il Figlio di Dio, che viene sulla terra, e da’ se stesso come vittima per tutti gli uomini, dimostra e conferma l’amore del Padre per i suoi figli, le sue creature, attraverso l’alleanza dal Padre celeste con il suo popolo e, attraverso di lui, con tutti i popoli. E’ un fatto senza precedenti ,che solo Dio, il Creatore e Pastore di tutti, può realizzare. Gesù si presenta come un pastore unico e, nello stesso tempo, paradossale: le pecore non sono per lui, ma è Lui che è per le pecore. Lui le conosce, le ama, si sacrifica per loro, anche per una sola di loro Si può capire che un pastore protegga le sue pecore, ma che rischi la propria vita per loro è davvero incomprensibile, si potrebbe dire che è perfino contro la logica umana. Gesù ,chiamato il Buon Pastore per eccellenza, ha scelto questa via e continua a sceglierla incessantemente,con grande libertà. Egli non è semplicemente un pastore; Lui si dona come “Agnello di Dio”, che dà la sua vita per la salvezza del mondo. In questo contesto, e di fronte a ciò che Gesù ha fatto e continua a fare per noi , non dobbiamo dimenticare che la Chiesa – e con lei , tutti coloro che ne fanno parte – ha lo stesso destino e dobbiamo comportarci come il nostro fondatore. Questa è la vocazione di ogni membro della Chiesa. Così, mostreremo al mondo chi è colui in cui crediamo e che vogliamo seguire. La Chiesa – popolo di Dio – non è un’entità astratta, è una famiglia che comprende tutte le anime, tutte le pecore che sono il suo gregge. Deve capire che ciò che ha fatto il Pastore è la sua grande vocazione per la salvezza del mondo. “Se qualcuno vuoi venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà “(Mt 16,24-25) e, certamente,” avrà la luce della vita “(Gv 8, 12) …” la via, la verità e la vita “(Gv 14,6). Dobbiamo rallegrarci che questo invito sia stato ascoltato da così tanti discepoli,che hanno seguito il loro maestro fino alla morte: gli apostoli, i martiri e i tanti “buoni pastori”. E oggi ancora abbiamo i nostri pastori: vescovi, sacerdoti e semplici fedeli. La vocazione di Gesù ha trovato un eco autentico nell’anima di un sacerdote e di un pastore fedele, il Beato Anton Durkowitsch, che ci ha lasciato una grande testimonianza di fede e di amore, scegliendo di dirci che Gesù non è stato solo un pastore, ma anche un agnello sacrificale mostrando questa verità attraverso il dono della Sua vita. Il suo motto aveva al centro il Cristo, agnello sacrificato ma vincitore, che ha donato sé stesso per la nostra salvezza e per la nostra libertà, e afferma che solo il popolo che ha come Dio il Signore , è felice: “Beato il popolo il cui Dio è il Signore! “(Sal 143 [144], 15). Oggi la Chiesa, presentandoci l’immagine del Buon Pastore, ci chiama a mostrare attraverso la nostra vita lo stesso amore e la stessa passione per tutti. Poiché facciamo parte del suo gregge, dobbiamo andare alla ricerca di tutti gli altri fratelli, poiché abbiamo tutti una stessa casa nel regno del Buon Pastore. Alla luce di questa convinzione, fissando il nostro sguardo, in questi giorni,sui Rom, rinnoviamo questa grande verità della nostra fede: anche loro fanno parte della famiglia di Dio, anche loro sono nostri fratelli e nostre sorelle,che Dio ama e cerca come suoi figli, per i quali ha dato la sua vita. In conclusione, suggerisco la riflessione di un Rom che ha impressionato il mondo con i suoi doni e il suo talento e ha entusiasmato il pubblico in una città tedesca, dove ha tenuto un concerto di alta qualità. Questi è Damian Draghici (ora membro del Parlamento rumeno), che ha detto: “. Siamo tutti uguali, perché Dio ci ha creati lo stesso giorno” Sì, ha ragione. Siamo figli dello stesso Padre celeste e abbiamo lo stesso pastore che ci conosce e ci apprezza tutti. E’ essenziale non dimenticare che noi siamo i suoi figli e ,per questo, siamo fratelli tra noi. Preghiamo Gesù, il Buon Pastore, di donarci gli stessi sentimenti e di renderci capaci di portare al mondo il suo volto pieno di amore e la sua immagine divina. Benedetto sia il suo nei secoli dei secoli. Amen.
Domenica del Buon Pastore,2015
Petru Gherghel
vescovo di Iasi