La Cassazione ha confermato l’assoluzione di padre Fedele Bisceglia, il cappuccino sospeso “a divinis” dopo le accuse di violenza sessuale avanzate da una suora. Nel primo processo d’appello, padre Bisceglia era stato invece condannato a nove anni e tre mesi di carcere, e per questa vicenda era stato anche arrestato. “Mi sento rinascere, oggi è davvero un bel giorno”, ha detto padre Fedele all’Agi. “Giustizia è fatta – aggiunge Eugenio Bisceglia, difensore di padre Fedele – dopo 11 anni di calvario viene ristabilita la verità”.
Il religioso chiede ora che lo Stato gli riconosca i danni subiti e dalla Chiesa vuole una completa riabilitazione. L’Ordine dei Cappuccini – però – dopo la prima assoluzione in appello aveva fatto sapere che i provvedimenti canonici presi a carico di padre Bisceglie non erano comunque legati alla vicenda giudiziaria.
Nel doveroso rispetto della sentenza emessa dal Tribunale più eminente, non si può tuttavia non notare che restano alcune zone d’ombra emerse nell’inchiesta. Ad esempio la condanna di un laico, il segretario del religioso, Antonio Gaudio, che a quanto pare resta confermata: 3 anni e 4 mesi per un altro episodio di violenza su una ospite dell’Oasi francescana. Poi ci sono le intercettazioni telefoniche davvero sconcertanti, che si possono leggere qui, si tratta di conversazioni hard di padre Fedele con le donne, in genere immigrate, alle quali il frate avrebbe dovuto offrire sostegno e conforto, non mugolii e proposte erotiche… Infine la certificazione medica per la quale padre Fedele sarebbe stato in cura per l’impotenza… Una diagnosi che conferma l’inclinazione a costumi non certo propri della vita religiosa.
Queste le accuse di suor Tania contro Padre Fedele, accuse che non si sono potute provare: “Sono stata violentata da lui quattro volte” , “una volta erano in tre”, “Padre Fedele mi legò i polsi alla sponda di ferro del letto con dei lacci emostatici perché così non mi sarebbero rimasti i segni. Sono stata bendata. Non ho visto la persona che mi ha violentata”. Padre Fedele replicò con un grido: “Pentitevi!”, urlato contro le suore dell’ordine a cui appartiene la vittima, anch’esse presenti al processo per dare sostegno alla religiosa.
di seguito la nota delle Suore Francescane dei Poveri, l’Istituto del quale fa parte la presunta vittima:
“Noi tutte Suore Francescane dei Poveri esprimiamo rammarico per questa pagina di storia che oggi si è scritta per la nostra suora e per tutte le donne. Questa dolorosa esperienza, che si conclude dopo un lungo e faticoso percorso, ci sprona a proseguire con coraggio il nostro impegno a favore della vita, per condividere le ferite di tante donne e restituire dignità ad ogni persona abusata, chiunque essa sia, ovunque essa sia. Come donne consacrate ci sentiamo confermate nel continuare a lavorare con coloro che vivono in condizioni vulnerabili nella società: poveri, donne – specialmente quelle invisibili – e l’intera comunità della vita, promuovendo l’educazione, l’advocacy e la prevenzione, e agendo in difesa delle vittime di ogni tipo di violenza. Rinnoviamo il nostro grazie a tutte e tutti coloro che ci hanno accompagnato e che continuano a sostenerci lungo questo percorso. Ringraziamo in particolare le nostre avvocate e il Centro Antiviolenza ‘Roberta Lanzino’ di Cosenza, che ci sono state accanto durante questi 10 anni”.