p. Maggi e p. Agostino commentano il vangelo domenicale
TU SEI PIETRO, E A TE DARO’ LE CHIAVI DEL REGNO DEI CIELI
Commento al Vangelo della domenica ventunesima del tempo ordinario (24 agosto 2014) di p. Alberto Maggi:
Mt 16,13-20
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.
Per tenere lontani i suoi discepoli dal lievito dei farisei, cioè dalla dottrina dei farisei e dei sadducei, Gesù li porta lontano dall’istituzione religiosa giudaica e li conduce all’estremo nord del paese. E quanto scrive Matteo, nel capitolo 16, versetti 13-20.
“Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo”, Cesarea di Filippo è all’estremo nord del paese, è la città costruita da uno dei figli di Erode il Grande, Filippo, e, per distinguerla dall’altra Cesarea marittima, è stata chiamata Cesarèa di Filippo.
All’epoca di Gesù la città era in costruzione. Questo è un dettaglio da tener presente, nei pressi della città si trovava una delle tre sorgenti del fiume Giordano, che era anche ritenuta l’ingresso del regno dei morti. Quindi sono elementi che occorre tener presente per la comprensione di quello che l’evangelista ci narra.
Ebbene Gesù conduce i suoi discepoli così lontano dalla Giudea e anche dalla Galilea per porre loro una domanda. “Domandò ai suoi discepoli: «La gente»”, letteralmente “gli uomini”, “«chi dice che sia il Figlio dell’uomo?»” L’evangelista contrappone gli uomini al Figlio dell’uomo, l’uomo che ha la condizione divina, quindi l’uomo che ha lo spirito e quelli che non ce l’hanno.
Gesù vuole rendersi conto di quale sia stato l’effetto della predicazione dei discepoli che lui ha inviato ad annunziare la novità del regno. La risposta è deludente. “Risposero: «Alcuni dicono Giovani il Battista»”, perché si credeva che i martiri sarebbero subito risuscitati, “«altri Elìa»”. Elia, secondo la tradizione, non era morto, ma era stato rapito in cielo e sarebbe tornato all’arrivo del futuro messia.
“«Altri Geremia»”, sempre secondo la tradizione era scampato a un tentativo di lapidazione, “«o qualcuno dei profeti». Si aspettava uno dei profeti annunziato da Mosè, comunque tutti personaggi che riguardano l’antico. Nessuno, né i discepoli né la gente alla quale essi si sono rivolti, ha compreso la novità portata da Gesù.
Allora Gesù dice: “«Ma voi»”, quindi si rivolge a tutto il gruppo, “«Chi dite che io sia?»” Gesù si è rivolto a tutto il gruppo dei discepoli, ma è soltanto uno che prende l’iniziativa. “Rispose Simon Pietro”, Simone è il nome, Pietro è un soprannome negativo che indica la sua testardaggine, e quando l’evangelista lo presenta con questo soprannome, significa che c’è qualcosa di contrario all’annunzio di Gesù.
“Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente»”. Finalmente c’è uno dei discepoli che ha capito che Gesù non è il figlio di Davide, colui che con la violenza impone il regno, ma è il figlio del Dio (letteralmente) vivificante, cioè comunica vita. “E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone»”. Perché beato? Pietro è il puro di cuore e quindi può vedere Dio.
Gli dice “beato”, però lo chiama “«figlio di Giona»”. “Figlio”, nella cultura ebraica non indica soltanto chi è nato da qualcuno, ma chi gli assomiglia nel comportamento. E Gesù lo chiama “figlio di Giona”. Giona è l’unico tra i profeti dell’Antico Testamento che ha fatto esattamente il contrario di quello che il Signore gli aveva comandato. Infatti il Signore gli aveva detto: “Giona, vai a Ninive a predicare la conversione altrimenti io la distruggo” e Giona fece il contrario.
Anziché andare verso est, si imbarcò sulla nave e puntò ad ovest. Poi finalmente Giona si convertì. Quindi in questo figlio di Giona Gesù fa il ritratto di Pietro: farà sempre il contrario di quello che Gesù gli chiederà di fare, ma poi alla fine si convertirà.
“«Perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli.»” Ecco Pietro è il beato perché è il puro di cuore che può vedere Dio. “E io dico a te: «Tu sei Pietro»”, il termine greco adoperato dall’evangelista è Petros, che indica un mattone, un sasso, che può essere raccolto e usato per una costruzione. “«E su questa pietra»”. Pietra no è il femminile di Pietro. L’evangelista adopera il termine greco Petra che indica la roccia che è buona per le costruzioni. E’ lo stesso termine che Gesù, nel capitolo 7, ha scelto per la casa costruita sulla roccia.
Quindi Gesù dice a Simone: “Tu sei un mattone. Su questa roccia”, e la roccia è Gesù, “«Edificherò la mia chiesa»”. Il termine greco ecclesia non ha nulla di sacrale, ma è un termine profano che indica l’adunanza, l’assemblea di quelli che sono convocati. Quindi Gesù non viene a costruire una nuova sinagoga, ma una nuova realtà che non ha connotazioni religiose, e per questo adopera questo termine laico. “«E le potenze»”, letteralmente “le porte”; le porte di una città indicavano la sua forza, la potenza. “«Degli inferi»”, cioè del regno dei morti. Ricordo che la scena si svolge vicino a una delle grotte che si pensava essere l’ingresso nel regno dei morti, “«Non prevarranno contro di essa».
Quando una comunità è costruita su Gesù, il figlio del Dio vivente, quindi si comunica vita, le forze negative, le forze della morte, non avranno alcun potere.
“«A te darò le chiavi del regno dei cieli»”. Concedere le chiavi a qualcuno significava ritenerlo responsabile della sicurezza di quelli che stavano dentro. Abbiamo detto altre volte che il regno dei cieli nel vangelo di Matteo non significa un regno nei cieli, ma è il regno di Dio. Quindi Gesù non dà a Pietro le chiavi per l’accesso all’aldilà, non lo incarica di aprire o chiudere, ma lo ritiene responsabile di quelli che sono all’interno di questo regno, che è l’alternativa che Gesù è venuto a proporre.
“«Tutto ciò che legherai sulla terra»”, qui l’evangelista adopera un linguaggio rabbinico, che significa dichiarare autentica o meno una dottrina, “«sarà legato nei cieli»”, cioè in Dio, “«E tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli»”. Quello che Gesù ora dice a Pietro poi più tardi, al capitolo 18, lo dirà a tutti i discepoli.
Le ultime parole che Gesù adopererà in questo vangelo rappresentano l’invio dei discepoli ad andare ad insegnare “tutto ciò che vi ho comandato”. Quindi nell’insegnamento di Gesù, questo messaggio che comunica vita, c’è l’approvazione divina, da parte dei cieli. Però, ecco la sorpresa, “Ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo”.
Quando Gesù ordina significa che c’è resistenza. Nella risposta di Pietro c’era stata una parte positiva in quanto ha riconosciuto Gesù come il figlio del Dio che comunica vita, il Dio vivente, ma la parte negativa qual è? La gente ha detto che tu sei il Cristo, cioè il messia atteso dalla tradizione. Allora Gesù dice: “questo non lo dovete dire a nessuno”, perché lui non è il messia atteso dalla tradizione.
Gesù è Cristo, è il messia, ma in una forma completamente diversa, non adopererà il potere, ma l’amore; non il comando, ma il servizio. E questo provocherà adesso lo scontro proprio con Simone. Quello che era stato definito “pietra” da costruzione, diventerà una pietra di scandalo.
il commento di p. Agostino:
Camminare .. domandando.
“La gente, chi dice che sia il Figlio dell’Uomo?”
Ma era così necessario chiedere a loro, per sentire l’opinione che la gente aveva di Gesù’?
Che bisogno c’era, d’altronde Gesù’ già durante il suo Battesimo al Giordano, sentì bene quella voce che veniva dall’alto, aveva parlato chiaro e forte. Come avvenne anche sul monte della Trasfigurazione. Non c’era alcun dubbio: ” Tu sei il mio Figlio prediletto, ascoltatelo!”. Sono gli altri che lo devono star a sentire, non viceversa!
Perché Gesù’ sente il bisogno di sapere, cosa dice e pensa la gente di Lui?
Non certo per il gusto dei sondaggi, tipico di chi aspira al potere e fa di tutto per tenerselo stretto.
In fin dei conti e’ il Figlio di Dio, che bisogno ha di domandare conferma, di interrogare i suoi discepoli..non e’ forse una perdita di tempo e di credibilità: vatti poi a fidare dei commenti della gente! Tutto sommato a questa precisa domanda di Gesù, le risposte questa volta, non erano state del tutto negative: Elia, Geremia, Giovanni o uno dei profeti: tutte figure di rilievo. Altre volte invece, i commenti erano stati di tutt’altro genere!
Non e’ forse più urgente e importante affrettarsi ad annunciare il Regno, guarendo dentro i peccatori, curando i malati, amare i poveri..che fermarsi ad ascoltare quello che dice la gente?
“Sai cosa pensano di te, quelli del..?”
Varie volte i Rom del campo mi raccontano le voci, raccolte su di me da diverse persone: gage’, reom. In genere ci rimango un po’ male (ora un po’ meno), perché non sempre sono impressioni positive, a volte sono anche simpatiche, ma riconosco che c’e’ anche del vero. Credo sia utile lasciarmi “pensare” anche dagli altri, anche perché il loro punto di vista può aiutarmi/ci a mettere a fuoco aspetti dati per scontati, addirittura trascurati. Certo a volte e’ faticoso e anche doloroso, quando scopri di non essere stato capito proprio dall’amico, con il quale hai condiviso confidenze e fiducia.
Non e’ certo simpatico sentirsi ” spogliare”.
In questo brano Gesù’ sente il bisogno di confermare la sua identità, non attraverso il “colpo di illuminazione dall’alto”, ma in un modo del tutto umano, dal basso, attraverso la relazione con le persone e la gente che incontra lungo il suo cammino.
Anche il loro “punto di vista” interroga e aiuta Gesù a camminare e a scoprire la sua identità di uomo e di inviato dal Padre per manifestare la sua Misericordia. L’identità di Gesù, come la nostra è un cammino, non è un dato acquisito una volta per sempre, ma da cercare e costruire giorno per giorno, attraverso la fedeltà all’Amore e la compagnia degli uomini che Dio ci ha affidato: bravi e meno bravi, affidabili e no.
“Gesù cammina domandando” (Lidia Maggi).
E’ come un “lasciarsi fare dagli altri”, cosa non sempre facile, almeno per noi, più portati a dover essere sempre noi a voler fare per gli altri, soprattutto se questi, sono soggetti deboli e marginali.
Eppure Gesù domanda anche a ognuno di loro e a noi: “Ma voi, chi dite che io sia?”
23 Agosto 2014 – Campo Rom di Coltano (PI)