p. Maggi e p. Pagola commentano il vangelo
COSI’ FU DETTO AGLI ANTICHI, MA IO VI DICO
Commento al Vangelo della sesta domenica del tempo ordinario di p. Alberto Maggi
Mt 5,17-37
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo! Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna. Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio. Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “sì, sì”, “no, no”; il di più viene dal Maligno».
L’annuncio di Gesù delle beatitudini come nuova alleanza tra Dio e il suo popolo, non deve essere stato ben accolto dal popolo stesso e neanche dai discepoli. Perché? Loro s’aspettavano la venuta del regno come segno di grande splendore e manifestazione di potenza, Israele si sarebbe impossessata delle ricchezze delle nazioni pagane che avrebbe dominato. E quindi l’invito di Gesù con le beatitudini, che non è quello di arricchirsi ma addirittura quello di ondividere e di mettersi a servizio degli altri, non deve essere stato accettato. Ecco perché Gesù dice ‘no’. E’ il capitolo 5 di Matteo versetto 17, “ «Non crediate che io sia venuto a …»” e usa il verbo non abolire, che si può adoperare per una leggere, ma ‘abbattere, demolire’, che si adopera per un edificio, «…la legge o i profeti»”, modo con il quale si indica quello che noi chiamiamo Antico Testamento.
Quindi Gesù dice: “Quella costruzione del regno che ha attraversato tutta la legge e i profeti, io non sono venuto a demolirla”, ma “«sono venuto a dare pieno compimento»”, non come voi pensate, ma come vi dico io, cioè non attraverso l’accumulo delle ricchezze, ma attraverso la pratica della condivisione, non attraverso il dominio degli altri, ma attraverso il servizio. E, soprattutto, non per un popolo ma rivolto a tutta l’umanità. E Gesù continua: “«In verità»”, assicura Gesù, «”che fintanto che non siano passati il cielo e la terra»”, maniera per dire il cosmo intero, “neanche il minimo elemento dell’alfabeto ebraico”, lo iota , “«sarà eliminato o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto»”. Quindi Gesù garantisce la piena realizzazione del progetto del regno. Quando c’è una comunità che accoglie le beatitudini il regno diventa realtà e dopo deve solo allargarsi ed estendersi. Poi Gesù ammonisce: “«Chiunque trasgredirà»”, letteralmente ‘ignorerà, tralascerà’, «uno di questi minimi precetti»”, non si riferisce ai precetti della legge di Mosè che Gesù non ha nominato, ma riguarda le beatitudini, che, in confronto alla grandezza, all’importanza, alla severità dei comandamenti, Gesù definisce minimi. Ebbene, chi ignora le beatitudini, sarà considerato minimo, o al contrario grande, nel regno dei cieli, laddove il grande è colui che le osserva. Queste espressioni minimo o grande non indica una gerarchia nel regno di Dio, ma indica l’appartenenza o l’esclusione. Quindi chiunque ignora queste beatitudini sarà escluso dal regno, chi le pratica vi sarà ammesso. Ricordo che ‘regno dei cieli’ è una formula adoperata soltanto da Matteo per indicare il regno di Dio, quindi non si tratta di un regno nei cieli, l’aldilà, ma del regno di Dio, la nuova società che Gesù è venuto a inaugurare, dove Dio governa gli uomini non emanando leggi che questi devono osservare, ma comunicando loro il suo Spirito. E proprio per questo Gesù ammonisce i suoi discepoli dicendo: “«Se la vostra giustizia»”, si intende la fedeltà all’alleanza, “«non supererà quella degli scribi e dei farisei»”, cioè una fedeltà formale, una fedeltà legata alla lettera, ma non allo Spirito, “«non entrerete nel regno dei cieli»”. Quindi se non c’è una fedeltà diversa da quella letterale e formale di scribi e farisei, non c’è appartenenza al regno. E poi Gesù incomincia a demolire – ecco questo sì – le tradizioni del passato per sostituirle con qualcosa di nuovo, di incommensurabilmente più bello. “«Avete inteso che fu detto agli antichi …»”, è provocatoria questa espressione di Gesù. Avrebbe dovuto dire “Avete inteso che fu detto ai nostri padri”, e invece Gesù parla di antichi, quindi qualcosa di negativo. “ «Non ucciderai»”, ebbene Gesù dice “«Ma io vi dico»”, e qui pronuncia per sei volte questa espressione con cui sostituisce il nuovo della sua alleanza al vecchio, a quello degli antichi, “ «chiunque si arrabbia con il proprio fratello sarà sottoposto al giudizio »”, e chi lo insulta sarà sottoposto al sinedrio, il massimo organo giudiziario, e chi addirittura gli dice “pazzo”, che ha il significato di ‘rinnegato’, “«Sarà destinato al fuoco della Geènna »”. Cosa vuol dire Gesù? Quando nel rapporto con l’altro tu ti arrabbi e non disinneschi subito questa rabbia, e questa rabbia si trasforma in insulto e l’insulto arriva addirittura ad escludere l’altro dalla tua vita – questo è il significato di ‘pazzo’ – ebbene sei destinato al fuoco della Geènna, l’immondezzaio di Gerusalemme. Cioè Gesù dice ai suoi discepoli: “Chi esclude qualcuno dalla propria vita si esclude dalla vita di Dio”. Ed ecco perché è importante, dice Gesù, che prima del rapporto con Dio, la necessità è una buona relazione con i fratello. Ecco allora che Gesù fa l’esempio. “«Se presenti l’offerta all’altare e ti ricordi , non che tu hai qualcosa contro tuo fratello, ma che tuo fratello ha qualcosa contro di te, vai a riconciliarti. Quindi la riconciliazione e la serenità nella comunità è talmente importante che precede i doveri nei confronti di Dio. E per questo Gesù dice di avere un atteggiamento di benevolenza verso l’altro. E poi continua «Avete inteso … »” e qui tratta il tema delicato dell’adulterio, “«… non commetterai adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna »”, e utilizza il termine per indicare la donna sposata, quindi la moglie di qualcuno, “«per desiderarla»”. Non si tratta qui del desiderio sessuale normale dell’uomo verso la donna, che fa parte dell’ordinamento della creazione, ma di considerare la donna di un altro come un oggetto di cui impossessarsi. Ebbene, per Gesù, “«costui ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore»”, nella propria coscienza. E Gesù dà delle indicazioni, dei rimedi. “«Se il tuo occhio »”, ha parlato di guardare e l’occhio indica il desiderio, “«.. ti è motivo di scandalo»”, cioè di inciampo, “«cavalo e gettalo via da te »”, cioè se c’è qualche criterio nella tua vita, qualche atteggiamento – poi Gesù farà l’esempio della mano che indica l’attività – ebbene, anche se doloroso, estirpa questi atteggiamenti dalla tua vita, perché altrimenti ti portano alla distruzione. Infatti dirà Gesù “«Piuttosto che il tuo corpo venga gettato nella Geènna»”. Quindi se nella tua vita c’è qualche atteggiamento, qualche comportamento, che sai che ti può essere di inciampo per la pienezza della tua esistenza, eliminalo, anche se doloroso, piuttosto che rovinare completamente la tua esistenza. E Gesù poi tratta anche del ripudio. Qui non si tratta del divorzio, ma del ripudio, azione unilaterale dell’uomo nei confronti della propria moglie. E poteva essere ripudiata per qualunque cosa. Ebbene Gesù non è d’accordo. Dice: “«Chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di … »”, e Matteo adopera il termine porneia, che ha una vasta gamma di significati, proprio per non far cadere nella casistica le parole di Gesù. E qui viene tradotto con «Unione illegittima e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio»”. E infine Gesù si rifà al rapporto che deve esistere all’interno della comunità, un rapporto di sincerità e di grande schiettezza, e quindi si rifà alla pratica del giuramento che Gesù esclude assolutamente all’interno della sua comunità. Dirà Gesù: “«Sia invece il vostro parlare ‘sì, sì, no, no’»”. Quindi la bocca deve esprimere quello che contiene il cuore, quello che contiene la mente, senza alcuna doppiezza o falsità perché, avverte Gesù, “«il di più viene dal maligno»”. Il maligno, il diavolo, è quello che, secondo la Bibbia e secondo Gesù, ha introdotto nel mondo la menzogna, ed è immagine del potere. Il di più nel parlare è a uso e consumo delle strutture di potere per dominare gli altri, quindi Gesù invita, nel rapporto con i fratelli, nel rapporto all’interno della comunità, un linguaggio di schiettezza, non un linguaggio diplomatico, non un linguaggio di convenienza, ma chiaro e diretto.
NO ALLA GUERRA TRA NOI
jl commento di p. Pagola
Anche per Gesù la Legge è importante, ma non occupa più il posto centr…ale. Egli vive e comunica un’altra esperienza: sta arrivando il Regno di Dio; il Padre sta cercando di aprirsi una via in mezzo a noi per fare un mondo più umano. Non basta accontentarci di compiere la Legge di Mosè. È necessario aprirci al Padre e collaborare con lui nel fare una vita più giusta e fraterna.
Per questo, secondo Gesù, non basta compiere la legge che ordina “Non uccidere”. È necessario, in più, strappare dalla nostra vita l’aggressività, il disprezzo dell’altro, gli insulti o le vendette. Chi non uccide, compie la Legge, ma se non si libera dalla violenza, nel suo cuore non regna ancora quel Dio che cerca di costruire con noi una vita più umana.
Secondo alcuni osservatori, si sta estendendo nella società attuale un linguaggio che riflette l’aumento dell’aggressività. Sono sempre più frequenti gli insulti offensivi proferiti solo per umiliare, disprezzare e ferire. Parole nate dal rifiuto, dal risentimento, dall’odio o dalla vendetta.
D’altra parte, le conversazioni sono frequentemente intessute di parole ingiuste che diffondono condanne e seminano sospetti. Parole dette senza amore e senza rispetto, che avvelenano la convivenza e fanno male. Parole nate quasi sempre dall’irritazione, dalla meschinità o dalla bassezza.
Questo non è un fatto che avviene solo nella convivenza sociale. È anche un grave problema nella Chiesa attuale. Papa Francesco soffre nel vedere divisioni, conflitti e scontri di “cristiani in guerra contro altri cristiani”. È una situazione tanto contraria all’Evangelo che ha sentito la necessità di rivolgerci un appello urgente: “No alla guerra tra noi”.
Così parla il Papa: “Mi fa male costatare come in alcune comunità cristiane, e anche tra persone consacrate, consentiamo a diverse forme di odio, calunnie, diffamazioni, vendette, gelosie, desideri di imporre le proprie idee ad ogni costo, e fin persecuzioni che sembrano un’implacabile caccia alle streghe. Chi andiamo a evangelizzare con questi comportamenti?”. Il Papa vuole lavorare per una Chiesa nella quale “tutti possano vedere come vi prendete cura gli uni degli altri, come vi incoraggiate vicendevolmente, e come vi accompagnate”.
José Antonio Pagola.