p. Maggi e p. Pagola commentano il vangelo
GESU’ DIGIUNA PER QUARANTA GIORNI NEL DESERTO ED E’ TENTATO
commento di p. Alberto Maggi al vangelo della prima domenica di quaresima (9 marzo 2014)
Mt 4,1-11
In quel tempo, Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: “Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo ed essi ti porteranno sulle loro mani perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vàttene, satana! Sta scritto infatti: “Il Signore, Dio tuo, adorerai: a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.
La prima domenica di quaresima si apre con il vangelo di Matteo che presenta le tentazioni del Cristo. Sono tre tentazioni. Il numero tre significa quello che è completo, quello che è definitivo. Quello che adesso leggeremo non è un episodio dell’esistenza di Gesù, ma l’evangelista vuol farci comprendere che in tutta la vita Gesù fu sottoposto a queste tentazioni, o a queste seduzioni. Ma vediamo cosa ci dice l’evangelista. “Allora Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto per essere tentato dal diavolo”. Con il termine “allora”, l’evangelista allaccia questo episodio a quello che lo precede, il battesimo di Gesù, quando Gesù ha ricevuto lo Spirito del Padre, il Padre lo riconosce come suo figlio perché Gesù manifesta il suo desiderio, il suo impegno di renderlo presente come amore per l’umanità. Conseguenza di questo impegno di Gesù, lo Spirito conduce Gesù nel deserto. Il termine deserto” richiama almeno tre cose: l’esodo, la liberazione del popolo dalla schiavitù egiziana – Durante questo esodo ci fu un periodo di tentazioni e prove alle quali Dio sottopose il suo popolo. – il deserto era anche il luogo dove si radunavano tutti quelli che volevano conquistare il potere, con delle sommosse, con delle rivolte. “Per essere tentato dal diavolo”. Il verbo “tentare” nel vangelo è applicato ai farisei, ai sadducei, ai dottori della legge nella controversia con Gesù, e Gesù, ad ognuna di queste tentazioni, i farisei, i sadducei, i dottori della legge, risponde con citazioni della scrittura, esattamente come l’evangelista ci anticipa qua. Il termine “tentazione” ha una connotazione negativa; in realtà il diavolo – come vedremo – non tenta Gesù affinché compia qualcosa di negativo o azioni peccaminose. Nulla di tutto questo. Il diavolo non si presenta come un nemico, come un rivale di Gesù, ma come un suo alleato che lo vuole aiutare nella realizzazione del suo programma. Pertanto, più che di tentazioni, dovremmo parlare di seduzioni del diavolo. Il diavolo appare soltanto in questo episodio in tutto il vangelo di Matteo. “Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti”, l’evangelista ci tiene a sottolineare che quello di Gesù non è il digiuno religioso che serviva per ottenere il perdono o la benevolenza da parte del Signore. Il digiuno religioso iniziava all’alba e terminava al tramonto; il fatto che l’evangelista sottolinei che ha digiunato quaranta giorni e quaranta notti, significa che non è un digiuno religioso.
E’ una prova di forza come quella che ha fatto Mosè prima di ricevere le tavole dell’alleanza. “Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: “Se tu sei il figlio di Dio»”. Il tentatore non mette in dubbio la figliolanza divina di Gesù, che nel battesimo è stata confermata dalla voce del Padre che ha detto: “Tu sei mio figlio”, questa espressione del tentatore “Se tu sei il figlio di Dio”, quindi non è un dubbio, ma significa “giacché sei figlio di Dio”, giacché sei figlio di Dio usa le tue capacità a tuo vantaggio. Infatti, “«Dì che queste pietre diventino pane»”. La prima tentazione è usare le proprie capacità per il proprio vantaggio. Ma Gesù non userà le proprie capacità a proprio vantaggio, ma per il vantaggio degli altri. Sarà Gesù che si farà lui pane per gli altri. E Gesù risponde: “«Sta scritto: ‘Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio’ »”. Queste tre tentazioni si rifanno a tre episodi conosciuti nel libro dell’Esodo, tre prove alle quali Dio ha sottoposto il suo popolo nel deserto e questa è la prova della manna. Cosa vuol dire Gesù citando questo testo del libro del Deuteronomio, capitolo 8 versetto 3? Come i padri del deserto, ascoltando la parola, sono stati sfamati con la manna, tanto più il nuovo popolo, la nuova liberazione di Gesù, ascoltando la sua parola, sarà sfamato. Gesù non compirà un gesto prodigioso per sfamare la propria fame, ma la sua parola aiuterà quanti lo accolgono e quanti lo seguono a condividere il pane con gli affamati. “Allora il diavolo lo portò nella città santa”, cioè Gerusalemme, “lo pose sul punto più alto del tempio”. Perché questo particolare? Perché in un apocrifo, il IV Libro di Ezra, si pensava che il messia, che nessuno conosceva, si sarebbe manifestato improvvisamente apparendo nel punto più alto del tempio, nel pinnacolo. Quindi è l’aspettativa del popolo. Allora il diavolo, che si mostra come aiutante di Gesù, dice “Fai quello che il popolo s’attende, fai quello che il popolo desidera, anzi dagli un tocco di più”. E gli dice per la seconda volta: “«Se tu sei figlio di Dio»”, cioè “giacché sei figlio di Dio”, “«Gettati giù»”, cioè mostrati come la gente aspetta nel punto più alto del tempio, ma dai un tocco di forza straordinario che faccia comprendere che tu sei veramente il figlio di Dio. “Gettati giù”, e poi il diavolo cita il salmo. In questa contrapposizione tra botta e risposta attraverso citazioni scritturistiche, l’evangelista ci vuol far comprendere che appunto non è un episodio quello che lui sta raccontando, ma in tutta la vita Gesù sarà contrastato dai farisei, dagli scribi, dagli anziani, che penseranno di avere la scrittura dalla loro parte per bloccare o per inibire l’azione di Gesù. E infatti cita il salmo 91, versetti 11-12, “«Ai suo angeli darà ordini a tuo riguardo …»”, cioè sfida il Signore e poi fidati di lui. Questa tentazione la ritroveremo poi in bocca ai sommi sacerdoti, agli scribi e agli anziani, al momento della crocifissione di Gesù “ . Se sei il figlio di Dio”, giacché sei il figlio di Dio, “scendi dalla croce”, cioè manifesta un Dio di potere. Gesù rispose: “«Sta scritto anche: ‘Non metterai alla prova il Signore tuo’ »”. Anche questo è un brano della scrittura, il libro del Deuteronomio, capitolo 6 versetto 16, ed è l’episodio di Massa, una delle tentazioni del popolo nel deserto, quando il popolo si chiese “Ma Jahvè è in mezzo a noi, sì o no?” Quindi il popolo dubitò della presenza del Signore. Gesù ha piena fiducia nel Padre e non ha bisogno di invocare interventi esterni straordinari che confermino questa fiducia. “Di nuovo”, ecco qui la traduzione non esatta, perché qui dice, “Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo”, non ce l’ha mai portato, quindi non può essere tradotto con “di nuovo”. Il termine greco va tradotto esattamente con “questa volta”. Questa tentazione è diversa dalle altre, le due precedenti sono stati precedute dall’affermazione “Giacché sei il figlio di Dio”, se sei il figlio di Dio, quindi in conseguenza delle capacità e della potenza per essere figlio di Dio, per questa il diavolo non mette in ballo il fatto della figliolanza divina perché è una tentazione che è adatta ad ogni uomo. Allora “Questa volta il diavolo lo portò sopra un monte altissimo”. Perché il monte altissimo? Nell’antichità il monte era il luogo della residenza degli dei e indicava la condizione divina. Quindi il diavolo offre a Gesù di possedere la condizione divina. Va ricordato che, a quell’epoca, tutti quelli che detenevano un potere, avevano la condizione divina. Il faraone era un Dio, l’imperatore era figlio di Dio. Quindi tutti coloro che detenevano il potere avevano la condizione divina e il diavolo offre a Gesù la condizione divina. Come? “Gli mostrò tutti i regni e la loro gloria”, cioè la loro ricchezza, “e gli disse: «Tutte queste cose ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai »”. Cioè il diavolo propone a Gesù la condizione divina adorando potere per dominare il mondo. “ Allora Gesù gli rispose: «Vattene satana!»” Lo chiama satana, il nome ebraico. L’evangelista vuol far comprendere che queste sono le tentazioni che a Gesù vengono dal suo popolo. “«Sta scritto infatti: ‘Il Signore Dio tuo adorerai: a lui solo renderai culto’»”. Anche questa volta è una citazione della scrittura, dal libro del Deuteronomio, capitolo 6 versetto 13, dove il Signore mette in guardia il suo popolo dal pericolo dell’idolatria entrando nella terra di Cana. Per Gesù il potere è idolatria. Gesù è figlio di un Dio amore che si esprime attraverso il servizio, mentre il diavolo è immagine del potere che domina le persone. “ Allora il diavolo lo lasciò ed ecco gli angeli gli si avvicinarono e lo servivano”. Gesù ottiene la protezione degli angeli rifiutando la tentazione. Queste tentazioni di Gesù, come abbiamo detto all’inizio, non sono un episodio isolato della sua esistenza, ma l’evangelista ci anticipa tutto quello che accadrà per tutta la vita di Gesù, continuamente sedotto dal prendere il potere, perché era questo che il popolo si aspettava. E, quando il popolo s’accorgerà che Gesù non è un messia di potere, lo rifiuterà e lo ucciderà.
LA NOSTRA GRANDE TENTAZIONE
commento al vangelo di p. Pagola
La prima tentazione è di importanza decisiva, perché può pervertire e corrompere la nostra vita alla radice. Apparentemente, a Gesù gli viene offerto qualcosa di innocuo e buono: mettere a Dio al servizio della sua fame. “Se sei Figlio di Dio, comanda che queste pietre si trasformino in pani.”
Tuttavia, Gesù reagisce in maniera rapida e sorprendente: “Non solo di pane vive l’uomo, bensì di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. non farà del suo proprio pane una cosa assoluta. Non metterà a Dio al servizio del suo proprio interesse, dimenticando il progetto del Padre. Cercherà sempre in primo luogo il regno di Dio e la sua giustizia. In ogni momento ascolterà la sua Parola. Le nostre necessità non rimangono soddisfatte solo quando ci siamo assicurati il nostro pane. L’essere umano necessita ed anela molto di più, perfino, il riscattare dalla fame e dalla miseria quelli che non hanno pane. Noi dobbiamo ascoltare Dio, nostro Padre, e svegliare nella nostra coscienza la fame di giustizia, la compassione e la solidarietà. La nostra grande tentazione è oggi trasformare tutto in pane. Ridurre sempre di più l’orizzonte della nostra vita alla mera soddisfazione dei nostri desideri; ossessionarci sempre per un benessere maggiore o attaccarci al consumismo indiscriminato e senza limiti, fare di questo l’ideale quasi unico delle nostre vite. Ci sbagliamo se pensiamo che tutto ciò è la strada da seguire verso il progresso e verso la liberazione. Non stiamo assistendo altro che ad una società che trascina le persone verso il consumismo senza limiti e verso l’auto-soddisfazione, e tutto ciò non fa altro che generare vuoto e insensibilità nelle persone, egoismo, assenza di solidarietà e irresponsabilità nella convivenza.
Perché tremiamo d’innanzi al fatto che continua ad aumentare in maniera tragica il numero di persone che si suicidano ogni giorno? Perché seguiamo rinchiusi nel nostro falso benessere, alzando sempre di più barriere inumane affinché gli affamati non entrino nei nostri paesi, non arrivino fino alle nostre residenze né suonino alla nostra porta? La chiamata di Gesù può aiutarci a prendere più coscienza che non solo di benessere vive l’uomo. L’essere umano deve anche coltivare lo spirito, conoscere l’amore e l’amicizia, sviluppare la solidarietà con chi soffre, ascoltare la propria coscienza con responsabilità, aprirsi al Mistero ultimo della vita con speranza. Non solo di benessere vive l’uomo.
José Antonio Pagola