p.Maggi e p.Pagola commentano il vangelo della domenica

p. Maggi

BATTESIMO DEL SIGNORE 

12 gennaio 2014

 Commento al Vangelo di p. Alberto Maggi

Mt 3,13-17

In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui.
Giovanni però voleva impedirglielo, dicendo: «Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?». Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia». Allora egli lo lasciò fare.
Appena battezzato, Gesù uscì dall’acqua: ed ecco, si aprirono per lui i cieli ed egli vide lo Spirito di Dio discendere come una colomba e venire sopra di lui. Ed ecco una voce dal cielo che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento».

L’attività di Gesù nel vangelo di Matteo si apre e si chiude all’insegna del battesimo. Nel brano che adesso vedremo Gesù viene battezzato e con il battesimo Gesù diventa manifestazione visibile della presenza del Padre nell’umanità e le ultime parole di Gesù ai suoi discepoli, una volta risuscitato, sarà di mandarli a battezzare nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.
Cioè essere manifestazione visibile della pienezza dell’amore di Dio e farla sperimentare ad ogni persona. Nel vangelo di Matteo, appena Gesù entra in scena, iniziano subito i problemi. Scrive infatti l’evangelista al capitolo 3, versetto 13, “Allora Gesù dalla Galilea venne…”. Qui l’evangelista adopera lo stesso verbo adoperato per l’apparizione di Giovanni Battista.
Con questo stratagemma letterario l’evangelista vuole indicare che in Gesù c’è il prolungamento e il compimento dell’attività del Battista. “… Al Giordano da Giovanni per farsi battezzare da lui”, da sempre nella chiesa ha creato problema il battesimo di Gesù. Se il battesimo di Gesù, come annunciava Marco, era mirato ad ottenere il perdono dei peccati, perché Gesù è andato a farsi battezzare?
Se il battesimo di Gesù, come nel vangelo di Matteo, è mirato alla conversione, cioè ad un cambiamento del proprio comportamento, da un comportamento sbagliato a uno orientato verso il bene degli uomini. Perché Gesù fa a farsi battezzare?  Lui aveva bisogno di conversione?
Il battesimo è un simbolo di morte, morte a quello che si è e che si è stati, per accogliere la vita nuova. Anche per Gesù il battesimo è un simbolo di morte, ma non al passato, poiché lui non ha un passato ingiusto da dover cancellare, ma morte nel senso di accettazione di morte al futuro per essere fedele alla volontà del Padre e manifestare il suo volto d’amore. Gesù parlerà di questo battesimo proprio come simbolo di morte. Nel vangelo di Marco dirà: “Potete ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?”
Quindi il battesimo è un simbolo di morte. Se per il popolo è un simbolo di morte al passato, per Gesù lo è al futuro. Ebbene Matteo scrive: “Giovanni voleva però impedirglielo”, perché questo Gesù che va a farsi battezzare come se fosse anche lui bisognoso di conversione non è in linea con il messia che Giovanni Battista ha annunziato, il messia giustiziere, il messia che viene a giudicare, a premiare e castigare, che viene a battezzare in Spirito Santo, ma anche col fuoco, quello che viene a bruciare la pula.
E quindi Giovanni Battista protesta e dice: “«Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te e tu vieni da me? » Ma Gesù gli rispose: «Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia»”. Il termine ‘giustizia’ nell’Antico e nel Nuovo ha il significato di fedeltà, fedeltà all’alleanza. La giustizia di Dio consiste nella sua fedeltà all’alleanza, anche se gli uomini possono abbandonarla, anche se il popolo può tradirla, Dio è sempre fedele all’alleanza e al suo popolo.
E l’uomo è giusto, cioè la giustizia dell’uomo, quando è fedele a questa alleanza. Quindi Gesù invita ad essere fedeli all’alleanza, cioè a compiere la volontà di Dio. E qui l’evangelista colloca un’espressione strana che si trova solo due volte nel vangelo di Matteo, qui e alla fine delle tentazioni nel deserto, quando si legge che i”l diavolo allora lo lasciò”. E’ la stessa frase.
“Allora egli lo lasciò”, Giovanni Battista lo lasciò. Non è “lasciò fare”, come alcuni traduttori cercano poi di completare la frase. “Allora egli lo lasciò”, esattamente come il diavolo.  L’evangelista vuole indicare che questa per Gesù è la prima tentazione: essere il messia atteso dalla popolazione, il messia annunziato dalla tradizione. Sarebbe stato subito riconosciuto, accolto e acclamato.
Invece Gesù dovrà liberare il popolo da questa idea del messia per presentarne una completamente diversa, non un messia di potenza, ma un messia d’amore, non un messia di dominio, ma un messia di servizio.
Ebbene, “Appena battezzato Gesù immediatamente uscì dall’acqua”, l’acqua è simbolo di morte, quindi l’evangelista anticipa quella che sarà la risurrezione di Gesù, “ed ecco si aprirono per lui i cieli”, i cieli sono la dimora di Dio, “ed egli vide lo Spirito” – lo, articolo determinativo indica la totalità – “Spirito di Dio”, ad indicare la pienezza dell’amore, dell’energia, della vita di Dio, “scendere come una colomba e venire sopra di lui”.
Qual è il significato del simbolo della colomba? E’ duplice.  Uno è il riferimento al libro del Genesi, nel racconto della creazione, dove si legge che “lo Spirito di Dio aleggiava sulle acque”, quindi l’evangelista vede in Gesù la vera nuova definitiva creazione voluta da Dio. E l’altro si rifà a un proverbio nel quale si richiamava l’amore della colomba al suo nido.
La colomba è fedele al suo nido, anche se le viene cambiato, fatto più bello, più nuovo, lei è sempre fedele al suo nido originario. Quindi Gesù è il nido dello Spirito, è la dimora dello Spirito, lì risiede la pienezza dell’amore di Dio.
“Ed ecco una voce dal cielo”, il cielo indica la dimora divina, e qui l’evangelista  fonde tre testi dell’Antico Testamento. Fonde il salmo 2, il libro del Genesi al capitolo 22 e Isaia al capitolo 42. “«Questi è il figlio mio»”, è l’intronizzazione del messia, quindi Gesù viene confermato da Dio quale il messia, questa è la citazione del salmo.
“«L’amato»”, indica il figlio unico, colui che eredita tutto, ed è un’allusione a Isacco, al figlio di Abramo, che Abramo voleva sacrificare per la divinità, “«In lui ho posto il mio compiacimento»”, che è una citazione del profeta Isaia, nella quale si vede l’attività del messia voluta da Dio. Quindi in Gesù si manifesta completamente e pienamente la volontà di Dio che vede in lui e nella sua attività il messia. In lui non c’è una contrapposizione con Dio perché lui è il figlio, cioè colui che assomiglia in tutto al Padre e lui è l’amato, il figlio unico, colui che eredita tutto dal Padre.
Non si può distinguere Gesù da Dio, ma, vedendo Gesù, si comprenderà chi è Dio, un Dio completamente diverso da quello che la tradizione si aspettava.

UNA NUOVA TAPPA
commento al vangelo di p. Pagola:
Prima di narrare l’attività profetica di Gesù, gli evangelisti ci parlano di un’esperienza che trasforma radicalmente la vita del Maestro.
Dopo essere stato battezzato da Giovanni, Gesù si sente il Figlio caro di Dio, abitato pienamente dal suo Spirito, e incoraggiato da quello Spirito, Gesù si mette in moto per annunciare a tutti, con la sua vita ed il suo messaggio, la Buona …Notizia di un Dio amico e salvatore dell’essere umano.   Non è strano che, invitandoci a vivere nei prossimi anni “una nuova tappa evangelizzante”, il Papa ci ricordi che la Chiesa necessita ora più che mai “evangelizzatori con lo Spirito”. Sa molto bene che solo lo Spirito di Gesù in noi può infondere forza per mettere in moto la conversione radicale che ha bisogno della Chiesa.   Questo rinnovamento della Chiesa può nascere solo dalla novità del Vangelo. Il Papa vuole che la gente di oggi ascolti lo stesso messaggio che Gesù proclamava per le strade di Galilea, niente di diverso. Dobbiamo “ritornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo”. Solo di questa maniera, “potremo rompere schemi noiosi noi che pretendiamo di rinchiudere Gesù Cristo.”   Il Papa sta pensando ad un rinnovamento radicale “che non può lasciare le cose come stanno; non serve oramai una semplice amministrazione”. per questo motivo, ci chiede “abbandonare il comodo criterio pastorale di sempre, il si, è fatto così” ed insiste una ed un’altra volta: “Invito tutti ad essere audaci e creativi in questo compito di ripensare gli obiettivi, le strutture, lo stile ed i metodi evangelizzanti delle proprie comunità.”   Francesco cerca una Chiesa nella quale solo ci preoccupi comunicare la Buona Notizia di Gesù al mondo attuale. “Più che la paura di non sbagliare, egli spera che ci muova la paura di rinchiuderci nelle strutture che ci danno una falsa sicurezza, nelle norme che ci fanno giudici implacabili, nelle abitudini dove ci sentiamo tranquilli, mentre   c’è fuori una moltitudine affamata, e Gesù ci ripete senza stancarsi: Date a loro voi da mangiare.”   Il Papa vuole che costruiamo una Chiesa con le porte “aperte”, perché la gioia del Vangelo è per tutti e non deve escludersi nessuno. Che gioia poter ascoltare dalle sue labbra una visione di Chiesa che recupera lo Spirito più genuino di Gesù, rompendo atteggiamenti molto radicati nei secoli! “Spesso ci comportiamo come controllori della grazia e non come facilitatori di essa. Ma la Chiesa non è una dogana, è la casa del Padre dove c’è posto per ognuno con la sua vita sulle spalle.”   Mettiti in moto dunque per iniziare una nuova tappa evangelizzante.
José Antonio Pagola

 

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