papa Francesco sferza l’ipocrisia dei super cristianissimi anti immigrati
papa Francesco
è ipocrita chi difende Cristo e caccia i rifugiati
Iacopo Scaramuzzi
E’ ipocrita «dirsi cristiano e cacciare via un rifugiato» e c’è una «contraddizione» in coloro che «vogliono difendere il cristianesimo in Occidente e dall’altra parte sono contro i rifugiati e contro le altre religioni»
Nel giorno in cui viene pubblicato il suo messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, Papa Francesco torna sul tema delle migrazioni nel corso di un’udienza ad un pellegrinaggio ecumenico di luterani a due settimane dal viaggio in Svezia per i 500 anni della riforma di Lutero (31 ottobre – primo novembre).
Il proselitismo, ha detto Jorge Mario Bergoglio, è «il veleno più forte» contro l’ecumenismo. I più grandi riformatori sono «i santi». E la Chiesa va sempre riformata.
«Tu dicevi che nella Chiesa cattolica ci sono tante cose che ti piacciono, altre meno. Cosa piace a me della Chiesa luterana, cosa non mi piace?», ha detto il Papa rispondendo a braccio alle domande di cinque ragazzi tedeschi.
«A me piacciono tanto i luterani buoni, i luterani che seguono veramente la fede di Gesù Cristo. Invece non mi piacciono i cattolici tiepidi e il luterani tiepidi».
E’ una «contraddizione» «questi che vogliono difendere il cristianesimo in Occidente, d’altra parte sono contro i rifugiati e le religioni. E questa non è una cosa dei libri, è una cosa dei giornali, dei telegiornali di tutti i giorni. La malattia, si può dire anche il peccato che Gesù condanna di più è l’ipocrisia. Non si può essere cristiano senza vivere come cristiano. Non si può essere cristiano senza praticare le beatitudini.
Non si può essere cristiano senza fare quello che Gesù ci insegna in Matteo 25.
E Gesù ammonisce ai suoi discepoli contro questo peccato, questo modo di fare dell’ipocrisia: “Guardatevi dal lievito della ipocrisia”.
E’ un atteggiamento ipocrita dirsi cristiano e cacciare via un rifugiato, un affamato, uno che ha bisogno di aiuto. Se io mi dico cristiano e faccio queste cose, sono un ipocrita.
Ho citato Matteo 25, questo è importante perché il protocollo col quale noi saremo giudicati. Ma Gesù ci ha insegnato la coerenza cristiana in quella bella parabola del buon Samaritano. Quel povero uomo era nel bisogno, passa un sacerdote guarda e se ne va, passa un peccatore sente misericordia si avvicina e medica.
Questo è il cammino che dobbiamo seguire, il cammino ecumenico fra noi: aiutare gli altri, i bisognosi, i fratelli e sorelle che sono fra noi. E pregare».
Nel discorso che, a inizio dell’udienza, aveva rivolto ai partecipanti al pellegrinaggio ecumenico luterano, Francesco – parlando in italiano tradotto in diretta in tedesco – aveva detto, tra gli applausi, «Quello che ci unisce è molto di più di quello che ci divide!», ed aveva poi ricordato che alla fine di questo mese andrà a Lund, in Svezia, per «fare memoria» della riforma di Lutero, dopo cinque secoli, insieme alla Federazione Luterana Mondiale: «La testimonianza che il mondo si aspetta da noi è soprattutto quella di rendere visibile la misericordia che Dio ha nei nostri confronti attraverso il servizio ai più poveri, agli ammalati, a chi ha abbandonato la propria terra per cercare un futuro migliore per sé e per i propri cari.
Nel metterci a servizio dei più bisognosi sperimentiamo di essere già uniti: è la misericordia di Dio che ci unisce», ha detto il Papa tra nuovi applausi.
«I teologi medievali dicevano, in latino, che la Chiesa va sempre riformata», Ecclesia semper reformanda sempre, ha detto il Papa suscitando gli applausi dei circa mille pellegrini luterani presenti in aula Paolo VI: «Questo è progredire, maturare e la Chiese progredisce, matura, e tante piccole e non tante piccole riforme della Chiesa vanno, volevano andare su questa strada, alcune riforme non sono state felici, esagerate, ma sempre, le cose umane non sono felici, ma il fatto di riformare è un fatto ecclesiale, è questo che voglio dire. La domanda – ha poi continuato riepilogando la domanda – diceva “per lei quali sono i più grandi riformatori della Chiesa o delle Chiese, della storia”: io dirò che i più grandi riformatori della Chiesa sono i santi, cioè gli uomini e le donne che seguono la parola del Signore e la praticano, andare, andare per quel cammino, questo riforma la Chiesa, e questi sono i grandi riformatori, forse non sono teologi, non hanno studiato, magari sono gente umile, ma questi che hanno l’anima bagnata, piena del Vangelo, sono quelli che riformano bene la Chiesa. Sia nella chiesa luterana che nella cattolica ci sono, ci sono stati e ci sono uomini e donne di questo genere, col cuore santo che seguono il Vangelo: questi riformano le Chiese.
Il Papa ha anche ripreso quanto gli chiedeva una ragazza del Land, Sachsen-Anhalt, dove, spiegava la giovane, l’ottanta per cento degli abitanti non appartiene ad alcuna confessione cristiana: «Devo convincerli, questi compagni e compagne, buoni, felici, devo convincerli della mia fede?», ha detto Francesco echeggiando la domanda. «Cosa devo dirgli per convincerli? Senti – ha proseguito – l’ultima cosa che tu devi fare è “dire”. Tu devi vivere come cristiano, come cristiana, scelta, perdonata e in cammino.
Non è lecito convincerli della tua fede, il proselitismo è il veleno più forte contro il cammino ecumenico», ha sottolineato il Papa riecheggiando quanto detto di recente agli ortodossi nel corso di un viaggio in Georgia. «Tu devi dare testimonianza della tua vita cristiana, la testimonianza inquieta il cuore di quelli che ti vedono. E da questa inquietudine nasce la domanda: ma perché quest’uomo, questa donna vive così? E questo è preparare la terra perché lo Spirito santo, che è quello che lavora nei cuori, faccia quello che deve fare: ma lui deve dire, non tu. La grazia – ha continuato Bergoglio con un tema caro alla riforma protestante – è un dono, e lo Spirito santo è il dono di Dio dal quale viene la grazia, è il dono che ci ha inviato Gesù con la sua passione e resurrezione. Sarà lo Spirito santo a muovere quel cuore, con la tua testimonianza, e lì tu puoi, con molta delicatezza, dire il perché. Ma senza voler convincere».