per i vescovi americani viviamo un bruttissimo momento
l’ira dei vescovi
«è un’ora buia»
di Mariaelena Finessi
in “Trentino” del 31gennaio 2017
I vescovi americani si ribellano al bando anti-islamici di Donald Trump che vieta l’ingresso negli Stati Uniti per quanti arrivano da 7 Paesi a maggioranza islamica: Iran, Iraq, Libia, Somalia, Sudan, Siria e Yemen.
«Il mondo ci guarda mentre abbandoniamo il nostro impegno verso i valori americani»
denuncia il cardinale di Chicago, Blaise Cupich. Il porporato, a cui papa Francesco nel nel 2014 ha dato la responsabilità della terza diocesi cattolica degli Usa, intravede in quest’operazione discriminatoria
«un’ora buia nella storia dell’America»
Indigeste anche le eccezioni riservate ai cristiani e ad altre minoranze religiose del Medio Oriente, senza contare, continua Cupich, che la decisione di non inserire nel bando i Paesi di origine di 15 dirottatori responsabili della tragedia dell’11 settembre è alquanto strana mentre ha come obiettivo gli iracheni, «perfino quanti hanno assistito le nostre forze armate in una guerra distruttiva». Se Trump era certo di far cosa gradita alla Chiesa, offrendo ai profughi cristiani in fuga da guerre e persecuzioni una corsia preferenziale, la protesta di leader cattolici e di altre denominazioni protestanti dovrà invece farlo ricredere. Quella costruita dagli Usa è una «trappola», sintetizza Louis Raphael I Sako, Primate della Chiesa cattolica orientale a cui appartiene la maggioranza dei cristiani iracheni.
«Queste scelte discriminanti – chiarisce – creano e alimentano tensioni con i nostri concittadini musulmani. I sofferenti che chiedono aiuto non hanno bisogno di essere divisi in base a etichette religiose. E noi non vogliamo privilegi. Ce lo insegna il Vangelo e lo ha mostrato anche papa Francesco, che ha accolto a Roma rifugiati fuggiti dal Medio Oriente sia cristiani che musulmani, senza distinzioni»
L’ordine di Trump, a cui si lavorava da mesi – come ha rivelato ieri il Wall Street Journal – ha però anche (pochi) supporter: tra questi, il reverendo Franklin Graham, figlio del predicatore Billy Graham, un evangelico che da tempo denuncia «il cancro» dell’Islam e prima ancora di Trump aveva proposto il bando dei musulmani alle frontiere: «Dobbiamo essere sicuri – ha spiegato, difendendo le misure ordinate dalla Casa Bianca – che le loro filosofie in materia di libertà siano in linea con le nostre». Un modo di pensare, questo, che non aiuta a superare la paura, anzi.
«Queste azioni – è il monito di Cupich – danno conforto a coloro che vorrebbero distruggere il nostro modo di vivere. Abbassano la nostra stima agli occhi di molti popoli che conoscono l’America come un difensore dei diritti umani e della libertà religiosa, non una nazione che ha come bersaglio le popolazioni religiose e poi chiude loro la porta in faccia. È tempo di unirsi per recuperare il senso di chi siamo e cosa rappresentiamo in un mondo che ha disperato bisogno di speranza e di solidarietà».