era un vescovo molto tradizionalista, anzi un vero conservatore, all’inizio, collocato a capo della diocesi El Salvador proprio in quanto tale, per arginare le linee più aperte e progressiste del clero e dei teologi della teologia della liberazione
ha saputo umilmente ascoltare il popolo e la sua sofferenza causata dalla dittatura e dagli squadroni della morte e tale ‘ascolto della realtà crocifissa’ lo ha accompagnato progressivamente ad una conversione profonda: si è lasciato davvero ‘convertire dal popolo’ lui che era partito per ‘convertire il popolo’
ha dato la sua vita per il suo popolo, come “il buon pastore che da la sua vita per le pecore” finendo la sua vita, trucidato dai colpi di arma da fuoco degli squadroni della morte, mentre celebrava la messa, sembra immediatamente dopo aver sollevato il calice del ‘sangue di Cristo’ anche quello versato per amore
il suo popolo non lo dimenticherà mai: nonostante sia stato sconfessato da Giovanni Paolo 2° e ignorato da Benedetto 16°, il suo popolo lo venera e lo acclama come ‘san Romero d’America martire’:
Alcuni brani da vari discorsi e scritti di Mons. Oscar Romero
“È inconcepibile che qualcuno si dica cristiano e non assuma, come Cristo, un’opzione preferenziale per i poveri. È uno scandalo che i cristiani di oggi critichino la Chiesa perché pensa “in favore” dei poveri. Questo non è cristianesimo!… Molti, carissimi fratelli, credono che quando la Chiesa dice “in favore dei poveri”, stia diventando comunista, stia facendo politica, sia opportunista. Non è così, perché questa è stata la dottrina di sempre. La lettura di oggi non è stata scritta nel 1979. San Giacomo scrisse venti secoli fa. Quel che succede, invece, è che noi, cristiani di oggi, ci siamo dimenticati di quali siano le letture chiamate a sostenere e indirizzare la vita dei cristiani… A tutti diciamo: “Prendiamo sul serio la causa dei poveri, come se fosse la nostra stessa causa, o ancor più, come in effetti poi è, la causa stessa di Gesù Cristo”.
Mons. Oscar Romero, omelia del 9 settembre 1979
“È una novità, nel nostro popolo, che i poveri vedano oggi nella Chiesa una fonte di speranza e un sostegno dato alla loro nobile lotta di liberazione. La speranza che la Chiesa sostiene non è ingenua né passiva. La speranza che predichiamo ai poveri è perché sia loro restituita la dignità, è per dare loro il coraggio di essere, essi stessi, gli autori del loro destino. In una parola, la Chiesa non solo si è voltata verso il povero, ma fa di lui il destinatario privilegiato della propria missione. La Chiesa non solo si è incarnata nel mondo dei poveri, dando loro una speranza, ma si è impegnata fermamente nella loro difesa…Esistono tra noi quanti vendono il giusto per denaro e il povero per un paio di sandali (cfr. Am 2,6); quanti accumulano violenza e rapina nei loro palazzi (Am 3,10); quanti schiacciano i poveri (Am 4,1); quanti affrettano il sopravvento della violenza, sdraiati su letti di avorio (Am 6,3-4); quanti aggiungono casa a casa e annettono campo a campo, fino a occupare tutto lo spazio e restare da soli nel paese (Is 5,8). Questi testi dei profeti Amos e Isaia non sono voci lontane di molti secoli fa, non sono solo testi che leggiamo con riverenza nella liturgia. Sono realtà quotidiane, la cui crudeltà e intensità sperimentiamo ogni giorno”.
Mons. Oscar Romero, discorso in occasione del conferimento della Laurea Honoris Causa, conferitagli dall’Università di Lovanio il 2 febbraio 1980. Per il discorso integrale: http://www.sicsal.it/padri/romero3.htm
Il 17 febbraio del 1980 Oscar Romero scrive al Presidente degli USA, Jimmy Carter, il cui governo intendeva aiutare militarmente il governo del Salvador: “Dal momento che lei è cristiano ed ha manifestato di voler difendere i diritti umani oso esporle il mio punto di vista pastorale su questa notizia e rivolgerle una petizione concreta. Mi preoccupa fortemente la notizia che il governo degli Stati Uniti stia studiando la maniera per favorire la corsa agli armamenti di El Salvador inviandogli equipaggiamenti militari e mezzi. Nel caso questa notizia giornalistica corrispondesse a realtà, il contributo del suo Governo invece di favorire una maggior giustizia e pace in El Salvador acutizzerebbe senza dubbio l’ingiustizia e la repressione contro il popolo organizzato, che da lungo tempo lotta perché vengano rispettati i suoi diritti umani fondamentali […]. Perciò, dal momento che, come salvadoregno ed Arcivescovo dell’Arcidiocesi di San Salvador, ho l’obbligo di vegliare perché regnino la fede e la giustizia nel mio Paese, le chiedo, se veramente vuole difendere i diritti dell’uomo, di impedire che venga fornito questo aiuto militare al Governo salvadoregno; garantire che il suo governo non interverrà direttamente o indirettamente con pressioni militari, economiche e diplomatiche, nella determinazione del destino del popolo salvadoregno […]. Spero che i suoi sentimenti religiosi e la sua sensibilità nella difesa dei diritti dell’ uomo la muovano ad accettare la mia petizione, evitando ulteriori spargimenti di sangue in questo paese che soffre tanto”.
Mons. Romero, lettera al Presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter del 17 febbraio 1980
“…Vorrei fare un appello speciale agli uomini dell’esercito, in concreto alla base della Guardia Nazionale, della polizia, delle caserme. Fratelli, siete del nostro stesso popolo, perché uccidete i vostri fratelli campesinos? Davanti all’ordine di uccidere deve prevalere la legge di Dio che dice: non uccidere. Nessun soldato è obbligato a obbedire a un ordine che va contro la legge di Dio. Una legge immorale non ha l’obbligo di essere osservata. È tempo di recuperare la vostra coscienza e di obbedire prima alla vostra coscienza che all’ordine del peccato. La Chiesa, che difende i diritti di Dio, la Legge di Dio, la dignità umana, la persona, non può restare silenziosa davanti a tanta ignominia. Vogliamo che il Governo comprenda che non contano niente le riforme, se sono tinte di sangue. In nome di Dio, dunque, e in nome di questo popolo sofferente, i cui lamenti salgono fino al cielo ogni giorno più clamorosi, vi supplico, vi scongiuro, vi ordino in nome di Dio: cessi la repressione!”
Mons. Oscar Romero, Ultima omelia, 23 marzo 1980