Vocazione profetica: la denuncia dell’asservimento agli idoli
Giustizia sociale: opera della fede
Signore, ti scriviamo dal cuore dell’Impero, fronte europeo, attualmente sotto il dominio di banche, speculatori finanziari e tecnocrati. Gli aggiornamenti non sono positivi: resistere alla violenza del Capitale e al vuoto della religione borghese (1) si fa sempre più difficile. Tanti santuari di pietra, tante devozioni organizzate, adulatori in netto aumento, mentre continuano indisturbate le crocifissioni di poveri, precari, disoccupati e dissidenti. I trionfatori, quelli inseriti: tutti stressati, isterici e annoiati, nonostante giochi, luci e balli. Adolescenti e giovani che preferiscono scomparire, iniettandosi droga, davanti all’apparente immodificabilità della situazione sociale. Adolescenti e giovani che diventano bulli scolastici, di quartiere o da tastiera, perché le consuetudini della società dell’immagine non consentono le manifestazioni di fragilità.
Logiche del mondo
I servi dell’Impero intensificano le sessioni di studio (con obbligo di frequenza) dedicate alla normalizzazione dei cittadini. Si proiettano in aule multimediali slide descrittive degli effetti negativi della contestazione con tanto di foto shock. Relatori, esperti in manipolazione, scoraggiano la ricerca di alternative economiche. La creatività e la sensibilità vengono derise, l’obbedienza di tipo militare diventa il modello da assorbire. Il vantaggio personale deve imporsi sulla coscienza critica. Sono state anche istituite le Giornate dell’Elogio, dedicate alla propaganda in favore di gerarchie ed istituzioni, e contemporaneamente è stato introdotto il divieto di uso pubblico della parola: Popolo. Siamo costretti alla semiclandestinità. Non tollerano la preghiera silenziosa, considerata tempo improduttivo, e per dare piccoli aiuti ai mendicanti, o solo per parlarci, dobbiamo chiedere il permesso agli uffici preposti. Noi comunque proseguiamo seguendo la Parola che ci hai consegnato: contraddite l’iniquità.
(1) «La mancanza di persecuzione, in una situazione di ingiustizia, da parte di coloro che hanno il potere, costituisce alla lunga un segno irrefutabile della mancanza di coraggio evangelico della chiesa nella realizzazione della sua missione»
(Ignacio Ellacuría, citazione in José Ramos Regidor, Gesù e il risveglio degli oppressi. La sfida della teologia della liberazione, Mondadori, Milano 1981, p. 377)