ritorna ‘fratello’ il vescovo esiliato perché benediceva i gay


Papa Francesco abbraccia il «fratello» Gaillot, vescovo che sfidò il magistero

papa Francesco abbraccia il «fratello» Gaillot

il vescovo che sfidò il magistero

«Noi siamo fratelli»

 è con queste parole che papa Francesco ha accolto a Santa Marta, il 1° settembre, mons. Jacques Gaillot, il vescovo rimosso nel 1995 dalla guida della diocesi di Évreux, in Francia, e “spostato” a Partenia, una diocesi algerina che esiste solo sulla carta, a causa delle sue opinioni divergenti dal magistero in materia di preti sposati, uso del preservativo per combattere l’aids, relazioni omosessuali.

Durante l’incontro, durato 45 minuti, il papa e mons. Gaillot hanno parlato, secondo quanto raccontato alla stampa francese dallo stesso vescovo, di divorziati risposati, migranti e coppie omosessuali. «Gli ho detto che non ero lì per chiedergli qualcosa, ma che un intero popolo di emarginati è contento che lui mi abbia ricevuto, perché si è sentito riconosciuto», ha raccontato Gaillot all’Afp (1/9). «Gli ho detto che mi è capitato di benedire coppie di divorziati risposati e coppie omosessuali. E ho aggiunto: benediciamo perfino le case, possiamo dunque benedire le persone! Questa frase lo ha fatto sorridere e mi ha risposto che la benedizione di Dio è per tutti» (Le point, 1/9).

All’incontro Gaillot era accompagnato da p. Daniel Duigou, parroco presso la chiesa di Saint-Merri a Parigi: il papa ha colto l’occasione per felicitarsi del fatto che il card. André Vingt-Trois, alla guida della diocesi parigina, abbia chiesto a questa parrocchia di consacrarsi ai migranti i quali, ha detto il papa, sono «la carne della Chiesa».

L’incontro fa seguito alla lettera che Gaillot, nel novembre dello scorso anno, aveva scritto al papa ringraziandolo per gli sforzi compiuti affinché la Chiesa stia al passo coi tempi (v. Adista Segni Nuovi n. 1/15). Anche in quella occasione il vescovo non aveva mancato di spendere una parola per i divorziati risposati e per gli omosessuali, sottolineando la delusione suscitata dal testo adottato alla fine dell’Assemblea sinodale dell’ottobre 2014 in merito alle proposte avanzate nei loro confronti.
Una vita spesa per gli ultimi

Ordinato prete nel 1961, dopo aver svolto il servizio militare in Algeria, Gaillot si vede sin da subito affidare diverse responsabilità pastorali: dal 1965 al 1972 è professore al Seminario Regionale di Reims, nel 1973 viene nominato parroco a Saint-Dizier, la sua città natale, e nel 1977 è nominato vicario generale della diocesi di Langres. Finché nel 1982 viene scelto per guidare la diocesi di Évreux.

Il giovane vescovo diventa subito famoso per una serie di prese di posizione piuttosto scomode. Nel 1983 vota contro il testo dell’episcopato sull’utilizzo del nucleare come forza di dissuasione; due anni dopo prende posizione a favore della sollevazione palestinese dei Territori occupati ed incontra Yasser Arafat a Tunisi; nel luglio 1987 parte per il Sudafrica per incontrare un giovane militante anti-apartheid di Évreux, condannato a quattro anni di carcere dal regime di Pretoria, e per compiere questo viaggio rinuncia ad accompagnare il pellegrinaggio diocesano a Lourdes, attirandosi diverse critiche. Nel novembre 1988 interviene nell’ambito del dibattito a porte chiuse dell’assemblea plenaria a Lourdes per proporre l’ordinazione di uomini sposati. Nel 1991 proclama la sua opposizione alla guerra del Golfo pubblicando il libro Lettera aperta a coloro che predicano la guerra e la fanno fare agli altri.

La sua rimozione, nel 1995, dalla guida della diocesi di Évreux scatena moltissime reazioni a livello internazionale ma non costituisce per il vescovo una battuta d’arresto.

Gaillot, 80 anni il prossimo 11 settembre, non è infatti mai venuto meno alla sua missione a fianco degli ultimi, viaggiando in lungo e in largo per mostrare un altro volto della Chiesa e rendendo Partenia uno spazio virtuale e insieme reale di libertà (www.partenia.org) per dare voce a quanti nella società e nella Chiesa sentono di non esistere

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