si è fatto un gran parlare nei giorni scorsi a proposito del ‘caso’ della ‘bimba bionda’ non figlia ‘biologica’ dei ‘genitori’ subito definiti ‘rapinatori’, soprattutto un gran sparlare conseguente ad assoluta non conoscenza della realtà rom e soprattutto a quasi compiaciuta ripetitività dei peggiori pregiudizi che ogni volta infangano in modo sempre più irrecuperabile l’immagine del popolo rom, anche dopo le prevedibili, rituali e scontate correzioni di tiro dei mezzi di comunicazione a breve distanza temporale dal lancio di notizie incontrollate.
di seguito le parole di un rom abruzzese, Nazzareno Guarnieri, che si autodefinisce ‘rom di carnagione chiara’, gestore del sito: www.fondazioneromani.it e lui stesso testimone, all’interno della sua stessa famiglia, di qualcosa di simile a quanto vissuto dalla ‘bimba bionda’
Rom “”biondo” di carnagione chiara
Una bambina rom “BIONDA”, di carnagione chiara, è la protagonista del claim della campagna contro il pregiudizio della Fondazione romanì Italia. (link: http://www.fondazioneromani.it/it/campagna3r ).
Nelle ultime settimane è scattata la caccia ai bambini rom “biondi” e “carnagione chiara”, presunte vittime di rapimento da parte di famiglie rom. Il pregiudizio falso più antico del mondo negli ultimi giorni ha ripreso quota: i rom rubano i bambini.
Nelle ultime settimane in tutto il mondo si è parlato di una bambina “bionda” rubata da una famiglia rom in Grecia e l’esame del dna ha accertato che NON erano i genitori biologici. Subito è scattata la psicosi dei bambini “biondi” che non possono essere rom.
In Irlanda la polizia ha individuato la presenza di una bambina rom “bionda” in una famiglia rom, è scattato il pregiudiziale allarme, l’esame del dna ha accertato che la bambina era figlia naturale della coppia rom.
La notizia greca della bambina bionda rubata da una coppia rom ha fatto il giro del mondo e dopo qualche giorno la polizia greca, con una ricerca internazionale, ha trovato i genitori naturali, si tratta di un’altra famiglia rom. La coppia di rom greci incriminata per rapimento della bimba ha sempre negato l’accusa, sostenendo che la bambina le era stata affidata volontariamente dalla madre che non poteva prendersi cura di lei, e che la richiesta di registrazione presso il comune greco era stata rifiutata.
Chi conosce la realtà rom scopre che a volte, per diverse motivazioni, un bambino rom di una determinata famiglia ROM, vive consensualmente e stabilmente in un’altra famiglia ROM, NON per un questione di interessi, ma solo ed esclusivamente per una questione affettiva.
Non è possibile in poche righe spiegare ed illustrare questo dato che sarebbe importante conoscere. Non è un caso che la Fondazione romanì Italia nell’azione di sistema TRE ERRE abbiamo costruito il progetto ADOZIONE IN VICINANZA, che sarà avviato nell’autunno dell’anno 2014.
Per essere chiaro presento il caso della mia famiglia. Uno dei miei 9 fratelli dopo pochi mesi dalla nascita ha avuto diversi problemi clinici ed è stato costretto alle cure dei sanitari con continui ricoveri in ospedale fino all’età di 4 anni periodo in cui ha iniziato a muovere i primi passi. In tutto questo periodo di malattia mio fratello è stato accudito da due donne rom della mia famiglia allargata che giorno e notte si sono presi cura del suo benessere unitamente ai miei genitori. Mio fratello con il consenso dei miei genitori ha vissuto con loro per sempre. I miei genitori non hanno mai abbandonato o venduto il proprio figlio, ma hanno permesso ad altre persone della propria comunità rom di dare ulteriore affetto ed opportunità al proprio figlio. Oggi mio fratello è una persona serena, felice e realizzata.
Le cronache di questi giorni dimostrano quando poco e mal conosciuta sia la realtà romanì a tutti i livelli per l’assenza di una partecipazione attiva e qualificata della popolazione romanì.
Dr. Nazzareno Guarnieri