arriva una famiglia rom, insulti razzisti
la presenza di una coppia con otto bambini scatena la rivolta su Facebook. Il Comune: frasi vergognose, faremo denuncia
In Sardegna, a Sorso, una famiglia di etnia rom si insedia nell’agro e sul web scoppia la rivolta. Marito e moglie si sono stabiliti in un oliveto fra le località “La Pauledda” e “Badde Caddoggia” assieme ai loro otto figlioletti, con tanto di roulotte e forti del loro contratto preliminare d’acquisto del terreno. Ma non avevano fatto i conti con i pregiudizi degli abitanti di Sorso. Le richieste di sgombero immediato sono centinaia, così come il fiume di commenti a sfondo razzista che scorre in un gruppo Facebook cittadino: l’amministrazione comunale denuncerà i fondatori per danno d’immagine.
Protestano anche i residenti dell’agro, a loro dire intimoriti dalla presenza degli stranieri. Quando vigili urbani e carabinieri si sono addentrati nell’agro sorsense – allertati da un considerevole numero di segnalazioni – hanno appreso che quel terreno di poche migliaia di metri sarebbe in realtà un prossimo acquisto. Infatti, la famiglia di etnia rom ha esibito un contratto preliminare di vendita (la cui attendibilità sarà accertata). In città si mormorava da tempo circa l’arrivo di nuovi “ospiti”. Il recente sgombero del campo nomadi di Alghero ha infatti messo preoccupazione a molti. I più fantasiosi avevano sentenziato che il Comune di Sorso fosse pronto a installare un campo nomadi in un lotto vicino al campo sportivo “Piramide”, lungo la via Puggioni. «Abbiamo le prove, le casette saranno installate qui», recita la didascalia di una foto postata sulla rete. Salvo poi scoprire che si tratta di una zona destinata alla costruzione delle case popolari dell’Ex Area.
La linea di demarcazione fra timore e disprezzo non è mai stata così sottile. Il pregiudizio ha covato sotto la cenere per qualche settimana per poi esplodere nelle ultime ore in un odio soltanto all’apparenza “telematico”. Il gruppo Facebook “No all’accampamento degli zingari a Sorso” (già il nome la dice lunga sui toni sprezzanti utilizzati nei post interni) è stato fondato pochissimi giorni fa. Impressionante l’affluenza degli utenti, arrivati a quasi 1200 in circa 48 ore.
La valanga di proteste e improperi ha costretto l’amministrazione comunale a intervenire per placare gli animi, soprattutto per evitare un danno d’immagine ormai irrimediabilmente consumato. Il commento più gettonato è un condensato di bestemmie dialettali e incitamento all’odio razziale: «in qualsiasi luogo siano che vengano bruciati», con tanto di like da parte di politici locali: pessima idea. E più sotto una, due, tre foto di baracche e passeggini in fiamme fra gli apprezzamenti degli altri convenuti. C’è poi chi ha pensato addirittura di organizzare vere e proprie squadriglie di ricognitori per accertarsi della situazione «di persona».
I primi a coglierne i segnali di pericolo di queste affermazioni sono proprio le forze dell’ordine, consce che la bomba sociale andrebbe disinnescata. «A Sorso non potrà essere installato un campo rom». A dirlo è l’assessore alla Cultura, tranquillizzando i concittadini attraverso un blog. «Questa famiglia non usufruisce di alcun servizio del Comune di Sorso, scuolabus compreso», scrive l’assessore Angelo Agostino Spanu, che aggiunge: «non hanno ricevuto alcun contributo dal Comune o dai servizi sociali». Il primo cittadino, Giuseppe Morghen, nei prossimi giorni incontrerà il prefetto di Sassari per chiarire la road map di un possibile intervento. Lo scenario è in evoluzione e le decisioni finali dell’amministrazione verranno rese note nei prossimi giorni.