quelli della via
cammini di condivisione
Abbandoniamo le riunioni di programmazione, riponiamo negli appositi scaffali i libri di testo, rinunciamo all’efficacia operativa delle strutture.
Ci rifiutiamo di compilare i report delle iniziative.
Usciamo, per metterci in ascolto dello Spirito che parla al cuore e nella storia.
Scegliamo la polvere della strada che conosce i passi dell’uomo, rispetto a quella delle sacrestie e degli uffici che rende l’aria viziata.
Scegliamo la scuola dei poveri che smaschera gli idoli e guida alla salvezza, rispetto a quella delle cattedre che definendo, catalogando, elencando, confonde le convinzioni degli intellettuali con la meravigliosa drammaticità del mistero di Dio.
Lasciamo a casa i ruoli dell’insegnante/catechista/animatore ed indossiamo solo la nostra umanità fragile, infedele ma amata da Dio.
Non cerchiamo giovani, fidanzati, coppie ed utenti vari, ma fratelli con i quali camminare.
Nessuno conosce il tragitto che dovremo percorrere. Nessuno può dare indicazioni. La nostra responsabilità consiste in questo: condividere e sostenersi.
Capiterà probabilmente di perdersi, ma non temiamo. Resteremo in attesa di Colui che ha promesso di venirci a prendere caricandoci sulle sue spalle (1).
Ci disponiamo in mezzo al popolo, non abbiamo nessuno davanti. Ci facciamo condurre solo dalla preghiera e dalla compassione.
Siamo quelli della via.Potremmo incontrare il deserto, la sete e la morte. Potremmo fallire, essere derisi e presto dimenticati. Ne sarà comunque valsa la pena, perché preferiamo l’utopia del giardino di Dio alla certezza dell’inferno, costruito dall’Iniquità delle classi sociali dominanti, con il supporto delle burocrazie religiose.