silenziato per anni, Romero riconosciuto “uno dei figli migliori della chiesa”
il beato Romero: «esempio dei figli migliori della Chiesa»
Francesco in una lettera inviata a mons. José Luis Escobar, arcivescovo di San Salvador:
«seppe sentire la sofferenza del suo popolo»
Monsignor Oscar Romero «seppe guidare, difendere e proteggere il suo gregge», con «una particolare attenzione per i più poveri e marginali» fino ad «identificarsi pienamente con Colui che diede la vita per le sue pecore», nel momento della sua uccisione
È così che Papa Francesco descrive il vescovo salvadoregno oggi proclamato beato, in una lettera inviata a mons. José Luis Escobar, arcivescovo di San Salvador e presidente della conferenza episcopale locale. Questa beatificazione, scrive Bergoglio, «è motivo di grande gioia per i salvadoregni e per quanti godiamo con l’esempio dei figli migliori della Chiesa»
Francesco sottolinea che Dio «vede l’oppressione, sente le grida di dolore dei suoi figli, e accorre per aiutarli a liberarsi», e così come «un giorno scelse Mosè per guidare il popolo nel suo nome, continua a suscitare pastori che sanno pascere il loro gregge con scienza e prudenza».
«Ringraziamo Dio perché concesse al vescovo martire la capacità di vedere e sentire la sofferenza del suo popolo, e preparò il suo cuore perché lo orientasse e lo illuminasse in nome suo», scrive il Papa.
La figura di Romero, aggiunge Francesco, «ci invita alla saggezza e alla riflessione, al rispetto della vita e alla concordia», a «rinunciare alla violenza della spada, all’odio, per vivere la violenza dell’amore, la stessa che ha lasciato al Cristo inchiodato a una croce, e che ognuno fa a sé stesso per sconfiggere i nostri egoismi, perché non ci siano più diseguaglianze così crudeli fra di noi».
Il Papa auspica che «chi conosca monsignor Romero come amico nella fede, chi lo invochi come protettore e intercessore, chi ammiri la sua figura, trovi in lui la forza e l’animo per costruire il Regno di Dio, per impegnarsi a favore di un ordine sociale più equo e giusto».
Francesco sottolinea che Dio «vede l’oppressione, sente le grida di dolore dei suoi figli, e accorre per aiutarli a liberarsi», e così come «un giorno scelse Mosè per guidare il popolo nel suo nome, continua a suscitare pastori che sanno pascere il loro gregge con scienza e prudenza».
«Ringraziamo Dio perché concesse al vescovo martire la capacità di vedere e sentire la sofferenza del suo popolo, e preparà il suo cuore perché lo orientasse e lo illuminasse in nome suo», scrive il Papa.
La figura di Romero, aggiunge Francesco, «ci invita alla saggezza e alla riflessione, al rispetto della vita e alla concordia», a «rinunciare alla violenza della spada, all’odio, per vivere la violenza dell’amore, la stessa che ha lasciato al Cristo inchiodato a una croce, e che ognuno fa a sé stesso per sconfiggere i nostri egoismi, perché non ci siano più diseguaglianze così crudeli fra di noi».
Il Papa auspica che «chi conosca monsignor Romero come amico nella fede, chi lo invochi come protettore e intercessore, chi ammiri la sua figura, trovi in lui la forza e l’animo per costruire il Regno di Dio, per impegnarsi a favore di un ordine sociale più equo e giusto».