nonostante tutto sono davvero esseri umani … !
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sono esseri umani.
un semplice fatto che abbiamo dimenticato
il commento di Owen Jones apparso sul Guardian il 28 agosto scorso
Non sono esseri umani: nessuno sopporterebbe di sentir parlare di persone che affogano in continuazione. Nella migliore delle ipotesi sono statistiche terribili ma intangibili, oggetto di un po’ di sdegno prima che la banale vita quotidiana riprenda il suo corso. Per altri sono uno sciame indesiderato che la Fortezza Europa deve tenere lontano: brulicante di aspiranti sanguisughe che non meritano niente e per cui non c’è posto in Occidente. Nella gerarchia della morte, chiunque sia etichettato come “migrante” deve prendere il suo posto in qualche punto vicino al fondo. È una parola disumanizzata: per fin troppe persone è sullo stesso piano di “piccolo criminale” e chi piange i piccoli criminali?
Quando la notizia di oltre 200 profughi morti annegati al largo della Libia filtra frettolosamente tra le informazioni dei media, l’unica garanzia è che ne annegheranno altri. E quando arriva la notizia di oltre 70 profughi trovati morti su un camion in Austria – cercare di immaginare i loro ultimi istanti di vita provoca una sensazione orribile alla bocca dello stomaco – sappiamo che altri cadaveri saranno trovati in altri camion. Chi di noi vuole un trattamento più compassionevole nei confronti delle persone che fuggono da situazioni disperate non è riuscito a convincere l’opinione pubblica e il costo di questo fallimento è la morte.
Per quanti pensano che l’ostilità verso gli esseri umani provenienti da altri Paesi che hanno perduto alla lotteria della vita sia in qualche modo innata, c’è la prova del contrario. La Germania accoglie circa quattro volte più profughi della Gran Bretagna; e per ogni siriano che cerca asilo ricevuto dalla Gran Bretagna, la Germania ne prende 27. E nonostante la generosità tedesca venga paragonata con la nostra, metà dei tedeschi secondo un sondaggio si è detta favorevole a far entrare un numero maggiore di profughi.
Questa è una discussione che non può essere vinta con i numeri. Possiamo dire alla gente che chi raggiunge l’Europa non rappresenta che una minuscola parte della popolazione di profughi del mondo; che mentre dieci anni fa i Paesi in via di sviluppo ospitavano circa il 70% dei profughi oggi quella cifra è pari all’86%. Paesi di gran lunga più piccoli e più poveri di noi accolgono molti più profughi, come il Libano che ha all’interno dei suoi confini 1 milione e 300mila profughi siriani. Ma tutto questo non cambierà gli atteggiamenti della gente. Dobbiamo cambiarli con le storie, umanizzando profughi altrimenti senza volto.
A parte una minuscola porzione di sociopatici, la nostra specie è per sua natura empatica. È solo quando strappiamo l’umanità alle persone – quando smettiamo di pensarle umane quanto noi – che quella nostra natura empatica viene indebolita. Questo ci permette di accettare la miseria altrui o addirittura di infliggerla. I giornali di destra danno la caccia a notizie estreme e sgradevoli riguardanti i profughi e noi rispondiamo con le statistiche. Invece dobbiamo mostrare la realtà dei profughi: i loro nomi, i loro volti, le loro ambizioni e paure, i loro amori, e ciò da cui sono scappati.
Sì, la soluzione alla miseria globale non è liberare un piccolo numero di persone fortunate e paracadutarle in Paesi più ricchi. È necessario che l’Occidente si assuma la responsabilità dei disastri che ha contribuito a creare, come in Libia e in Iraq. Dovremmo fare pressione sui nostri governi affinché facciano di più per risolvere quelle situazioni che costringono gli esseri umani a fuggire. Alle comunità con più alto numero di migranti e di profughi dovrebbero essere destinate più risorse e sostegno. Ma fino a quando ci sarà miseria, le persone fuggiranno e una minuscola porzione arriverà fino a qui. Se vogliamo aiutarli, dobbiamo cambiare l’atteggiamento dell’opinione pubblica nei confronti dei profughi, umanizzandoli. Se non ci riusciremo, sempre più donne, uomini e bambini passeranno le loro ultime ore annegando in mare o soffocando nei camion. È proprio così. Ed è terribile.