sul primo messaggio di papa Francesco per la giornata mondiale della pace

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L’uomo dell’anno e delle carceri

così definisce papa Francesco L. Kocci in un articolo su ‘il Manifesto’ nel quale presenta il messaggio di papa Francesco per la giornata mondiale della pace evidenziando il superamento, rispetto ai due pontefici precedenti, della impostazione ‘ideologica’ dei valori irrinunciabili e di una valutazione fondamentalmente negativa della modernità, e la sottolineatura della dimensione concreta di attenzione alle povertà, compresa la drammatica situazione dei carcerati:

il manifesto”
13 dicembre 2013

Luca Kocci

 

Il primo messaggio di papa Francesco per la Giornata mondiale della pace dell’1 gennaio è un discorso di taglio prevalentemente politico e saldamente ancorato alla Bibbia.

I tanti temi economico-sociali affrontati sono infatti posti all’attenzione soprattutto dei «poteri civili» e tutti interpretati con la chiave di lettura della «fraternità» («fondamento e via per la pace»), un’immagine a cui Bergoglio attribuisce forti connotati biblici ed evangelici. E alla politica è rivolto un appello perché agisca «in modo trasparente e responsabile», creando «un equilibrio fra libertà e giustizia» e «fra bene dei singoli e bene comune», rinunciando agli «interessi di parte» che si incuneano fra cittadini e istituzioni. Inoltre, in linea con la condotta comunicativa adottata finora, il papa da un lato conferma l’abbandono dei toni da crociata sui «principi non negoziabili» – onnipresenti nei messaggi di Ratzinger, che lo scorso anno, per esempio, identificò gli «operatori di pace» con gli oppositori della «liberalizzazione dell’aborto» e i difensori della «struttura naturale del matrimonio» –, dall’altro ribadisce la sfiducia nelle «etiche contemporanee», «incapaci di produrre vincoli autentici di fraternità», perché «priva del riferimento ad un Padre comune».

Fatta questa premessa, il messaggio riprende molti dei contenuti espressi da Bergoglio nel suo pontificato (9 mesi proprio oggi) e affronta una serie di nodi sociali. A partire dalla critica al neoliberismo, come aveva già fatto nella esortazione apostolicaEvangelii gaudium, dove aveva affermato che «questa economia uccide». E al suo corollario della «speculazione finanziaria, che spesso assume caratteri predatori e nocivi per interi sistemi economici e sociali». «Il succedersi delle crisi economiche – scrive Francesco nel messaggio per la Giornata della pace – deve portare agli opportuni ripensamenti dei modelli di sviluppo economico e a un cambiamento negli stili di vita». Livello politico, quindi, e livello personale. Si riduce la «povertà assoluta» ma aumenta la «povertà relativa, cioè le diseguaglianze tra persone e gruppi che convivono in una determinata regione o in un determinato contesto storico-culturale». Allora, chiede Bergoglio, sono necessarie politiche che riducano la «sperequazione del reddito» e «promuovano il principio della fraternità, assicurando alle persone, eguali nella loro dignità e nei loro diritti fondamentali, di accedere ai “capitali”, ai servizi, alle risorse educative, sanitarie, tecnologiche».

Alle guerre è dedicato uno dei passaggi centrali del messaggio del papa, che denuncia – come aveva già fatto nei giorni in cui la crisi siriana era all’apice – il ruolo fondamentale degli armamenti nella genesi e nello svolgimento dei conflitti. «Rinunciate alla via delle armi e andate incontro all’altro con il dialogo, il perdono e la riconciliazione per ricostruire la giustizia», scrive Bergoglio. «Tuttavia, finché ci sarà una così grande quantità di armamenti in circolazione come quella attuale, si potranno sempre trovare nuovi pretesti per avviare le ostilità», per cui rilancio l’appello «in favore della non proliferazione delle armi e del disarmo».

La «fraternità» è avversata anche dalla «corruzione, oggi capillarmente diffusa», e dalle «organizzazioni criminali», «tanto più quando hanno connotazioni religiose». Bergoglio non lo dice esplicitamente, ma pare evidente il riferimento alle mafie di casa nostra, permeate di cattolicesimo persino nella loro simbologia. E da tanti altri mali sociali: la «devastazione delle risorse naturali», lo «sfruttamento del lavoro», la «prostituzione che ogni giorno miete vittime innocenti», il «traffico di esseri umani» – denunciata anche nel discorso rivolto ieri mattina ai nuovi ambasciatori presso la Santa sede –, la «tragedia spesso inascoltata dei migranti sui quali si specula indegnamente».

La conclusione del messaggio di Bergoglio, anche questo non è un tema nuovo, è per le «condizioni inumane di tante carceri, dove il detenuto è spesso ridotto in uno stato sub-umano e viene violato nella sua dignità di uomo, soffocato anche in ogni volontà ed espressione di riscatto». La Chiesa e il volontariato fanno molto, aggiunge il papa, ora tocca anche ai «poteri civili». Un viatico per la prossima marcia per l’amnistia, la giustizia, la libertà promossa dai Radicali il giorno di Natale che partirà proprio da San Pietro.