superare una teologia mummificata e lontana dalla vita – se lo dicono anche i vescovi italiani …

monsignor Galantino:

la teologia deve

“uscire,

annunciare,

abitare,

educare e

trasfigurare”

Galantino

“Uscire dall’autoreferenzialità; annunciare la credibilità della fede che la informa; abitare spazi civili e sociali dai quali spesso si trova marginalizzata; educare a uno sguardo attento e critico sul ‘Dio per l’uomo’, sull’uomo stesso e sul mondo; trasfigurare la speculazione e il pensiero stesso per farne voce di una bellezza quasi sacramentale: quella della Parola che risuona, incessantemente, nelle parole umane”. Concludendo il suo intervento all’incontro di apertura del ciclo annuale di conferenze della Pontificia Università Gregoriana, monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, ha preso in prestito le cinque “vie” del Convegno ecclesiale nazionale di Firenze per declinare il ruolo della teologia nella cultura contemporanea. “La teologia – la sua tesi di fondo – ha pieno diritto di parola in quella delicata operazione che è la legittimazione di un umanesimo in cui vi sia spazio per ricomporre i molti tratti di un’umanità dispersa nell’unico mosaico del volto di Cristo”. “Non si tratta di un’operazione ideologica o mossa da tendenze proselitistiche, né è in discussione la rispettabilità di opinioni e fedi diverse”, ha puntualizzato il vescovo: “Ad essere implicata è piuttosto la plausibilità di un pensiero cristiano sul fatto umano”

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