LA VOSTRA PACE SCENDERA’ SU DI LUI
commento al vangelo della domenica quattordicesima del tempo ordinario (3 luglio 2016) di p. Alberto Maggi:
Lc 10,1-12,17,20
In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».
Dopo il fallimento della missione dei dodici che sono troppo permeati di ideologia nazionalistica religiosa, del successo, della primazia di Israele che avrebbe dovuto sottomettere tutti gli altri popoli, Gesù ci riprova e cambia gli inviati. Leggiamo.
Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue. Perché questo numero? Nel libro della Genesi, al capitolo 10, i popoli pagani conosciuti al tempo sono proprio settantadue. Quindi questi provengono dal paganesimo. In realtà vengono dal mondo della Samaria dove Gesù recluta questi inviati.
E li inviò a due a due (una comunità) davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi. Quindi dopo il fallimento dei dodici Gesù riprova con altri non legati a questa ideologia nazionalista.
Diceva loro: “La messe è abbondante”. La risposta all’annunzio della buona notizia è una messe abbondante. “Ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe!” Le parole di Gesù sono un invito a prendere coscienza che c’è bisogno della collaborazione di tutti. Purtroppo nella tradizione religiosa queste parole sono state limitate, riservate, quindi facendo loro perdere tutta la sostanza, alle vocazioni religiose.
Come se Gesù avesse pensato a chiedere di inviare preti, frati e suore. Nulla di tutto questo. Divenire operai della sua messe è un invito rivolto a tutti. Tutti devono collaborare all’annunzio della buona notizia di Gesù. Non ci sono categorie speciali, non ci sono categorie riservate. Poi Gesù dà delle indicazioni.
“Vi mando come agnelli in mezzo a lupi”, quindi Gesù avverte dell’ostilità della società, specialmente della società religiosa che si vede minacciata dall’annuncio di questa buona notizia, di un rapporto diverso con Dio.
Poi Gesù invita ad avere piena fiducia nelle persone. “Non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada”. L’urgenza di questo lavoro di annunzio della buona notizia è talmente importante che bisogna non osservare queste regole. Poi Gesù dà un’indicazione importante, “In qualunque casa entriate”. Dobbiamo sapere che nella cultura dell’epoca non era lecito, come dice Pietro, per un Giudeo unirsi o incontrarsi con persone di altra razza. Era impensabile che un ebreo entrasse in casa di un pagano.
Gesù dice: “Non abbiate di questi scrupoli, non abbiate queste regole”. “In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Non è un invito “La pace sia in questa casa”, ma è un dono. Il discepolo è lui un dono di pace, cioè di felicità.
“Se vi sarà un figlio della pace”, cioè una persona in sintonia con questa pace, “la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi”. Quindi non è persa se c’è il rifiuto. Poi Gesù torna ad insistere, si vede che era un problema, e in realtà lo è anche oggi. “Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno”. Non avere scrupoli religiosi, non fare i difficili, non richiedere un particolare trattamento per motivi religiosi o ideologici.
“Perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa.” E poi Gesù insiste: “Non passate da una casa all’altra.” Non fate i difficili se qui non ci sono quelle osservanze religiose o meno. E Gesù torna ancora ad insistere: “Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto”. E’ strana questa insistenza di Gesù sul non fare i difficili. E’ un tema molto molto attuale, ancora oggi ci sono persone che per ideologie, modalità o per mode, hanno delle difficoltà alimentari, non mangiano certi cibi, scartano degli altri. E mettono in difficoltà.
Gesù dice: “Nulla di tutto questo. Mangiate quello che vi sarà offerto, anche se quello che vi viene offerto non rientra nel vostro menu ideale. “Curate”, non guarite, “i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. La società alternativa ha come effetto il benessere anche fisico delle persone. Poi Gesù avverte: “Può darsi che nella società non vi accolgano, non importa, non perdete tempo”.
Questa espressione di Gesù: Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi”, era quello che si faceva nella terra pagana. Non si poteva, entrando in Israele, portare nulla del mondo pagano, che era impuro, allora si scuotevano i sandali. Qualcuno non accoglie questo dono di pace, ebbene sono come i pagani, non perdete tempo. Si vede che non ci sono le condizioni necessarie per accogliere questa novità del regno.
Ebbene, ecco la conclusione. I settantadue, a differenza del ritorno dei dodici che fu senza allegria, tornarono pieni di gioia, dicendo: “Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome”. Sono riusciti a liberare gli uomini dalle false ideologie.
Ed ecco l’espressione di Gesù. Egli disse loro: “Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore”. A quel tempo Satana stava nei cieli e nella corte divina, come dice il Libro di Giobbe, ed era una sorta di ispettore generale. Lui scendeva sulla terra, spiava gli uomini per poi accusarli presso Dio. Ebbene, con l’annunzio della buona notizia di Gesù, cioè un Dio che amore, un Dio che è benevolo verso gli ingrati e i malvagi, un Dio che non premia più i buoni e castiga i malvagi, come la religione presentava, ma un Dio che a tutti, indipendentemente dal loro comportamento, comunica e offre il suo amore, il ruolo del Satana non ha più ragione di esistere.
L’autore dell’Apocalisse commenterà poi: E’ stato precipitato l’accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte. Allora Satana ha perso il suo ruolo, ecco perché è stato precipitato sulla terra. E poi Gesù assicura che questo annunzio di vita e questi annunziatori di vita saranno più forti di tutti gli ostacoli, di tutte le difficoltà che potranno trovare.
Lo fa secondo il linguaggio figurato dell’epoca “Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni”, quelli che hanno il veleno in sé e che possono avvelenare, “E sopra tutta la potenza del nemico, nulla vi potrà danneggiare”. Quindi Gesù assicura alla comunità dei credenti che, quando si è portatori di un annunzio di vita, ma si è portatori perché si è accolta questa vita e la si trasmette agli altri, non c’è nulla che possa danneggiarli e che possa fare loro del male.