il ‘nuovo anno’ a Lucca non è un ‘anno nuovo’: porta con sé ancora troppa vecchia spazzatura razzista

è Joshua il primo nato del 2016 al San Luca

porta il nome di Gesù e anche gli assomiglia, il bambino Joshua che è nato per primo nella notte che saluta l’anno 2015 e ci proietta nel 2016 che chiamiamo ‘anno nuovo’ ma sembra trascinare con sé i tratti vecchi, troppo vecchi, dell’intolleranza e del razzismo …

è l’innocenza e la bellezza incarnata Joshua, precisamente come Gesù bambino che tutti hanno celebrato in questi giorni natalizi, ha però, suo malgrado, un difetto: i suoi genitori hanno il grosso difetto, colpa e torto di essere ‘sinti’ e questo diventa un marchio negativo per lui che da dono grande all’umanità intera come dovrebbe esserlo ogni bambino che nasce e accogliamo nello stupore e gratitudine immensa, diventa immediatamente un peso insopportabile e ‘una  bocca in più da sfamare’

 qui sotto l’espressione della gioia immensa dei genitori con le loro dichiarazioni documentate dai media di ‘Lucca in diretta’ e la giusta  durissima reazione negativa a tanta insensibilità e cretineria da parte di Michele Sarti Magi del Comitato Scolastico Lucchese:

“Sono disgustato e schifato dai commenti postati sui social network da alcuni cittadinilucchesi riguardo la nascita di Joshua, il primo bambino nato nel 2016 al San Luca di Lucca. Commenti razzisti e offese gratuite alla dignità della famiglia e del bambino stesso. L’invito che faccio alla famiglia è quello di querelare per diffamazione queste persone”

 

 

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“Il nostro bambino è la nostra speranza per il futuro”

mamma e papà se lo tengono stretto nel reparto di ostetricia dell’ospedale San Luca dove Joshua ha visto la luce nella notte di Capodanno, alle 2,25 esatte. E’ lui il primo nato del 2016 tra la Lucchesia e la Valle del Serchio: ha emesso il primo vagito a poco più di due ore dallo scoccare della mezzanotte. E’ un bellissimo bambino del peso di 3 chili e 80 grammi, già l’orgoglio dei due genitori lucchesi e giovanissimi: Diego Balestra e Giada Satori, entrambi di 19 anni. In cerca di un lavoro, hanno accolto questa nascita invero molto attesa con grande entusiasmo.

“E’ un’emozione bellissima – racconta la mamma dal letto di ospedale -: sono felice, il mio bambino è stupendo. E’ molto particolare sentirsi la prima mamma del 2016 a Lucca”. “Non abbiamo ancora trovato un lavoro – racconta papà Diego – ma questo figlio per noi rappresenta anche la speranza nel futuro. E’ stato bellissimo vederlo nascere e non sono riuscito a chiudere quasi mai occhio stanotte”. Una benedizione per una giovanissima coppia che è già un primato che resterà scolpito sul calendario del 2016. E anche quest’anno Lucca batte Barga, dove nella notte e in mattinata non si sono registrate nascite.

 

la giusta indignazione di Sarti Magi

“Indignato dalle offese razziste”

“Sono disgustato e schifato dai commenti postati sui social network da alcuni cittadinilucchesi riguardo la nascita di Joshua, il primo bambino nato nel 2016 al San Luca di Lucca. Commenti razzisti e offese gratuite alla dignità della famiglia e del bambino stesso. L’invito che faccio alla famiglia è quello di querelare per diffamazione queste persone”. A dirlo è Michele Sarti Magi del Comitato Scolastico Lucchese che così commenta: “Queste persone, incredibilmente stomachevoli e prive di dignità – dice – si sono permesse di offendere questo splendido bambino con commenti deprimenti del tipo “un altro zingaro da mantenere”. Parole gravissime a mio avviso. Il fenomeno del razzismo purtroppo esiste, accompagnato da quello dell’ignoranza. Queste persone si sono dimostrate veramente primitive nel dire quelle cose e dovrebbero chiedere scusa pubblicamente. I genitori di Joshua hanno ricevuto, secondo me, il regalo più bello che gli potesse mai capitare e per lo più è il primo bambino dell’anno. Quello che voglio ricordare a tutti è che Joshua è un bambino appena nato, inerme. Che colpa ha? Cosa ha fatto per meritarsi ingiurie e offese di questo livello? E’ questa l’accoglienza che diamo ai nascituri?”.
“Si devono vergognare – conclude Sarti Magi – le persone che non arrivano con il proprio micro-cervello a capire una macro-meraviglia come la vita. Non siamo cittadini di noi stessi, ma siamo cittadini del mondo. Miglioriamo il mondo per tutti i nostri figli e auguriamo un meraviglioso anno anche al piccolo Joshua”.




2014 anno nuovo?

 

 

2014

“Comincia un anno nuovo. Se solleviamo lo sguardo incontriamo orizzonti appesantiti da grosse

nuvole che minacciano tempesta. Che fare? Arrendersi, scappare, deprimersi, disperare? La

tentazione c’è, ma pure qualcosa ci dice che dobbiamo dare un calcio ai lamenti e ai mugugni se

vogliamo entrare nell’anno nuovo col piede giusto”

così D. Maraini che ci invita, nonostante tutto a guardare con speranza al futuro e al nuovo anno che oggi inizia; ha delle parole convincenti:

2014 anno nuovo

Quando la speranza ci fa rischiare

 

di Dacia Maraini

in “Corriere della Sera” del 31 dicembre 2013

 

Comincia un anno nuovo. Se solleviamo lo sguardo incontriamo orizzonti appesantiti da grosse

nuvole che minacciano tempesta. Che fare? Arrendersi, scappare, deprimersi, disperare? La

tentazione c’è, ma pure qualcosa ci dice che dobbiamo dare un calcio ai lamenti e ai mugugni se

vogliamo entrare nell’anno nuovo col piede giusto. Vogliamo cominciare con una parola desueta e

impopolare? Una parola screditata perché apparentemente morbida e fragile. Ma che pure ha un

cuore di ferro. La parola speranza. Che ad alcuni suscita un risolino beffardo, ad altri uno sbadiglio

di noia. Ma pure bisogna riconoscere che senza speranza la realtà la si imbalsama come fosse un

corpo morto. Un corpo dal cervello piatto che, nell’euforia dell’onnipotenza tecnologica, teniamo in

vita pompando sangue dentro vene inerti.

2014 fiorito

Ma davvero è quello che vogliamo? Eraclito, che non era certo un ottimista, diceva che «senza

speranza è impossibile trovare l’insperato». Sperare infatti non vuol dire mettersi a braccia conserte

ad aspettare la manna dal cielo, ma rimboccarsi le maniche e darsi da fare. «Se ti trovi davanti due

strade», scrive Terzani, «una che va in su e una che va in giù, prendi sempre quella che sale». La

discesa è più facile, certo, ma di solito ti porta in un buco. Andare in salita è faticoso, ma è una sfida

e ti porta in alto. Pur sapendo che la speranza, come dice Bernanos, è piena di rischi. È addirittura

«il rischio dei rischi». Ma se non rischi e ti fermi impaurito, alla fine sarai travolto. Perché, come ci

suggerisce quella piccola cosa poetica che è l’orologio, tutto corre e si muove e chi resta fermo

viene spazzato via dalla gran scopa della storia. «La speranza è una cosa dotata di ali», pare di

sentire la voce maliziosa e intelligente di Emily Dickinson, «che mette su casa nello spirito e canta

un canto senza parole e non si ferma mai». Con quel poco di voce che ci è rimasta, ci tocca cantare,

se vogliamo che qualcosa in noi voli. Il pericolo della stasi, suggerisce Naomi Klein, sta nel creare

vuoti. «La politica odia il vuoto. Se non è pieno di speranza, qualcuno lo riempirà di paura». E la

paura fa sognare draghi dalle mille teste che soffiano fuoco. Per tagliare quelle teste, ci armiamo e

partiamo verso guerre inutili e micidiali. La paura arma la mano del razzista, del fanatico, del

guerrafondaio.

Faccio gli auguri alle persone che sanno sperare, come suor Rita e le sorelle di Casa Rut che

raccolgono le prostitute minorenni per le strade di Caserta, come gli organizzatori del teatro del

carcere di Latina guidate dal generoso Giorgio Maulucci, come il magistrato Di Matteo che sfida la

mafia e le sue minacce oscene, come a tutti coloro che, anziché nascondersi dietro il luogo comune

«tanto non c’è niente da fare, tanto sono tutti uguali», prendono per mano la vita come fosse un

bambino e si incamminano verso una salita impervia con cuore allegro