viaggio negli Usa
ora papa Francesco spaventa il Pentagono
il pontefice durante il viaggio negli Usa potrebbe chiedere il bando degli arsenali nucleari, finora tollerati dalla Chiesa
mentre si prepara un piano di riarmo da mille miliardi
la visita di Francesco negli Stati Uniti adesso comincia a preoccupare anche il Pentagono. Perché nell’alba di una nuova guerra fredda, il Papa potrebbe chiedere di eliminare una volta per tutte la peggiore eredità del vecchio confronto tra Washington e Mosca: le armi nucleari. Un allarme rosso dei generali e delle aziende militari che adesso si è materializzato sulla homepage di Defense One , il sito specializzato ampiamente sponsorizzato dai colossi bellici americani, che ha affidato però la materia a due esponenti di una fondazione pacifista
La direzione presa da Bergoglio è chiara: oggi gli arsenali atomici non hanno più giustificazione. Non sono moralmente accettabili, non servono a mantenere la pace e costituiscono solo una minaccia per l’umanità. È una linea che rompe la posizione della Santa Sede dell’ultimo mezzo secolo. Da Giovanni XXIII in poi, il Vaticano ha sempre denunciato l’orrore di queste armi, tollerandole però in nome della deterrenza reciproca che ha dominato il mondo prima della caduta del Muro di Berlino: nessuno era disposto a usare ordigni atomici nel timore che la ritorsione causasse un disastro globale. Era l’equilibrio del terrore, che garantiva la pace grazie al pericolo dell’apocalisse planetaria. Quella della Chiesa era presentata come «un’accettazione provvisoria, a condizione che fosse un passo verso il progressivo disarmo», come recitano i documenti ufficiali.
Da mesi, invece, il Vaticano di Bergoglio ha intensificato i messaggi che spingono verso il bando totale degli ordigni. A dicembre una nota ha precisato che «il deterrente nucleare e la minaccia di distruzione reciproca non possono essere la base di un’etica di fraternità e convivenza pacifica tra i popoli e gli Stati». E la scorsa settimana, in un intervento scritto l’arcivescovo Paul Richard Gallagher, segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, è stato ancora più diretto, dichiarando che le finalità degli arsenali atomici erano ormai scomparse e «oggi rischiano di essere usati in un modo che può causare gravi conseguenze umanitarie. Bisogna infine riconoscere che il possesso di armi atomiche, anche se per scopi di deterrenza, è moralmente problematica».
Non è una questione remota. Negli Stati Uniti si sta discutendo un piano di investimenti colossali, pari a mille miliardi di dollari, per modernizzare la triade di sistemi nucleari del Pentagono: missili lanciati da aerei, sottomarini e silos sotterranei. L’aggressività di Putin in Ucraina è servita da pretesto per varare nuovi progetti, intorno ai quali si sta costruendo un’intesa tra colossi industriali e vertici delle forze armate.
Questo apparato mostruoso secondo il pontefice non solo ha costi inaccettabili ma non risponde più alla difesa «dalle minacce nei confronti delle nazioni e dell’umanità». Insomma, mentre Washington sembra ancorata alla visione della vecchia guerra fredda, Francesco pone il problema in termini etici e strategici nuovi. Sapendo che nella base cattolica americana il tema è molto sentito: in questo momento ci sono suore e religiosi in carcere per avere condotto proteste choc, penetrando nelle basi dei missili atomici per manifestare concretamente la missione pacifista.
Il presidente Obama dal canto suo si è personalmente dichiarato contrario agli arsenali atomici. Nel 2009 ha detto «chiaramente e con convinzione l’impegno dell’America per raggiungere la pace e la sicurezza di un mondo senza armi nucleari». Permettendo però i programmi del Pentagono per rilanciare la corsa alle testate al plutonio. E adesso sulla scena compare la figura di Francesco, che ha una popolarità molto forte negli States.
Una volta Stalin chiese con disprezzo: «Quante divisioni ha il papa?». Oggi si stima che più di 130 deputati, 25 senatori, il vicepresidente e un quarto della popolazione statunitense siano cattolici. E che un intervento di Bergoglio possa mobilitare la Chiesa americana verso una posizione veramente pacifista.