lettera dei bambini al sindaco di Milano per intercedere per la loro compagna di classe
Al Sindaco di Milano, Giuliano Pisapia
Gentile signor sindaco,
siamo i bambini della classe 3A della scuola elementare “Russo-Pimentel” e vorremmo parlarle del problema di una bambina, Elyson.
Elyson è una nostra compagna che vive nel campo di via Idro. Là ha la sua casa, i suoi cagnolini, Nebbia e Fiocco, e un grande pino che il suo nonno aveva piantato quando si erano stabiliti lì, più di 25 anni fa.
Prima delle vacanze la maestra ci ha chiesto cosa desideravamo per Natale. Ognuno di noi ha detto cosa aveva scritto nella letterina a Babbo Natale, ma poi Elyson si è messa a piangere e così abbiamo saputo che lei stava passando un brutto Natale perché doveva abbandonare la sua casetta e andare a vivere in un container.
Noi abbiamo capito che un container è una specie di grande scatola di metallo…ma Elyson non è una bambola che può stare in una scatola!Elyson è una compagna gentile, generosa, sempre sorridente e amichevole.Fin dalla prima è diventata la compagna preferita di Christopher, un nostro compagno speciale che non parla, ma che sta volentieri con lei.E quindi se Elyson se ne va, come potrà fare Christopher a stare con noi senza il suo aiuto? Anche lui soffrirà tantissimo!
La nostra classe è come un puzzle: ogni tanto si ingrandisce perché si uniscono nuove tessere, ma se nee perdiamo una, il puzzle non potrà più essere completo.
Abbiamo imparato che nessuno può vivere da solo e allora uniamo le nostre forze e le nostre voci per chiederle di lasciare Elyson e gli altri bambini del campo nelle loro case almeno finché non ce ne sarà un’altra pronta, ma vicina alla scuola, in modo che Elyson possa continuare a crescere con noi.
Signor sindaco ci aiuti, per favore, a mantenere unito il puzzle della nostra classe.
I compagni di Elyson
Sashmitha, Alessandro, Margherita, Jun Jie, Joele, Sarah, Sagar, Davide, Gaia, Biva, Paolo, Dian, Nika, Sunnane, Clyde, Youssef, Virginia, Marim, Mohamed, Lovely, Arthur, Nicole, Christopher.
Campo rom di via Idro, contro lo sgombero appello delle famiglie: 1000 firme
alcune famiglie rom sono presenti in via Idro da 26 anni e chiedono: “Prima di essere trasferiti vogliamo soluzioni concrete di inserimento abitativo e lavorativo per gli abitanti”
Al sindaco di Milano Giuliano Pisapia e all’assessore alla Sicurezza Marco Granelli chiedono “di non sgomberare il campo di via Idro finchè non siano definite le soluzioni concrete di inserimento abitativo e lavorativo per gli abitanti. Di mantenere la dignità e di non essere costretti di iniziare la vita da capo perdendo tutto. Solo allora la chiusura del campo di via Idro, come di ogni altro campo, può avere un senso: dare una prospettiva di inclusione sociale e di miglioramento delle condizioni di vita delle persone”. Nell’appello, sostenuto dalla Consulta rom e sinti di Milano, si legge: “Il superamento dei campi rom deve essere una decisione condivisa e concordata con le famiglie rom e deve essere una scelta con l’obiettivo di migliorare le condizioni di vita delle famiglie non di peggiorarle. Non si può ridurre alla chiusura del campo e alla deportazione nei centri temporanei senza nessuna certezza per il futuro loro e dei nostri figli”.
Continuano gli abitanti di via Idro, denunciando l’aspetto economico dello sgombero preannunciato: “Abbiamo seri dubbi che questi percorsi possano realizzarsi in un anno visti i precedenti con molte altre famiglie ospitate già in questi centri che non hanno avuto nessun percorso e sono finite per strada. Non si capisce poi perché questi percorsi non vengono effettuati direttamente dal campo nel quale le persone hanno già una loro casa evitando tra l’altro anche i costi di permanenza nei centri comunali”. “Il Comune di Milano – concludono – ha speso quasi 6 milioni di euro di soldi pubblici negli ultimi 3 anni e questi soldi non hanno portato nessun miglioramento per le comunità rom di Milano perchè sono stati usati esclusivamente per gli sgomberi, per i Centri di emergenza sociale e per la loro gestione”.
Tutti contro? Tutti a favore!
Per molti decenni tutti hanno promosso, sostenuto e gestito il sistema dei campi nomadi, che hanno prodotto un disastro per la minoranza romanì.
Da alcuni anni TUTTI, con modalità diverse, dichiarano di essere contrari ai campi nomadi, ma percorsi concreti per migliorare le condizioni abitative delle famiglie rom e sinte che vivono nei campi nomadi non si vedono.
Molte denunce, tutti bravi e tutti buoni. Fatti concreti nessuno.
A Milano tra qualche giorno sarà sgomberato il campo nomadi di Via Idro, dove vivono da circa 30 anni un centinaio di persone rom, cittadini italiani, (circa 24 famiglie).
Come soluzione alternativa il Comune di Milano mette a disposizione di ogni nucleo famigliare per un anno un container tra i 12 o 15 metri quadri, nei Centri di emergenza sociale e nei Centri di autonomia abitativa.
Dopo questa scelta del Comune di Milano, confermato da un ricorso al TAR, in rete circola una petizione per fermare lo sgombero del campo nomadi di Via Idro e ci poniamo alcune domande, convinti che le problematiche si risolvono con proposte di strategie ed azioni concrete dotate di senso e di contesto.
1) Fermare lo sgombero per fare cosa?
2) Perchè dopo 30 anni queste famiglie rom, cittadini italiani, vivono ancora in pessime condizioni abitative?
3) Quali progetti le associazioni milanesi hanno promosso, sostenuto ed attivato in questi 30 anni per le famiglie rom del campo di Via Idro a Milano e perchè le condizioni di vita non sono migliorate?
4) Se ogni singola associazione di Milano (che si occupa di rom) avesse preso a carico 03 famiglie rom, ed attivato un corretto percorso di sicurezza abitativa, finalizzata alla normalità ed autonomia, utilizzando ANCHE i servizi del territorio e le risorse di famiglie rom, nell’arco di pochi anni il campo nomadi di Via Idro a Milano si sarebbe auto-sgomberato?
5) Ha un senso continuare a far vivere queste famiglie in pessime condizioni abitative?
6) A chi è utile difendere la pessima condizione in cui vivono le famiglie rom di Via Idro a Milano?
Abbiamo documentato che i campi nomadi si auto-sgomberano con processi di community welfare e con la partecipazione attiva e qualificata dei rom, specifica e non esclusiva. Perchè non è difficile vedere le difficoltà di un welfare concentrato sui bisogni materiali ed intorno alle istituzioni, dover far fronte a bisogni immateriali collocati dentro le comunità e le cui origini sono nel legame comunitario e con la fragilità della società civile.
La Fondazione romanì Italia non condivide la petizione promossa per lo sgombero del campo nomadi di Via Idro a Milano per i contenuti demagogici, buonisti ed assistenziali, per l’assenza di una proposta politica strategica ed azioni concrete dotate di senso e di contesto, utili alle famiglie rom di Via Idro, oltre che alla minoranza romanì.
La soluzione adottata dal Comune di Milano per le famiglie rom del campo di Via Idro non è adeguata, anche se porta verso un piccolo e provvisorio miglioramento delle condizioni abitative, ma potrebbe essere l’inizio di un corretto percorso di sicurezza abitativa e di integrazione culturale, finalizzati alla normalità ed autonomia, se il Comune di Milano metterà in atto un VERO processo di community welfare con la partecipazione attiva e qualificata di rom, specifica e non esclusiva; altrimenti sarà l’ennesima iniziativa destinata a fallire e quindi a radicalizzare ancora i pregiudizi verso la minoranza romanì e sperperare denaro pubblico.
Fondazione romanì Italia
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