“siamo forse diventati bestie feroci?”
Verso i migranti “siamo forse diventati bestie feroci?”
di Michel Bavarel
in “www.cath.ch” dell’8 novembre 2014 (traduzione: www.finesettimana.org)
Ginevra: “Frontières: halte à la déshumanisation” (Frontiere, alt alla disumanizzazione), questo era il tema della giornata organizzata venerdì 7 novembre 2014 a Ginevra all’Espace solidaire Pâquis. L’evento era posto sotto il patrocinio dell’Institut romand de systématique et d’éthique, della Chiesa cattolica e di Agora, la cappellania ecumenica per i richiedenti asilo.
Di fronte al diffondersi di atteggiamenti negativi verso i migranti, il frate francescano Alain Richard, iniziatore dei “Cerchi del silenzio”, ha posto l’interrogativo: “Siamo forse diventati bestie feroci?”. È toccato a Bernard Rordorf, professore onorario della Facoltà di teologia di Ginevra, aprire la giornata. “Siamo tutti discendenti di migranti, se non addirittura migranti noi stessi”, ha subito ricordato il pastore, prima di mettere in parallelo il diritto storico di un popolo sul suo territorio e il diritto all’ospitalità. oggi in Europa l’immigrazione è trattata come una minaccia “Non si può volere la pace e rifiutare l’ospitalità. Ma oggi, in Europa, si tratta l’immigrazione come una minaccia. Ne deriva una politica securitaria per proteggersi. È nefasto. Mantiene il sogno perverso di una società omogenea, mentre c’è vita solo nello scambio. E provoca una regressione morale. Certo, l’accoglienza non è priva di problemi, ma la xenofobia ci conduce ad accettare la morte di migliaia di persone nel Mediterraneo e altrove. Perdiamo il senso del valore di una vita umana”. Cristina del Biaggio, dottoressa in geografia a Ginevra, ha poi spiegato come questa politica securitaria si materializzi sul campo. Sui 250.000 chilometri di frontiere esistenti sul pianeta, più del 10% sono chiuse da muri. “C’è una differenza tra una frontiera e un muro che nasconde l’altro lato”, sottolinea la geografa. Si sono anche create una moltitudine di “giungle”, come a Calais, dove si aspetta di passare altrove, per giorni o settimane se si ha denaro, molto più a lungo se se ne ha poco o non se ne ha. Persone in cerca di rifugio conoscono così dei “percorsi prolungati”, spesso fonte di ulteriori pericoli. le frontiere dell’Europa sono tra le più micidiali Le frontiere dell’Europa sono tra le più micidiali, ha sottolineato Cristina Del Biaggio. Infatti, si tratta di una tripla barriera. Una pre-frontiera a nord dell’Africa, la frontiera in quanto tale e i luoghi di detenzione dei migranti che sono riusciti a penetrare nello spazio Schengen e che si vuole espellere. Marie-Claire Kunz, giurista al Centre social protestant (CSP) a Ginevra, ha parlato di un ulteriore muro, quello legale e amministrativo, contro cui si scontrano i richiedenti asilo. Anche se le disposizioni in materia sono state fissate dalla Convenzione di Ginevra nel 1951, non esiste nessun tribunale per verificare la loro applicazione. Unico ricorso, gli organismi internazionali nell’ambito dei diritti umani. una cura di umanizzazione
Dopo aver ascoltato parole di migranti, commosse e commoventi, i partecipanti a questa giornata hanno ascoltato una specialista dell’argomento, la politologa e sociologa francese Catherine Withol de Wenden. All’inizio del XX secolo, era difficile per la gente comune uscire dal proprio paese, ma facile per l’élite entrare senza passaporto, un po’ ovunque. Oggi, è facile uscire, ma, per gran parte della popolazione, difficile entrare in altri paesi, se mancano i visti. Ciò non toglie che i migranti circolino in tutti i sensi, sia da Sud a Sud, che da Nord a Nord, o da Sud a Nord e da Nord a Sud. Vi sono pensionati che vanno a cercare un’esistenza gradevole e poco costosa in paesi caldi, o giovani in cerca di lavoro. Esiste una contraddizione tra la facilità con cui
circolano le merci e i capitali, e gli ostacoli che vengono messi agli spostamenti delle persone più povere. Tale “proibizione” genera un’economia illegale molto diffusa, cioè quella dei passatori. la xenofobia mette in pericolo la nostra umanità Di fronte al modo in cui sono trattate le persone che non possiedono un documento di soggiorno, “abbiamo bisogno di una cura di umanizzazione, perché la xenofobia mette in pericolo la nostra umanità”, ha avvertito Alain Richard. “Siamo forse diventati bestie feroci? Così come si allenano sportivi o musicisti, noi dobbiamo allenarci a fare atti di umanità, a manifestare il nostro rispetto agli stranieri”, ha insistito. “Se li considero come se fossero cose, degrado anche me stesso”. Per questo, si tratta di aver fiducia nella non-violenza. È la filosofia alla base dei “Cerchi del silenzio”, iniziati dal francescano che, dopo aver fatto il primo “cerchio” a Ginevra nel gennaio 2011 , è tornato per il ventesimo, sabato 8 novembre. È stato contento di vedere che il movimento continua, ma, con tutta la forza di convinzione dei suoi 90 anni, ha chiesto alle persone riunite sul sagrato della chiesa del Sacro Cuore “di intensificare la loro azione facendo crescere l’umanità in loro”. Ricordiamo che i “Cerchi del Silenzio” fondati nel 2007, sono riunioni di persone che denunciano le condizioni di detenzione delle persone senza documenti di soggiorno. In sette anni, i “Cerchi del silenzio”, si sono diffusi in diverse città francesi e in Europa (Spagna, Italia, Svizzera, Inghilterra, ecc.).