“quelle bidelle rom non le vogliamo”
Cagliari, mamme in rivolta per due bidelle rom: “Non le vogliamo a scuola coi nostri figli”
Succede a Monserrato, vicino a Cagliari. Le due nomadi sono inserite in un progetto di formazione professionale e integrazione finanziato con risorse europee. Il sindaco assicura che le mamme a protestare sono poche, ma sono gesti che: “vanno sicuramente condannati”.
resoconto dal “quotidiano.net”:
Cagliari, 1 novembre 2014
Nella scuola lavorano due bidelle rom e i genitori degli alunni si ribellano: “I nostri bambini non frequenteranno mai istituti dove lavorano due che provengono da un campo nomadi”, hanno protestato indignate una quarantina di mamme. Succede a Monserrato, centro di 22mila abitanti limitrofo a Cagliari, dove decine di cittadini si sono rivolti al sindaco Gianni Argiolas per chiedere spiegazioni contestando la presenza delle due donne anche perché “non era inserita nel Piano di offerta formativa…”.
Il caso, riportato da un quotidiano locale, vede come protagoniste Vasvja Severovic – vedova con sei figli, fotografata sorridente affianco a una lavagna – e l’amica Sena Halilovic.
Le due donne sono state inserite in un progetto di formazione professionale e integrazione finanziato con risorse europee ottenute dalla Fondazione Anna Ruggiu che le ha proposte al Comune per un percorso di lavorativo per l’inserimento sociale. “Essendo al corrente delle carenze di organico nelle scuole elementari e medie”, ha spiegato all’Agi il primo cittadino di Monserrato, “ho chiesto al preside di far lavorare le due donne per un mese. Ma oltre che nelle scuole, verranno impiegate in altri settori dell’amministrazione per far conoscere loro il mondo del lavoro ai fini della loro integrazione”.
Contro questa scelta si sono schierate decine di mamme, solo una minoranza delle quali – ha voluto sottolineare il primo cittadino – hanno riproposto i peggiori stereotipi razzisti: “Non le vogliamo perché sono sporche, puzzano, fanno paura ai bambini e si vestono in modo strano con quelle gonne lunghe…”. Il sindaco assicura che si tratta di pochi casi che, però, “vanno sicuramente condannati”. Nel frattempo il progetto – che coinvolge anche il centro limitrofo di Selargius dove viene ospitato un altro campo rom – va avanti così come le due donne nonostante lo sconcerto: “Rubare ovviamente non si può, chiedere l’elemosina non sta bene e se lavoriamo è ancora peggio”, commenta sconsolata Vasvja Severovic rivolgendosi alla giornalista dell’Unione Sarda che l’ha intervistata.