“Internet è un dono di Dio”, parola di Papa Francescoi
il Papa riserva parole di elogio per Internet, non dimenticando però quali possono essere le minacce per l’uomo nell’era dell’informazione a tutta velocità
Sta girando da qualche ora, rilanciato via Twitter a suon di retweet, quello che in tanti hanno definito “il primo selfie di Papa Francesco”. Peccato che non ci sia niente di vero. Se ora sappiamo che un selfie del Santo Padre ha delle altissime potenzialità virali, ci spiace deludere i più creduloni: si tratta di un falso confezionato (quasi) ad arte.
L’immagine arriva da un videochat di Papa Francesco del settembre dello scorso anno (trovate il video integrale a questo indirizzo), mentre a rilanciare il falso “selfie” ci ha pensato un account fake del Vaticano su Instagram, che si presenta come “the official IG of the Holy See e conta su ben 146 mila seguaci e 604 immagini già caricate.
A crederci sono stati in tanti – 11.600 mi piace in poche ore e migliaia di condivisioni su Twitter – e anche qualche organo di stampa internazionale non ci ha pensato due volte prima di pubblicarlo sui propri profili social.
I rom fanno audience: poco importa che la notizia sia una bufala. Verrebbe da pensarla così davanti alla “non notizia” che nelle scorse ore ha fatto il giro d’Italia, pubblicata dai più importanti quotidiani nazionali: alcuni rom alla guida di un’auto, probabilmente rubata, della polizia. La “non notizia” trae origine da un video postato su Youtube in cui si vedono alcune persone, divertite, guidare una volante della polizia nell’area del campo rom della Massimina.
Sui siti web e sui social network dei quotidiani la “non notizia” fa subito il boom di visualizzazioni, like e condivisioni. E, come era facile prevedere, di commenti: negativi, disprezzanti, astiosi nei confronti dei rom. Dei rom tutti, in generale. Dei rom come entità indistinta, collettiva. Come se gli autori del sacrilegio – rubare l’auto della polizia e riderci sopra – non fossero stati gli autori del gesto in sé. Ma tutti, tutti i rom di Roma, d’Italia, d’Europa.
Ma non sono i commenti degli utenti a rappresentare il lato più sinistro dell’intera vicenda. Quanto la modalità che ha portato la quasi totalità dei media italiani e dei giornalisti a diffondere la notizia, senza alcun tipo di previa verifica e accertamento dei fatti. Basandosi, forse, semplicemente sull’effetto virale che il video stava ottenendo sui social.
Sarebbero bastate meno di un paio di telefonate per rendersi conto che la notizia da migliaia e migliaia di condivisioni era una non notizia. Già, perché quella non era una vera auto della polizia. Ma una finta volante utilizzata per la realizzazione di una fiction televisiva girata all’interno di un campo rom (la fiction Rai “È arrivata la felicità” con l’attrice Claudia Pandolfi, a quanto si apprende). Auto che, per esempio, quelle persone avrebbero potuto chiedere e ottenere di guidare in un momento di rilassatezza e convivialità con la gente della produzione televisiva. Per scherzo, per gioco, per divertimento. Un momento che successivamente, come capita a ognuno di noi, hanno voluto postare e condividere sui social network.
La notizia dei rom che avrebbero sottratto una volante ha messo in grande imbarazzo la Polizia, che ha dovuto affrettarsi a smentire l’accaduto ribadendo categoricamente, attraverso un comunicato, che quella non era una vera auto della polizia ma un’auto di scena. La Polizia, del resto, sta indagando per chiarire se vi siano responsabilità quali l’eventuale negligenza nella gestione delle auto di scena da parte dei titolari della produzione.
Subito dopo gli stessi media che avevano diffuso la “non notizia” hanno dovuto fare un passo indietro e smentire che si trattava di vera volante. E così i titoli sono diventati: “Auto della polizia rubata dai nomadi: era una bufala”; “Nomadi rubano auto della polizia, ma è un veicolo usato per un film”; “Svelato il giallo dei nomadi visti sfrecciare sull’auto della polizia”.
Un giallo che i media avrebbero potuto svelare da loro, con una piccola verifica dei fatti, evitando di correre dietro alle notizie rilanciate dai media concorrenti e di gettare ulteriore benzina sul fuoco sul clima d’intolleranza nei confronti di rom e sinti.
Per concludere, ecco le parole postate oggi sul suo profilo Facebook da Paolo Ciani, responsabile rom e sinti della Comunità di Sant’Egidio: «Quindi se una ragazzina mette un video su Fb, nessun giornale si prende la briga di verificare di che si tratta: “auto della polizia in mano ai nomadi!”. Alè il gioco è fatto. Come si potrà mettere fine a tutto ciò? Come non si capisce l’irresponsabilità di tali comportamenti? Su un quotidiano romano a questa bufala si dà più spazio che alla Libia, alla Grecia o a ciò che accade in Ucraina… Com’è possibile? L’antigitanismo è un tarlo pericolosissimo: perché farlo proliferare e alimentarlo continuamente? Ora attendiamo tweet di Salvini… ».
«Il tesoro dei Rom trovato a Grosseto». Ma è una bufala
falsa notizia circola sul web e sui social: smascherata e rimossa, ha comunque seminato odio a sfondo razzista:
la ricostruzione giornalistica di Gabriele Baldanzi
Grosseto, negli ultimi giorni, è stata al centro di una delle tante bufale che imperversano sul web, sui social. Ha ottenuto infatti centinaia di like, visualizzazioni e rilanci la storia _ assolutamente falsa _ dei 6 milioni di euro in contanti ritrovati in un campo Rom, proprio a Grosseto. Tutto inventato, tutto costruito ad hoc per viralizzare, creare dibattito, rinfocolare odio. E infatti si contano centinaia di commenti alla notizia in cui si offende questa etnia e si getta discredito su una parte politica.
Il lancio della notizia è avvenuto su Gsn, acronimo di Generazione Social Network, poi alcuni quotidiani on line hanno ripreso la storia dandole ulteriore risalto. Riportiamo integralmente l’articolo, falso dalla prima all’ultima riga.
«Grosseto, 1° dicembre 2014. Il tutto ha avuto inizio questa mattina a seguito di una denuncia per aggressione presentata da una donna anziana che sosteneva di essere stata aggredita durante la notte da un gruppo di persone con l’accento dell’Est, quasi certamente provenienti dal campo Rom nelle vicinanze della sua casa. All’alba i Carabinieri hanno così data il via a una serie di interrogatori e perquisizioni, non gradite però dalle famiglie Rom che sin da subito si sarebbero scagliate contro gli agenti con l’ausilio di spranghe e sassi. A seguito dell’arresto di alcuni giovani e all’allontanamento dei minori, avrebbero avuto inizio le perquisizioni che hanno portato alla luce un fucile, una pistola e circa 6 milioni di euro in contanti; il tutto occultato all’interno di un materasso messo a terra e utilizzato per dormire da due bambine di 7 ed 8 anni, quasi sicuramente ignare della fortuna posseduta all’interno del loro “letto” e le quali ogni giorno venivano sfruttate e inviate dai loro genitori a chiedere l’elemosina nel parcheggio di un supermercato non molto distante. Il tutto ha inizialmente destato molti sospetti, viste le condizioni igieniche e le presunte condizioni economiche della famiglia, la quale, sin dal loro arrivo in Italia ha sempre ottenuto un sostegno economico dal Comune, addirittura recandosi per circa due volte al mese alla sede provinciale per il ritiro dei buoni pasto e la consegna delle bollette per richiedere il pagamento da parte del Comune».
Qualcuno però, per fortuna, ancora si interroga su ciò che è vero e ciò che non lo è. E così sono stati subito colti ed evidenziati errori e anomalie nell’articolo. Il sito Bufale.net, per esempio, raccogliendo la segnalazione di alcuni lettori grossetani, ha ricostruito la filiera del presunto scoop. In primo luogo risulta farlocca la data riportata: “1° dicembre 2014”? In realtà questo testo è la riproposizione di un pezzo identico che lo stesso portale aveva pubblicato sui social il 28 novembre, rimettendolo in circolo tre giorni dopo, con il mutamento di data. Probabilmente per riaccenderne la viralità. Non solo. Anche le immagini della notizia risultano riciclate. L’articolo è stato sicuramente redatto con l’aiutino di Google Immagini. Interpellato, infatti, con alcune parole chiave come “Milioni di euro” ecco che appare l’hyperlink corretto alla prima immagine utilizzata. Proviene da un articolo del quotidiano la Repubblica, relativo al sequestro, ad opera della gendarmeria francese, di un’ingente somma di denaro nascosta in un’Audi. Fatto avvenuto a Strasburgo. Insomma nulla a che vedere con i Rom e con Grosseto.
E infatti martedì la notizia è stata rimossa. Nel frattempo si è capitalizzato sul diffuso sentimento contro i nomadi, collezionando in un unico testo tutti i pregiudizi più in voga: zingari violenti, sfruttatori dell’infanzia, fino al “tesoro segreto” che si vorrebbe custodito in baraccopoli e tendopoli.
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