Dal Vaticano, 2 aprile 2014
Messaggio del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ai Membri del Comité Catholique International pour les Tsiganes (CCIT)
(Cavallino Treporti, Italia, 4— 6 aprile 2014)
Caro Padre Dumas,
Cari Membri del Comitato, Cari Partecipanti,
Mi dispiace di non poter essere presente ai lavori del vostro Incontro come auspicato dal vostro Presidente. Vi trasmetto tuttavia un caloroso saluto ed esprimo profondo interesse per l’argomento che avete scelto di trattare: “Abbattere i muri dell’isolamento e dell’esclusione: sfida evangelica di una dinamica sociale.”
Nel nostro mondo globalizzato, infatti, si continuano ad erigere muri che dividono i popoli dello stesso continente, genti dello stesso Paese o persone della medesima città. Anche tra i Paesi Europei, alcuni sono tuttora negativamente influenzati nelle loro scelte politiche verso i Rom, ai quali siete vicini nei vostri rispettivi impegni pastorali.
Gesù, portando la buona notizia agli uomini, si è fatto anche carico delle loro condizioni. Ha aperto le porte, ha abbattuto le mura di divisione e di inimicizia, come dimostra nell’incontro con la Samaritana, al pozzo di Giacobbe (cfr. Gv. 4, 1 — 42). Egli fa cadere un’antica separazione fra due popoli vicini, proponendo una cultura dell’incontro, basata sulla sincerità del dialogo.
Giovanni Paolo II, esortando a costruire un mondo aperto ed inclusivo, libero dalle paure e dalle separazioni, diceva: “Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte… I … i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa ‘cosa è dentro l’uomo’. Solo lui lo sa!” (Omelia dell’inizio del suo Pontificato, 22 ottobre 1978, n. 5). Proprio l’anno scorso avete dedicato il vostro Incontro al tema dell’apertura e dell’accoglienza. La vita degli Zingari a volte sembra un enigma ma Cristo, che muove i vostri cuori verso di loro, sa cosa c’è dentro l’uomo, e ve lo rivela come un dono prezioso nell’amicizia che forgiate con loro. Negli anni avete maturato la consapevolezza che la storia degli Zingari “è una storia sacra”, come quella di tutti gli uomini fatti “a immagine di Dio”.
La sfida che affrontate con coraggio evangelico nelle vostre attività pastorali dimostra che per abbattere i muri si comincia nel cuore, primo spazio dove includere l’altro, e finché i cuori non saranno aperti, non sarà facile realizzare una società inclusiva. Questo momento di riflessione vi offre quindi l’opportunità di mettere insieme le vostre energie per creare una dinamica sociale in cui le culture diverse possono vivere insieme.
Benedetto XVI, durante l’Udienza ai rappresentanti di diverse etnie di Zingari e Rom, dopo avere ricordato la loro dolorosa storia, ne descriveva così la situazione odierna: “Oggi, grazie a Dio […], nuove opportunità si aprono davanti a voi, mentre state acquistando nuova consapevolezza […] Molte etnie non sono più nomadi, ma cercano stabilità con nuove aspettative di fronte alla vita. La Chiesa cammina con voi e vi invita a vivere secondo le impegnative esigenze del Vangelo confidando nella forza di Cristo, verso un futuro migliore […} Vi invito, cari amici, a scrivere insieme una nuova pagina di storia per il vostro popolo e per l’Europa! La ricerca di alloggi e lavoro dignitosi e di istruzione per i figli sono le basi su cui costruire quell’integrazione da cui trarrete beneficio voi e l’intera società. Date anche voi la vostra fattiva e leale collaborazione, affinché le vostre famiglie si collochino degnamente nel tessuto civile europeo! Numerosi tra voi sono i bambini e i giovani che desiderano istruirsi e vivere con gli altri e come gli altri” (Allocuzione ai Rappresentanti di diverse etnie di Zingari e Rom, 11 giugno 2011).
Tutto questo naturalmente richiede tempo e voi, cari operatori pastorali, avete saggiamente adottato la linea della fede e della speranza che aiutano a fare tutto con la pazienza che porta agli esiti attesi. Papa Francesco, nell’Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, parla di un tempo che supera lo spazio. Un tale principio, scrive il Papa, “permette di lavorare a lunga scadenza, senza l’ossessione di risultati immediati. Aiuta a sopportare con pazienza situazioni difficili e avverse, o i cambiamenti dei piani che il dinamismo della realtà impone”. Prosegue dicendo che “è un invito ad assumere la tensione tra pienezza e limite, assegnando priorità al tempo” (n. 223). Si, l’impegno per i Rom chiede questa pazienza, senza la quale è facile credere che tutto sia inutile. Gli Zingari hanno bisogno dell’umanità delle società in cui vivono per sentirsi membri della famiglia umana, usufruendo dei diritti di cui godono gli altri membri della comunità nel rispetto della loro dignità e della loro identità (cfr. Orientamenti per una Pastorale degli Zingari, n. 48). Questo può essere il modo con cui affrontare alcune questioni che restano ancora una sfida per l’Europa, culla dei diritti umani. C’è bisogno da parte di tutti di un lavoro tenace e paziente. La Chiesa può essere d’ispirazione e può far confluire gli sforzi in un impegno comune per affrontare i seguenti dilemmi che sono alla base dei disagi umani dei Rom:
1. Molti Zingari vivono ancora in condizioni abitative precarie, dovute a problemi economici aggravati dalla crisi. Oltre alle consuete sistemazioni, molte “famiglie abitano in alloggi sociali sovraffollati”. Vivere nelle baraccopoli e sui marciapiedi delle città, soggetti all’inquinamento, nei pressi delle autostrade e delle zone industriali, abitare in alloggi fatiscenti “senza acqua potabile, né elettricità, né sistema di raccolta dei rifiuti”, è uno scandalo che non si può ammettere. Alcuni vorrebbero uscirne, ma spesso incontrano enormi difficoltà che affievoliscono la loro volontà, per cui ricadono nel loro status quo.
2.In molti Paesi europei ci sono differenze tra gli indicatori di salute dei Rom e quelli della popolazione maggioritaria; il fatto che non dispongano di documenti di identità complica l’accesso ai servizi sanitari ordinari, senza dimenticare le discriminazioni che in alcuni casi subiscono dagli operatori sanitari, come i medici di base che rifiutano di recarsi nei quartieri o nei campi rom.
3. Inoltre, i Rom affrontano difficoltà nell’accesso all’istruzione. In Europa, la metà dei bambini Rom che ha l’età per frequentare la scuola non è mai stata scolarizzata; il 50% degli adulti è analfabeta; in molte regioni europee i bambini Rom non hanno un’istruzione qualificata, sono esclusi dal tessuto sociale e dal dibattito politico e culturale, nonostante siano europei. La situazione logistica delle loro abitazioni, la povertà estrema, i pregiudizi e .le loro tradizioni familiari li inducono spesso all’abbandono scolastico.
4. Essi incontrano anche enormi difficoltà nel campo del lavoro. Spesso sono discriminati perché non hanno un’istruzione sufficiente e non possono competere con altri lavoratori maggiormente qualificati. Il più delle volte sono esclusi proprio perché sono Zingari. Tutto questo non di rado li induce alla malavita, alla mendicità e ad attività pericolose per la salute.
Il Consiglio d’Europa promuove tutte le esperienze che si sono rivelate positive in questo campo. Queste pratiche sono portate avanti da mediatori tra i Rom e le popolazioni maggioritarie, messe in atto a livello locale e proposte poi a dimensione più ampia. Per quanto riguarda l’educazione, è interessante l’esempio della ex-Repubblica jugoslava di Macedonia con il progetto “Inclusione dei bambini rom nell’educazione prescolare” iniziato nel 2006. Lo stesso vale per l’Albania e la Slovacchia. Buona anche l’esperienza della Spagna che indica le tappe da compiere in questa mediazione. Valida per la loro integrazione nel settore della salute l’esperienza della Bulgaria.
Infine, il documento “Orientamenti per una Pastorale degli Zingari” resta per voi un riferimento fondamentale, da sfruttare ancora al meglio per il vostro servizio in mezzo a questo Popolo, perché offre linee importanti che sono frutto del lavoro comune.
Cari fratelli e sorelle, non sono forse queste le sfide da affrontare? E non è forse questa la dinamica di cui c’è bisogno, cioè dare spazio e tempo ai sogni degli Zingari e motivarli perché possano emergere? I Rom hanno il diritto di essere riconosciuti almeno come minoranze etniche nei Paesi in cui vivono, dato che nell’Unione Europea sono la minoranza più numerosa. La Chiesa ha il compito di portare il Vangelo di Gesù in mezzo a loro, ma anche di sostenere il loro sogno d’integrazione che passa per l’educazione, la salute, il lavoro e l’alloggio. Tutto ciò in collaborazione con le persone di buona volontà.
Vi auguro fruttuosi giorni di lavoro e che Dio vi benedica tutti!
Antonio Maria Cardinale Vegliò Presidente
Joseph Kalathiparambil Segretario