il cardinale più agguerrito contro papa Francesco: lo vuole ‘correggere’

Burke pronto a un “atto formale” per “correggere” il Papa

in un’intervista con il “National Catholic Register” il porporato americano preannuncia la sfida in caso di mancata risposta ai cinque “dubbi” su “Amoris laetitia”

Raymond Leo Burke

 Se il Papa non risponderà alla richiesta di chiarimenti dei quattro cardinali che gli hanno scritto sull’esortazione Amoris Laetitia, «allora dovremmo affrontare questa situazione: c’è infatti, nella Tradizione della Chiesa, la possibilità di correggere il Romano Pontefice. È invero sicuramente molto raro. Ma se non vi fosse risposta alle domande sui punti controversi, allora direi che si porrebbe la questione di assumere un atto formale di correzione di un errore grave».

 

È il guanto di sfida che, alla vigilia del Concistoro, il cardinale americano Raymond Leo Burke, patrono del Sovrano Militare Ordine di Malta, lancia a papa Francesco, cui insieme ad altri tre porporati – Walter Brandmueller, Carlo Caffarra e Joachim Meisner – ha sottoposto recentemente in una lettera cinque «dubbi» sull’interpretazione e l’applicazione della Amoris Laetitia, riguardanti sia la tanto discussa questione della comunione ai divorziati risposati, sia il valore delle norme morali in rapporto alla vita cristiana.

«Ovunque io vada sento confusione. I sacerdoti sono divisi gli uni dagli altri, i sacerdoti contro vescovi, i vescovi divisi tra di loro. C’è una tremenda divisione nella Chiesa, che non è la via della Chiesa. Ecco perché dobbiamo ristabilizzare queste questioni morali fondamentali, che ci uniscono», dice il cardinale Burke in un’intervista al National Catholic Register.




ma chi l’ha fatto cardinale questo qui!

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card. Burke

“di fronte all’apocalisse della secolarizzazione, i veri cattolici sono chiamati al martirio”

cardinale

Il cattolicesimo sta affrontando «la peggiore crisi di tutta la sua storia», causata da «un tradimento della verità da parte di coloro che dichiarano di seguire Cristo e di essere membri della Chiesa», ed occorre che i cattolici si preparino «al martirio». Sono parole dell’ultraconservatore card. Raymond Burke, forse il più aspro “nemico” di papa Francesco, almeno tra quelli che si esprimono pubblicamente. Fino al 2014 uno dei prelati statunitensi più potenti in Vaticano, tradizionalista e ultraconservatore, poi “ridotto” dal papa a mero cardinale assistente dei Cavalieri dell’Ordine di Malta (v. Adista Notizie nn. 34, 40, 45/14; 2, 8, 14, 18, 32/15), Burke non ha perso occasione di esprimere a Francesco tutto il proprio livore nei confronti delle linee adottate, a partire dal – peraltro cautissimo – spiraglio aperto ai divorziati risposati dai due Sinodi sulla famiglia

Anche in questo caso, il bersaglio polemico di Burke è stata la questione della possibile riammissione ai sacramenti dei divorziati risposati. Secondo quanto riporta Cruxnow (18/5), intervenendo il 7 maggio scorso ad un “Rome Life Forum”, incontro promosso da “Voice of the Family”, iniziativa di laici cattolici pro-life, Burke ha affermato, a partire da suggestioni dell’opera di p. John Hardon – gesuita statunitense morto nel 2000 dalla ferrea ortodossia, direttore spirituale delle Missionarie della Carità di Madre Teresa di Calcutta, noto per i suoi scritti sulla catechesi e l’evangelizzazione, l’ultimo dei quali porta una prefazione dello stesso Burke – che «non può accadere che la Chiesa da una parte professi la fede nell’indissolubilità del matrimonio, e dall’altra ammetta ai sacramenti persone che vivono pubblicamente violando l’indissolubilità del matrimonio». Una concessione di questo genere, ha dichiarato, sarebbe il prodotto «di una prospettiva mondana e antropocentrica».

«Il cattolicesimo – scriveva Hardon, che Burke ha citato a piene mani – soffre gli spasimi della peggiore crisi di tutta la sua storia. Se i veri e fedeli cattolici non dimostreranno lo zelo e lo spirito dei primi cristiani, se non dimostreranno l’intenzione di fare ciò che quelli fecero e di pagare il prezzo che quelli pagarono, i giorni dell’America sono contati». Lo stesso si può dire, ha aggiunto il cardinale, di tutti i Paesi «soggetti alla virulenta secolarizzazione della società, una secolarizzazione che è anche penetrata nella Chiesa». Ed una secolarizzazione che, ha spiegato, Hardon evinceva da alcuni indici inconfutabili: «la fede nella reale presenza di Nostro Signore Gesù nella Santa Eucaristia è drasticamente diminuita»; «la Messa domenicale non è più vista come un serio obbligo»; «il regolare accesso al sacramento della Penitenza è stato abbandonato da un enorme numero di cattolici»; «la generale confusione e l’errore riguardo alla legge morale… porta distruzione e morte nella vita di tanti individui e di numerose famiglie». Di qui, ha detto Burke, la necessità di chiamare i cattolici fedeli ad una «testimonianza di catechesi», sollecitandoli a «far sentire la loro voce» in opposizione a «tanta confusione sulle verità dogmatiche e morali fondamentali». Certo, ha avvertito, così facendo si incontrerà un’opposizione destinata ad esprimersi in tre forme di martirio, individuate già da Hardon: sangue, persecuzione e testimonianza; «Chi segue la verità scritta da Dio in ogni cuore umano – ha chiosato il cardinale ultraconservatore – soffrirà la persecuzione per mano di coloro che preferiscono la convenienza immediata e il piacere della menzogna, anche della più disgustosa». Ed ecco l’attacco sferrato alla parte più aperta della Chiesa: «La sofferenza è enormemente accresciuta dal tradimento della verità di coloro che pretendono di seguire Cristo e di essere membri della sua Chiesa, tra cui persino vescovi, preti e religiosi consacrati».

Burke ha anche suggerito che le istituzioni cattoliche nelle culture secolarizzate devono esser pronte a rinunciare al supporto pubblico se vogliono restare fedeli al magistero della Chiesa: «Penso per esempio alla minaccia della perdita dell’esenzione fiscale – ha spiegato – con i suoi effetti disastrosi su tanti apostolati ecclesiali, che potrebbe derivare necessariamente dalla volontà di restare fedeli alla nostra fede e alla legge morale». Si tratterebbe di un «martirio che è testimonianza quotidiana»: «accogliamo l’indifferenza, il ridicolo, il rifiuto e altre forme di persecuzione perché amiamo nostro Signore e tutti i nostri fratelli e sorelle in Lui, nella sua Santa Chiesa».