C.C.I.T. 2017 Madrid – programma

PROGRAMMA

“La musica nella vita tra festa e legame sociale”

Venerdi 21 Aprile

Pomeriggio :  Accoglienza

19 h: Cena

20 h: Preghiera animata dalla Spagna

30 21 h: vino dell’amicizia 

Sabato 22 Aprile
8 h 30: Saluti da parte del gruppo pagnolo 

              Messaggio del Consiglio Pontificale Sr Alessandra (Vat)

              Introduzione Claude Dumas (F)
09 h 00: Incroccio a partire di estratti del Film « Latcho Drom » di Tony Gatlif

10 h 30:Pausa 

11h: Assemblea plenaria : restituzione dei lavori in carrefour 

12h: Spiegazioni relative al voto del comitato di vigilanza secondo al nuovo organigramma

12 h 30: Pranzo

15 h 00:  Conferenza : « il canto di tutti : la colonna sonora della vita» Cristina Simonelli teologa (I)

16 h 00: Pausa

16 h 30: Discussione, scambi in carrefour 

18 h 30: Eucaristia CCIT (Presidenza ( ?)+ omelia Claude Dumas (F) 

19 h: Preparazione serata festiva

 30 20 h: Serata festiva

Domenica 23 Aprile
8 h 30: La situazione in Spagna 

9 h00: Scambi con la conferenziera

10h: Pausa

10h15-11h: Risultati dei voti e constituzione del Comitato di Vigilanza

                     Informazioni- data e luogo del prossimo CCIT 

                     Conclusione
11 h 30: Eucaristia (presidenza + omelia ?)

12 h 45: pranzo

14h: Partenza per la visita turistica (San Lorenzo del Escoriai, + El valle de los Caidos) — ritorno in serata

C.C.I.T. 2017 Madrid – di omelia Claudes Dumas

CCIT – Guadarrama 2017

Omelia del 22 aprile

Claude Dumas

« A chi paragonerò questa generazione? »

Questa pagina del Vangelo ce la dice lunga sull’opinione che si facevano di Cristo gli uomini del suo tempo e in particolare quelli che gli erano ostili. Che direbbe Lui della nostra generazione ? Che direbbe Lui di noi ?

Questo Vangelo ci parla di quelli che giudicano in maniera negativa il modo di comportarsi di Giovanni il Battista e di Cristo. Niente di quello che il Cristo insegna è accettato tanto dal mondo di ieri che da quello di oggi per il fatto che siamo immersi in una società che offre solo beni di consumo e occasioni di piacere.

« A chi paragonero … » Queste parole un po’ ironiche del Cristo si applicano dunque bene alla nostra società e tracciano un quadro chiaro del nostro comportamento umano…ora Gesù fa capire a quelli che l’ascoltano e dunque a noi tutti ! – la loro incoerenza, la loro incostanza, la loro mentalità mutevole e persino capricciosa : se è il momento della gioia e della danza, tengono il broncio e hanno «  un’aria da quaresima » ; se è il momento del lutto e del raccoglimento, non piangono e non fanno silenzio !

Giovanni il Battista che non mangia e non beve è tacciato di ossesso o di pazzo . Lui invita alla conversione… il suo stile profetico urta e irrigidisce i dottori della legge ; la sua ascesi scoraggia una generazione rammollita . Predica una religione severa e non funziona… non è distinto domandare di cambiare vita… di rimettersi in questione…

Gesù , il Figlio dell’ Uomo, che partecipa alle gioie dell’umanità (nozze di Cana) viene con una religione d’amore e non funziona neanche… Lui è criticato per la sua umiltà , perchè insegna a non umiliare i piccoli ,perchè invita ad avere un cuore puro , perchè insiste sull’aspetto passeggero delle cose materiali , perchè ci domanda di perdonare anche ai nostri nemici. Frequenta la tavola dei peccatori pubblici ed è trattato da « ingordo » e da « lassista »!beve forte,e non seleziona le sue amicizie.

Non rifiuta alcun invito spingendosi addirittura a provocarli. Il suo gusto , il suo bisogno di convivialità è cosi smisurato che gli valgono critiche aspre dai dottori della Legge. La tavola è il luogo in cui Gesù , in mancanza degli invitati che non hanno accettato , invita tutti gli umani, anche se fossero marginali,scomunicati,respinti . La tavola apre sulla gioia di un incontro a cuore aperto

« L’ingordigia » di Gesù ci rivela qualcosa di grande : il desiderio di Dio di gratificarci della sua misericordia.Non siamo come i ragazzini del Vangelo, insensibili al flauto di questa musica. Danziamo di gioia per la sua « ingordigia » di salvarci.

Si, ma sapremo accordarci ai fatti del mondo d’oggi…Siamo spesso cosi poco o per niente accordati a quello che succede.

Ora, attraverso tutte queste critiche, Gesù ci invita ad accordarci ai progetti di Dio per noi e per la storia . I progetti di Dio , noi possiamo percepirli solo nella vita . Accordarci ai progetti di Dio significa , accordarsi alla vita come si presenta a noi. Accordarsi come ci si accorda alla musica in una danza . Come in una danza bisogna accordarsi anche con il suo partner . Da sempre, Dio fa alleanza con noi e sposa la nostra umanità per farci entrare nella danza del suo amore .

Non so ballare, non ho mai imparato . Faccio difficoltà a seguire la musica , sto là a guardare senza en

trare nella danza…è in quel momento che sento qualcuno che mi dice : « non fa niente…lasciati

guidare , io so ballare, conosco i passi da fare »… E se con Dio noi ci lasciassimo guidare, non saremmo capaci di ballare ?…Lui conosce la musica. L’ha scritta Lui. Conosce i passi. Allora accettiamo di lasciarci guidare per entrare nella danza della Vita.

l’introduzione di Claud Dumas al CCIT 2017 di Madrid

CCIT – Guadarrama 2017

 

 

 

 

 

INTRODUZIONE

di  Claude Dumas

Buongiorno a tutti, Non ritomerò sui saluti e le parole di benvenuto pronunciate precedentemente alle quali mi associo pienamente ma desidero solo ringraziare più particolarmente la direzione e il personale del centro di congressi FrayLluis de Léon che ci apre in grande le porte, ringraziamenti anche alla conferenza episcopale spagnola nella persona dei nostri amici Belen e Ramon e al gruppo che li accompagna… organizzare un incontro del CCIT non è una delle cose più facili …grazie per il vostro impegno.
« La musica nella vita tra festa e legami sociali »
Un tema piuttosto sorprendente… Come questo soggetto potrebbe ricollegarsi alla nostra pastorale ?… eppure… un semplice sguardo alla Bibbia in particolare all’antico testamento ci rivela che la musica, fin dagli inizi, appare come la sola arte che gli Israeliti sembrano aver praticato…Musica vocale e strumentale, religiosa e profana, benefica o malefica : tutti gli aspetti attuali del dominio musicale vi sono abbordati, tutti i momenti della giornata, tutte le époque dell’anno sono impregnati di canti imparati o improvvisati… musica sempre e dovunque…allora, non è da stupirsi ,che la musica abbia un posto importante nella vita degli zigani di ieri come di oggi, lei ne è l’espressione della vita quotidiana.
Julia Talon, musicologa nella sua memoria « La Musica e la costruzione dell’individuo », precisa che per quel che la riguarda « che essendo accessibile a tutte le popolazioni, la musica è un’arte che illustra l’appartenenza a un gruppo sociale, a una fascia d’età… » d’altra parte non è forse quello che esprime attualmente la maggioranza dei giovani Roma come Gadjé, che senza tregua si servono dei loro telefoni per ascoltare e condividere con i loro parenti musiche in cui si riconoscono e grazie alle quali rivendicano un’ identità, un posto, una storia.
Per Tony Gatlif, autore di numerosi film come Latcho Drom che servirà da supporto alla nostra riflessione, la musica è « il cemento che unisce gli umani » ,o ancora « Il soffio che permette di andare verso gli altri.
Questa è la dimensione che desideriamo esplorare durante il nostro incontro : quella di non considerare la musica come diabolica, la musica che è vista spesso come un luogo di perdizione quando è associata alla festa per, senza nascondere le difficoltà che ad essa si collegano (violenza, alcool), ridarle un senso di comunione, di reciprocità, di condivisione , di gioia e raggiungere in questo senso la « Gioia del Vangelo » come l’esprime il papa Francesco : « ci sono dei cristiani che sembrano avere un aria da Quaresima senza Pasqua »(n°6)
Concretamente questo rimanda ognuno , a lasciar interrogare il suo sguardo e i suoi sensi, per attraverso la musica di cui lei non è che un elemento, sentirsi invitare alla festa come spazio di pace e di incontro per quanto effimera essa sia…
Tutti noi abbiamo ,ne sono certo, fatto l’esperienza di quei momenti, in cui portati dalla musica, ci sentivamo in profonda comunione gli uni con gli altri, un lasso di tempo in cui cadono i muri, le barriere di razza , di religione o anche della gerarchia …per sostenere i miei propositi, mi basta pensare a quello che noi viviamo nei nostri incontri quando ciascuno di noi vibra , per esempio , al suono della musica di Viktor e altri gruppi musicali…in quel preciso momento, non c’è più bisogno di parlare , più bisogno di parole… la musica si fa silenzio interiore per lasciar uscire le emozioni che abitano in noi, gioia, malinconia, rivolta , evasione… La musica, e più particolarmente in questi decenni , con l’era delle nuove comunicazioni, è diventata più che mai creatrice di vincoli sociali…è uno strumento di costruzione o addirittura di ricostruzione per le persone in stato di fragilità instaurando una forma nuova di comunicazione…in questo senso molti musicisti non esitano a dare parte del loro tempo per andare verso persone in situazione di handicap, di malattia di precarietà…non so se questo esista altrove ma a Tolone un gruppo musicale porta il nome « senza voce » …un titolo sufficientemente evocatore per dire quanto la musica sia linguaggio…
Allora sapremo durante il nostro incontro lasciarci sorprendere, interrogarci , trasferire per collegare festa e vincoli sociali…
Sapremo anche ,più concretamente ,lasciarci destabilizzare dall’organizzazione di questi giorni nella misura in cui noi non cominceremo come d’abitudine con l’ascolto della nostra oratrice , ma con la proiezione di 4 estratti del Film Latcho Drom, seguita poi da un tempo d’incontro per il quale tutte le consegne sono state date agli animatori .
Si è proprio questo il tema del nostro incontro…tra festa e legame sociale Cosa significa questo legame creato dalla musica, che ne facciamo nei nostri incontri ? Come la sfruttiamo nella nostra pastorale ?…
Tante domande e altre ancora alle quali il nostro conferenziere Cristina Simonelli saprà questo pomeriggio chiarire, meglio di me , con il suo sguardo di teologo Non mi resta più che augurarvi un buon incontro nello spirito del CCIT cioè nell’ascolto e l’incontro dell’altro… Buon lavoro !!

le domande al centro della riflessione e del dialogo al CCIT 2017 di Madrid

CCIT 2017 Spagna

 

 

 

 

 

 

DOMANDE CARREFOUR

1. Frequentando i Rom-Sinti e ascoltando la loro/nostra musica:

• quali sono le nostre reazioni immediate?

• quale la nostra lettura dopo una seria riflessione e confronto con altri operatori?

• Ci è possibile cogliere il legame spontaneo con la loro vita nelle varie situazioni (feriali, di esclusione, festive, di lutto ecc.)?

2. Come può la Festa diventare un mezzo per superare e vincere i momenti difficili di un popolo?

3. La Musica che armonizza il Passato, Presente e Futuro, ma anche la vita, i drammi, il rifiuto, la festa, la religione ((ingegneria culturale). Come cogliere questo legame così intrecciato nelle vite dei Rom?

4. Le feste dei Rom-Sinti, ai nostri occhi, appaiono molto “sprecone” considerando il loro stile di vita “feriale” e l’attività della sopravvivenza, l’elemosina. “Ci sono Cristiani che sembrano avere uno stile di Quaresima senza Pasqua.” (papa Francesco) . Chi rispecchia di più l’esperienza raccontata nella Parola della Bibbia?

5. Il CCIT è il nostro cammino frutto dell’incontro con il cammino dei Rom-Sinti. Questo viaggio particolare ha lasciato segni e tracce che ci hanno cambiato, donandoci uno sguardo nuovo attraverso suoni, riti, voci diverse. In questo cammino è mutata in noi anche l’immagine di Dio? Come?

CCIT 2017 a Madrid: la situazione sociale spagnola dei rom e la pastorale nei loro confronti

CCIT – Guadarrama 2017

LA SITUATIONE SOCIALE E LA PASTORALE DEI GITANI

IN SPAGNA

Fernando Jordán Pemán

INTRODUZIONE

L’attuale situazione è complessa e numerose tensioni e contraddizioni marcano la comunità gitana : non è facile fare una sola e unica analisi, gli esperti ne fanno diverse letture ma sopratutto una parola riviene sempre : crisi.

Mi hanno chiesto di riflettere sulla situazione sociale e pastorale dei Gitani di Spagna e voglio partire, per questa riflessione, dall’inizio della nostra democrazia ed arrivare fino a oggi, perché negli ultimi 40 anni ci sono state più trasformazioni nel mondo che dal 1425, anno dell’arrivo dei Gitani in Spagna1.

1 – LA SITUATIONE SOCIALE

1.1 – UNA STORIA DI SOFFERENZE

Quando studiamo la storia dei Gitani, ci risulta difficile credere a quanto leggiamo : come è stata dura e ingiusta con loro la società ! Persecuzioni, fame, espulsione dalle città… quasi tutto era loro vietato !

Recentemente, mi riferisco agli anni 60 dell’ultimo secolo, qualche luce di speranza ha cominciato a brillare e la Chiesa è apparsa come una mamma che accoglie i suoi figli Gitani, specialmente con la celebrazione di sacramenti e riti religiosi come il battesimo e i funerali ma anche l’accoglienza fraterna in missioni amministrative con distribuzione di alimenti e vestiti ai Gitani.

In quest’epoca e in particolare a partire dal 26 settembre 1965, storica data alla quale Papa Paolo VI ha detto a Pomezia che « i Gitani erano nel cuore della Chiesa », la Chiesa spagnola ha preso coscienza del suo ingaggio sociale e pastorale verso l’etnia Gitana. Questo fu l’inizio della struttura della pastorale gitana.

IL NUOVO VISO DEI GITANI

C’è algiorno d’oggi una diversità della quale la Chiesa deve tenere conto nell’evangelizazione. Possiamo dire :

  1. al primo posto, i gitani che hanno aquisito una promozione sociale.

  2. al secondo posto i gitani che hanno una propmozione sociale in corso.

  3. al terzo posto i gitani esclusi e marginalizzati, senza possibilità d’integrazione e « poveri » a tutti i livelli.

1.3 – I GITANI IN UN MONDO IN MUTAZIONE

E’ importante che la Chiesa prenda coscienza di queste nuove condizioni con le quali realizzare oggi la sua missione con i Gitani.

Tra le cause, le più influenti che hanno prodotto questo cambiamento di vita e di attitudini nel comportamento dei Gitani, possiamo rilevare :

  • La scolarizzazione dei bambini nelle « scuole-ponte »

  • L’aumento dei matrimoni misti

  • I mezzi di communicazione

  • Il cambiamento delle zone di residenza per molti di loro

  • Nel campo della religione, indipendentemente da quella d’appartenenza, si constata una perdita della fede e una certa indifferenza al momento di affrontare fatti religiosi

  • La valorizzazione della donna Gitana

  • Nella società attualeci sono nuove forme di schiavismo delle quali i Gitani sono spesso vittime. Le « carenze sociali » stanno distruggendo le virtù tradizionali come il rispetto della familia, la libertà e anche la loro propria vita.2

2 – LA SITUAZIONE PASTORALE

2.1- ASCOLTARE LA VITA INTERIORE DEL GITANO

Abbiamo bisogno, a mio avviso, d’una riflessione che ci aiuti a capire e a vivere, a partire dal Vangelo, la situazione attuale dei Gitani e le risposte che la Chiesa deve portare.

L’aspetto più evidente d’un movimento religioso puo’ far pensare che « Dio ritorna ».

Non è il caso. La parte di Gitani praticante è sempre più minoritaria. Quello che si osserva ora è che la fede occupa un posto sempre più piccolo nella vita quotidiana delle persone.

La fede è sostituita da altre convinzioni che sono intorno ai valori della democrazia intesa come un sistema diffuso di credenze, principi e valori (diritti umani, libertà, tolleranza, sicurezza, rispetto della Costituzione, etc) che possono contribuire a una migliore coabitazione e consolidare i legami sociali.

    1. UN NOUVO GITANO CRISTIANO

S’impone anche di tener conto dei cambiamenti che si producono tra quelli che, in mezzo a questa crisi religiosa, si dicono cristiani. E’ importante ricordare qualche tendenza di base :

a) In primo luogo, si rafforza l’ambiguità dell’immagine del cristiano Zingaro, anche se ci sono molte e lodevoli eccezioni.

b) Inoltre, gli zingari non formano un insieme omogeneo. Non tutti derivano dalla fede alle stesse conclusioni sulle loro scelte e comportamenti.

c) Quindi, in questo modo il modo di credere cambia notevolmente.

d) I settori che percepiscono la Chiesa come “dispensa” diventanno sempre di più .

2.3 – LA PASTORALE GITANA DI CUI ABBIAMO BISOGNO OGGI

2.3.1 – ANDARE LORO INCONTRO


Le nostre “Chiese locali” devono essere i primi a sentirsi preoccupate di riunire di gitani.

2.3.2- FACILITARE E RAFFORZARE


Di fronte a questa realtà a volte confusa ma sempre ricca e sorprendente, s’impone una sfida, certamente non sempre facile da soddisfare; potremmo definirla dicendo : facilitare e rafforzare.

Ciò richiede :

  • Benvenuti nello stile del Buon Samaritano

  • Lavorare nella formazione di piccoli gruppi.

  • Creare spazi di incontro.

  • Prestare particolare interesse per i gruppi zingari.

  • Scoprire il mondo degli zingari loro esigenze e aspirazioni.

  • Credere alla promozione di ciò che unisce culture diverse.

2.3.3 – PARTENDO DAL VANGELO

Parlando della Pastorale Gitana, bisogna situarsi sul piano dell’arrichimento reciproco e la reil faut aussi se situer sur le plan de l’enrichissement mutuel et de la relativisazione de ses propres absolus.

a) La priorità alla povertà.

b) L’apertura alla compassione.

c) L’inculturatione.

2.3.4 – ENCOURAGER LE DIALOGUE

Per dare una seria dimensione e « inculturatrice » alla pastorale Gitana, crediamo che la conclusione del V Congresso Mondiale della Pastorale Gitana dell’anno 2003 in Ungheria, possa orientarci :

“Più volte durante il Congresso, abbiamo visto la necessità di affrontare seriamente la sfida pastorale fatta dall’adattamento legittimo della sacra Liturgia, l’Omelia e anche della Catechesi, della mentalità, dagli usi e costumi alla religiosità popolare, la tendenza alla festa e il pellegrinaggio, ecc .., degli zingari. Senza chiudere la porta a soluzioni a lungo termine, in comunione con la Santa Sede e la gerarchia locale, il Congresso raccomanda di procedere negli spazi che vengono lasciati alla creatività e al carattere popolare e culturale di ogni popolo, anche all’interno del Rito latino, senza trascurare il patrimonio delle Chiese cattoliche orientali. Questo vale per la celebrazione eucaristica e per l’amministrazione dei Sacramenti “3.

Dobbiamo prendere in considerazione diversi criteri per questo dialogo :

a) Conoscere la realtà Gitana

b) Parlare in nome di Gesù-Cristo

c) Da una organizzazione

2.3.5 – CHERCHER LA COMMUNION

Speriamo che prossimamente tutti noi possiamo cantare il salmo: “Guarda come è buono e quanto sia piacevole che i fratelli vivano insieme uniti” (Sal 133). Questa desiderio è ripreso anche dal V Congresso Mondiale della Pastorale per gli Zingari di Budapest in una delle conclusioni :

Il Congresso raccomanda che si proceda al dialogo ecumenico e interreligioso anche nel mondo gitano, secondo le linee guida emanate in materia dalla Santa Sede. Denuncia il processo settario di alcuni gruppi che si dicono cristiani e si basano sul pentecostalismo, esorta gli operatori pastorali cattolici di prendere in considerazione questo pericolo e in particolare a un richiamo che la propria azione apostolica sia adatta alle necessità del gitano, alla participazione attiva alla fede profonda dei Gitani, alla Liturgia e all ‘azione di vangelizzazione e valorizzazione umana. Tutto questo segue la linea di communicazione spirituale di amicizia e della comunità che constituisce il soggetto fondamentale di questo Congresso »4

3 – CONCLUSIONE

Con speranza e realismo, noi dobbiamo affrontare il futuro della pastorale Gitana convinti che non è qualcosa che realizziamo solo con il nostro lavoro e il nostro impegno. Lo Spirito di Gesù anima il nostro compito e mette vita la dove gli occhi del mondo vedono solamente diversità e discriminazione. Di fronte alla sfida che ci è lanciata, dobbiamo, come evangelizzatori, continuare a vivere l’esperienza dell’Incarnazione mettendoci dietro, accompagnando e soffrendo con la gioia e la con la certezza che il Signore manderà Gitani evangelizzatori al loro popolo.

Non possiamo dimenticare che :

  • Abbiamo bisogno di rinforzare il gusto della diversità. Si parla di “gusto” e non di valori. Dobbiamo venire a trovare un “sapore” al di là della nostra ascesi personale e porta ad aprirsi a qualcuno che è diverso.

  • La diversità ci fa crescere, ci stimola. È la ricchezza della nostra Chiesa.
    Il Vangelo nel mondo degli zingari è l’interesse per l’altro e il desiderio di avvicinarsi a l’altro con simpatia.

  • È fondamentale per crescere nel dialogo, non come un tecnica pastorale con intenzione di arrivare a convincere l’altro ma come un mezzo per celebrare la verità e condividerla.

  • Possiamo evangelizzare solo partendo dalla reciprocità.

  • Evangelizzare è un’interazione: annuncio una buona novella e ottengo una buona novella.

  • Evangelizzare è attraverso il gesto, e non possiamo essere delusi quando la parola non lo fa ; è un modo per essere vicini.

  • Evangelizzare implica generare spazi di vita.

  • La chiave della pastorale, non è nei risultati, ma nel fatto di fare un cammino insieme con zingari, con ciascuno di loro, con la loro comunità.


Affidiamo questo compito di evangelizzazione all’intercessione materna della Majari, la Madre del Redentore. Sarà per noi la stella che guiderà i nostri passi per incontrare il Signore.

1 LÓPEZ MENESES, A. “El documento más antiguo relativo a la inmigración gitana en España”, Rev. Pomezia, 6 (1967), p. 90

2Ibidem, pp.23-37

3Dal 30 jugno al 7 luglio 2003, si celebró, nella sede della Università Cattolica Péter Pázmány di Budapest (Unghería), il V Congresso Mondiale della Pastorale dei Gitani, sul tema La chiesa e i Gitani per una spiritualità di Comunione, promosso dal Pontificio Conciglio per la Pastorale degli Emigranti e Itineranti, en collaborazione con la Conferenza Episcopale dell’Ungheria. Presenti 203 congressisti di 26 paesi, specialmente europei ma anche d’Africa e Asia, Fu particolarmente importante la partecipazione per la prima volta di un consistente gruppo di sacerdoti, religiose e laici Gitani.Conclusione nº 3.

4 Dal 30 jugno al 7 luglio 2003, si celebró, nella sede della Università Cattolica Péter Pázmány di Budapest (Unghería), il V Congresso Mondiale della Pastorale dei Gitani, sul tema La chiesa e i Gitani per una spiritualità di Comunione, promosso dal Pontificio Conciglio per la Pastorale degli Emigranti e Itineranti, en collaborazione con la Conferenza Episcopale dell’Ungheria. Presenti 203 congressisti di 26 paesi, specialmente europei ma anche d’Africa e Asia, Fu particolarmente importante la partecipazione per la prima volta di un consistente gruppo di sacerdoti, religiose e laici Gitani.Conclusione nº 5.

il messaggio vaticano al CCIT 2016 a Esztergom in Ungheria

basilica1

Dal Vaticano, 17 marzo 2016

Prot. N. 8543/2016/N

Messaggio del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti

ai Membri del Comitato Cattolico Internazionale per gli Zingari (CCIT)

(Esztergom, Ungheria, 8-10 aprile 2016)

suora

Cari fratelli e sorelle,

La celebrazione dell’incontro annuale del Comitato Cattolico Internazionale per gli Zingari mi offre gradita occasione per porgere il più cordiale saluto agli organizzatori e a tutti i partecipanti riuniti a Esztergom. Ringrazio P. Claude Dumas, Presidente, per il gentile invito, che non ho potuto onorare di persona. Tuttavia, desidero essere presente con questo breve messaggio per augurare il buon esito dei lavori e per condividere con voi alcune riflessioni sul tema della vostra riunione: “All’incrocio: l’Europa, le chiese e le culture di fronte alla misericordia”.

Tale scelta indica il desiderio di ritornare alle origini della vostra missione tra le popolazioni rom e viaggianti, che trova il suo inizio nell’incontro con Gesù Cristo, “il volto misericordioso del Padrei, e nel desiderio di comunicarLo agli altri in base al mandato conferitovi dalla Chiesa. Inoltre, è un omaggio al Santo Padre Francesco, il quale ha offerto alla Chiesa l’Anno di Grazia, il Giubileo Straordinario della Misericordia, ricordandoci che ci sono momenti nei quali in modo ancora più forte siamo chiamati a tenere fisso lo sguardo sulla misericordia per diventare noi stessi segno efficace dell’agire del Padreii. La vostra scelta si pone altresì in sintonia con le esortazioni che lo stesso Pontefice ha rivolto ai partecipanti al pellegrinaggio dei Rom, Sinti e altri gruppi gitani, nel suo Discorso tenuto durante l’Udienza del 26 ottobre 2015iii.

In quella circostanza, il Papa ha auspicato che anche per il popolo Rom “si dia inizio a una nuova storia, a una rinnovata storia. Che si volti pagina! È arrivato il tempo di sradicare pregiudizi secolari, preconcetti e reciproche diffidenze che spesso sono alla base della discriminazione, del razzismo e della xenofobia. Nessuno si deve sentire isolato, nessuno è autorizzato a calpestare la dignità e i diritti degli altri” (Discorso 2015). Ciò che vi abilita a dare il vostro contributo per la realizzazione di questo complesso compito è, appunto, “lo spirito della misericordia che ci chiama a batterci perché siano garantiti tutti questi valori. Permettiamo quindi che il Vangelo della misericordia scuota le nostre coscienze e apriamo i nostri cuori e le nostre mani ai più bisognosi e ai più emarginati, partendo da chi ci sta più vicino” (Discorso 2015).

L’Anno della Misericordia che viviamo ci mostra quanto abbiamo bisogno di sperimentare l’Amore di Dio sia noi sia i nostri fratelli e sorelle Rom e Sinti e come questo amore debba permeare tutte le dimensioni della nostra esistenza, in particolare la nostra fede e le sue espressioni, la nostra società e la cultura in cui viviamo. La misericordia è “fonte di gioia, di serenità e di pace”, “condizione della nostra salvezza” e “la legge fondamentale che abita nel cuore di ogni persona quando guarda con occhi sinceri il fratello che incontra nel cammino della vita”, come scrive il Santo Padre Francesco al n. 2 della Bolla Misericordiae Vultus (MV).

In riferimento al vostro tema si può constatare che la misericordia è il luogo dell’incontro tra la Chiesa, le culture e l’Europa, ma deve essere anche il punto di convergenza per la Chiesa e per la società nella ricerca di approcci adeguati per dare vita a nuove forme di convivialità basate su giustizia, solidarietà, fratellanza e pace. La misericordia indica anche, a ognuna di queste realtà, la strada giusta per ritornare a Colui che rivela a tutta l’umanità l’amore misericordioso di Dio, a Cristo, unico Salvatore.

Il grande araldo della Misericordia di Dio, san Giovanni Paolo II, nella sua Lettera Enciclica Dives in Misericordia, al n. 13 scriveva: la Chiesa “vive una vita autentica quando professa e proclama la misericordia – il più stupendo attributo del Creatore e del Redentore – e quando accosta gli uomini alle fonti della misericordia del Salvatore di cui essa è depositaria e dispensatrice”. Su questa scia Papa Francesco rammenta: “la misericordia di Dio, cuore pulsante del Vangelo, […] deve raggiungere il cuore e la mente di ogni persona. La Sposa di Cristo fa suo il comportamento del Figlio di Dio che va incontro a tutti, senza escludere nessuno” (MV 12). Là dove è presente la Chiesa deve essere evidente anche la misericordia. Ovunque si trovano i cristiani, nelle parrocchie, nelle comunità e nelle associazioni, devono sorgere oasi di carità e di amore misericordioso (cfr Idem). Permettiamo quindi che nell’opera di evangelizzazione dei nostri fratelli e sorelle Rom e Sinti, e in tutte le nostre attività a loro favore, ci guidi il motto di questo Anno Giubilare: Misericordes sicut Pater (Misericordiosi come il Padre). Chiediamo a Dio la grazia di essere misericordiosi perché ogni persona, ogni Rom, Sinto o Yenish che incontriamo nelle strade della vita, possa vedere in noi una scintilla del suo amore misericordioso e sperimentare la sua infinita tenerezza.

Questo spirito ci spinge a fare nostra la regola di vita dei discepoli di Cristo, quella che prevede il primato della misericordia improntata sul principio della valorizzazione e del rispetto della cultura e della dignità dell’altro, senza distinzioni. Non è mai un processo a senso unico, ma diventa una sorta di scambio. Donando misericordia diveniamo strumenti di carità, ma allo stesso tempo Dio ci benedice con la sua misericordia. È il principio etico di reciprocità che scaturisce dal discorso della montagna: “Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” (Mt 7,12) ed è un’espressione perfetta di osservanza del comandamento dell’amore: “Ama il prossimo tuo come te stesso» (Mt 19,16-19) (cfr. CCC 2052).

La misericordia, quindi, si esplicita nel servizio all’uomo nella carità e con amore creativo. Tuttavia, voi sapete che “il fatto di presentarsi con amore e con il desiderio di proclamare la Buona Novella non è sufficiente per creare un rapporto di fiducia tra i Rom e gli operatori pastorali. […] Il superamento di questo iniziale atteggiamento può solo provenire da dimostrazioni concrete di solidarietà, anche attraverso una condivisione di vitaiv. Questo implica una conversione della mente, del cuore e degli atteggiamenti sia dei Rom e Sinti che delle popolazioni ospitanti, con la conseguente necessità di un’autentica riconciliazione tra loro. Tanto la riconciliazione quanto la comunione contemplano l’interazione legittima delle culture; in questo processo l’iniziativa deve partire anche dai Rom. Come tutti i cittadini, anch’essi possono e devono fare la loro parte, così come ha esortato Papa Francesco quando ha detto loro “potete contribuire al benessere e al progresso della società rispettandone le leggi, adempiendo ai vostri doveri e integrandovi anche attraverso l’emancipazione delle nuove generazioni” (Discorso 2015).

È giusto osservare che, sempre più spesso, il popolo gitano dimostra il desiderio di cooperare attivamente nel risolvere i problemi che affliggono la loro vita come la discriminazione, l’emarginazione, il razzismo e la negazione dei diritti al lavoro, all’istruzione, alle cure mediche e alla casa. All’interno del Consiglio d’Europa si sono formati diversi gruppiv disposti a collaborare nella realizzazione dei progetti e programmi che riguardano Rom e Sinti. Nel 2015 è stato proposto un nuovo strumento di lavoro, il “Thematic Action Plan for the Inclusion of Roma and Travellers” per il periodo 2016-2019, in cui sono state individuate tre grandi priorità in merito: 1) affrontare con maggiore risolutezza pregiudizi, discriminazione e crimini contro le popolazioni gitane, 2) presentare modelli innovativi per le politiche inclusive delle persone più vulnerabili, 3) promuovere modelli innovativi per la soluzione di problematiche specifiche a livello locale. Inoltre, gli Organismi Internazionali e numerose ONG Rom si impegnano ad affrontare altre due piaghe vergognose per l’Europa e dolorose per il popolo Rom e Sinti: il fenomeno dilagante di anti-zingarismo e il traffico di donne e bambini all’interno delle Comunità Rom e Sinti.

L’anno della Misericordia ci rammenta che l’unica strada da seguire per creare giuste relazioni interpersonali è quella delle opere di misericordia corporale e spirituale che suggeriscono soluzioni appropriate alle reali condizioni di bisogno in cui versa l’uomo. Anche in questo contesto è importante sottolineare che il compimento delle opere di misericordia è un processo bilaterale che coinvolge chi dona misericordia e chi la riceve. Siamo chiamati a vivere di misericordia e a comunicare la misericordia “perché a noi per primi è stata usata misericordia” (MV 9).

La Chiesa è misericordiosa non solo quando richiama alla conversione, al pentimento e a riparare i danni, ma anche quando si mette in difesa dei diritti delle persone afflitte e delle vittime dei sistemi sociali o delle ideologie. Dobbiamo farci coraggio per denunciare le ingiustizie di cui i gitani sono ancora vittime e rispondere con le opere alle necessità dei Rom poveri, disprezzati e oppressi. Ciò esige da noi una “fantasia della misericordia” che, ricorrendo al termine “fantasia della carità” usato da San Giovanni Paolo II al n. 50 della Lettera apostolica Novo millennio inneunte, consiste nella “capacità di farsi vicini, solidali con chi soffre, così che il gesto di aiuto sia sentito non come obolo umiliante, ma come fraterna condivisione”. Dobbiamo quindi “fare in modo che i poveri si sentano, in ogni comunità cristiana, come «a casa loro»” (Idem).

Nell’ottica della misericordia, in questa epoca segnata dalla secolarizzazione e dal relativismo religioso, l’Europa è chiamata a riscoprire le sue origini cristiane per poter offrire ai cittadini, talvolta disorientati, incerti e segnati da una sorta di smarrimento, un giusto contesto sociale e culturale che permetta di integrare la fede nella vita quotidiana per poter agire secondo i comandamenti di Dio. Anche le culture sono chiamate a spogliarsi di tutte le manifestazioni contrarie alla dignità della persona umana e a mettersi in dialogo che “deve avere come punto di partenza l’intima consapevolezza della specifica identità dei vari interlocutorivi.

Prima di concludere, desidero ringraziarvi per la testimonianza di carità che ogni giorno offrite con il vostro servizio e per l’instancabile annuncio della misericordia con parole e gesti che permettono ai Rom e ai Sinti di sperimentare l’amore di Dio e la grazia della salvezza. Vi auguro che sappiate accogliere con gioia l’invito di Papa Francesco a essere operatori della misericordia e a insegnare agli altri questo non facile “mestiere”.

Il Dio della misericordia sia misericordioso con voi, con i vostri cari, con le vostre famiglie e le vostre comunità.

Antonio Maria Card. Vegliò

Presidente

P. Gabriele F. Bentoglio, CS

Sotto-Segretario

i Francesco, Bolla di indizione del Giubileo Straordinario della Misericordia Misericordiae Vultus, Vaticano, 11 aprile 2015, n. 1.

ii Idem, n. 3.

iii Il Discorso è reperibile in diverse lingue nella pagina web del Vaticano: http://w2.vatican.va/content/francesco/it/speeches/2015/october/documents/papa-francesco_20151026_popolo-gitano.html

iv Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, Orientamenti per una Pastorale degli Zingari, n. 74.

v Cfr. Forum of European Roma Young People (FERYP), Ternype – International Roma Youth Network, European Roma and Travellers Forum (ERTF), Romani Women’s Networks.

vi Benedetto XVI, Lettera Enciclica Caritas in veritate, Vaticano, 29 giugno 2009, n. 26.

le domande che si è posto il CCIT 2016 a Esztergom in Ungheria

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CARREFOUR CCIT 2016 

BUDAPEST

Al bivio: L’Europa, la Chiesa, la cultura di fronte alla Misericordia”

  1. L’Europa sta attraversando momenti di improvvisi cambiamenti, dettati da paure che provocano chiusure e difesa dei propri confini e interessi. Ogni paese sembra preoccuparsi della propria Torre di Babele da preservare, attraverso leggi, filo spinato.. Quale misericordia annunciare: quella che si integra nella costruzione della torre o quella che ne favorisce il suo fallimento?

  1. I Rom e Sinti sono per la Chiesa la Porta Santa attraverso la quale Dio (si mette nella loro pelle) visita la nostra vita e quella delle nostre comunità..ne siamo consapevoli? Il nostro stare e avvicinare i Rom e Sinti riesce a raccontare Dio alle Chiese?gruppo riflessione

  1. Al bivio” e la vita dei Rom-Sinti. Verrebbe da dire che loro ci sono abituati, capaci di cambiamenti, di sconfinamenti geografici, culturali, sociali. Il bivio lo affronta chi vive camminando, chi si sente in movimento, chi si lascia interrogare. Le nostre società invece spesso sono più statiche, temono di trovarsi ad un bivio, crea insicurezza, timori di dover cambiare, di affidarsi, di interrogare e interrogarsi. La vita dei Rom sembra un susseguirsi continuo di bivio, di svolte..I Rom “vivono il bivio”, riuscendo ad affrontare la vita. “ Io sono la Via, la Verità e la Vita”.

  1. Come riusciamo a vivere la “Misericordia” con I Rom-Sinti? Quale “Misericordia” scopriamo tra i Rom-Sinti?

  2. articolo Avvenire
  1. Scusate, chi è l’ultimo, perché io possa prendere il suo posto?

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