i migliori auguri a mons. Casaldaliga per i suoi novanta anni
la Rete festeggia i novant’anni del vescovo Pedro Casaldáliga
Chissà se Papa Francesco, dopodomani, telefonerà a Pedro Casaldáliga, vescovo emerito del Brasile, che compie 90 anni. Glielo sta chiedendo con passione Religión Digital, grande testata ispanofona di informazione religiosa online, attraverso il suo direttore José M. Vidal: ha raccolto e amplificato un’iniziativa presa da padre Ángel García Rodríguez e promuove sotto l’hashtag #PapaLlamaACasaldáliga una vera e propria petizione. Le fonti in lingua italiana che hanno ripreso la notizia, sinora, sono state il blog Terre d’America di Alver Metalli (tinyurl.com/y8olp6v4) e l’agenzia Adista (tinyurl.com/y9hebk79); se poi interrogo Google Notizie su di lui trovo molto attiva in vista della ricorrenza l’edizione portoghese del nuovo portale dell’informazione vaticana Vatican News.
Il lancio della petizione definisce Casaldáliga «santo, profeta, poeta mistico e vescovo dei poveri. Esponente della Chiesa latinoamericana della statura di Helder Cámara o di monsignor Romero e molto altro». In questo “altro” ci sono almeno l’origine catalana, la partenza per l’Amazzonia come missionario clarettiano e la nomina episcopale a prelato e poi amministratore apostolico di São Félix do Araguaia (Mato Grosso), a «servizio di una Chiesa-popolo e dei più poveri dei poveri: indigeni, negri, campesinos», scrive Vidal; di qui la vicinanza ai teologi della liberazione. Ha scritto tanto e in occasione dei novant’anni il regalo lo ha fatto, più che riceverlo: ha messo a disposizione online, ad accesso libero, tutti i suoi testi. Il lavoro mi ha condotto, in anni lontani, a tradurre per Il Regno una sua “poesia d’occasione”, che impreziosiva la lettera pubblica scritta durante il momento forse più difficile dei suoi rapporti con la Santa Sede (1988). Ne riporto l’ultima strofa:
Il lancio della petizione definisce Casaldáliga «santo, profeta, poeta mistico e vescovo dei poveri. Esponente della Chiesa latinoamericana della statura di Helder Cámara o di monsignor Romero e molto altro». In questo “altro” ci sono almeno l’origine catalana, la partenza per l’Amazzonia come missionario clarettiano e la nomina episcopale a prelato e poi amministratore apostolico di São Félix do Araguaia (Mato Grosso), a «servizio di una Chiesa-popolo e dei più poveri dei poveri: indigeni, negri, campesinos», scrive Vidal; di qui la vicinanza ai teologi della liberazione. Ha scritto tanto e in occasione dei novant’anni il regalo lo ha fatto, più che riceverlo: ha messo a disposizione online, ad accesso libero, tutti i suoi testi. Il lavoro mi ha condotto, in anni lontani, a tradurre per Il Regno una sua “poesia d’occasione”, che impreziosiva la lettera pubblica scritta durante il momento forse più difficile dei suoi rapporti con la Santa Sede (1988). Ne riporto l’ultima strofa:
«Io, peccatore e vescovo, confesso: / apro a ogni alba la finestra del Tempo; / parlo come da fratello a fratello; / non perdo il sogno, né il canto, né il riso; / coltivo il fiore della Speranza / dentro alle piaghe di Gesù risorto».