Non accadeva da 457 anni che la celebrazione della nascita di Gesù coincidesse con quella del profeta Maometto. Quest’anno, infatti, il Mawlid al-Nabī verrà ricordato la sera del 24 dicembre nella totalità del mondo arabo. In precedenza, la coincidenza si era verificata nel 1558, mentre nel 1852 il Mawlid coincise con il 25 dicembre. A spiegarlo, in un articolo diffuso sul sito web della Conferenza episcopale francese e citato da L’Osservatore Romano, è padre Vincent Feroldi, direttore del Servizio nazionale per le relazioni con i musulmani.
La gioia comune di cristiani e musulmani
La notizia ha suscitato vasta eco in Francia e non solo: “Da giorni – spiega padre Feroldi – i media algerini e marocchini ne parlano. La trasmissione ‘Islam de France’ del 27 dicembre sarà dedicata a questo tema. Alcune diocesi, come quelle di Metz, Angers e Lille, si sono mobilitate attorno all’avvenimento. Cristiani e musulmani, in Belgio come in Maghreb, se ne rallegrano”.
Un segno di Dio in questi tempi difficili
“Comunità cristiane e musulmane — scrive ancora padre Feroldi — avranno il cuore in festa. Renderanno grazie a Dio, ciascuna nella propria tradizione, per questa buona novella che è la nascita di Gesù o di Maometto, nascite che saranno fonte di incontro tra uomini e donne credenti e Colui che è fonte di vita, fonte della vita”. “In tale unità di data rarissima – aggiunge padre Vincent – molti vogliono vedervi un segno di Dio, in questi tempi difficili in cui la pace annunciata dagli angeli, la notte di Natale, è maltrattata dalla follia degli uomini”.
Festeggiare ciò che unisce senza ignorare ciò che differenzia
Il messaggio lanciato, dunque, dal direttore dell’organismo episcopale è di “festeggiare ciò che ci unisce senza ignorare ciò che ci differenzia”, perché “non si tratta di incorrere in un banale sincretismo, comparando Gesù e Maometto”, ma “questa simultaneità di feste è una bellissima opportunità di incontro e di scambio”, perché “offre la possibilità di dirsi che siamo felici di stare insieme, credenti, in uno stesso atteggiamento spirituale e umano in cui, da una parte, ci rivolgiamo a Dio nella preghiera e, dall’altra, viviamo momenti di fratellanza e amicizia” in famiglia e con il prossimo.
Rispetto e riconoscimento reciproci tra le due religioni
L’invito dunque è ad “accoglierci vicendevolmente tra cristiani e musulmani, in questo periodo di Natale, esprimendo “il rispetto ed il riconoscimento reciproci delle due tradizioni religiose”, e dando così “un grande segnale del vivere insieme in quest’epoca in cui, in nome della religione e di Dio, alcuni predicano odio o commettono attentati”. Nel 2015 — conclude padre Feroldi — “Gesù il Salvatore è più che mai segno, grazia e misericordia per tutti gli uomini. È il principe della pace”
(Fonte: RADIO VATICANA)
… Kamel Layachi, il rappresentante delle comunità islamiche del Veneto, dice “il presepe non ci dà fastidio” e lo fa nelle ore in cui gira per il mondo la notizia dei musulmani che, in Kenya, salvano la vita ai cristiani quando al- Shaabab assalta il bus nel quale si trovavano gli uni e gli altri.
I musulmani del pullman in Africa hanno detto ai fanatici affiliati ad Al-Qaeda “ammazzateci tutti musulmani e cristiani, oppure lasciateli andare”. E prima, quando dentro l’autobus si erano accorti di ciò che stava per accadere, si erano scambiati i vestiti gli uni con gli altri per confondere i carnefici. Scambiarsi i vestiti per scambiarsi la pelle, per proteggersi la vita. “O tutti o nessuno”, hanno detto. Prima della professione in un credo religioso è una bella professione di fede nella vita, di quella vita che viene prima di ogni credo religioso. Infatti, a ben pensarci, cosa avevano in comune i salvatori musulamani con le vittime predestinate cristiane? La vita. Stessa patria, stesso pullman, stesso viaggio. Forse stesso luogo di lavoro, stessa guerra, stessa fatica di vivere. Stesso biglietto, stesso diritto di vivere. O tutti o nessuno. Musulmani che non si sentivano “altro” – diversi – rispetto ai cristiani. Bella professione di fede.
Tutto ciò che è profondamente umano non può offendere, turbare, né un cristiano né un musulmano. Non erge muri ma è profondo e fondo come le fondamenta di un ponte. Gettare le basi per costruire. Con piccoli gesti, piccoli come un tenace filo d’erba. Piccoli come una frase di auguri. Così dice il figlio di Layachi: “fare gli auguri è un gesto di rispetto”. E questo piccolo rispetto espresso in un piccolo augurio, si conquista la prima pagina della nostra coscienza.
Piccoli gesti…
La comunità musulmana di Taranto ha donato all’arcivescovo Filippo Santoro una statuetta di Gesù Bambino in segno di rispetto per il Natale. La consegna è avvenuta a margine dell’apertura della Porta Santa nella Basilica di San Martino a Martina Franca.
Hanno partecipato i richiedenti asilo dello Sprar di Martina Franca, insieme ad Hassen Chiha, esponente della comunità musulmana di Taranto e tra i fondatori dell’associazione Umat (Unione dei musulmani amici di Taranto). (fonte: ANSA)
Comunicato stampa dalla pagina fb del Centro Islamico Crema