vivere da ribelli, questa la vita del cristiano secondo mons. Casaldaliga

l’alterità di Dio

“credo che oggi si possa vivere soltanto da ribelli. E credo che si possa essere cristiani solo se si è rivoluzionari perché non basta più pretendere di ‘riformare’ il mondo”

da Altranarrazione

Da tempo, forse da sempre, assistiamo al tentativo, della teologia dominante e dell’uomo religioso (nel senso di ossequioso), di ricondurre Dio nei nostri schemi razionali, invece di trascenderli per aprirsi alla sua creatività e alterità. In definitiva, si cerca solo un garante delle nostre tesi, non Qualcuno da incontrare e da cogliere nella sua totale alternatività valoriale ed esistenziale. Si confondono le elaborazioni soggettive – o comunitarie -, spesso poi successivamente corrette o smentite, con ciò che è stato rivelato da Cristo. Si preferiscono le ipotesi asfittiche, proprie dell’uomo, all’immaginazione sorprendente ed infinita di Dio. D’altronde, si tratta di costruire un Dio razionale per renderlo innocuo ed impedirgli di sovvertire l’ordine instaurato: così perfetto e così idolatrico. Si relega Dio nelle forme e nelle espressioni più o meno solenni, senza nessuna incidenza sulle decisioni della vita reale. Si riflette su Dio teorizzando la gratuità, la libertà e la compassione, mentre si fa esperienza di mercificazione, di sfruttamento, di competizione a cui ci si adegua giustificandosi con l’inevitabilità.
Ma si può essere seguaci di Cristo stando in pace di fronte all’oppressione?
Si trovano dei cristiani nei luoghi di assistenza, è vero, ma si registra una spaventosa latitanza nella critica dei responsabili dell’iniquità, come nei processi e nei conflitti per la liberazione degli ultimi. Si preferiscono i rapporti di buon vicinato con il Potere, invece dei gesti di solidarietà con gli oppressi. Dio, intanto, non si stanca dell’uomo e continua ad immaginare una convivenza diversa dall’attuale. Ci ha donato il mondo immaginandolo come un giardino, noi l’abbiamo trasformato in discarica. Ci ha donato i beni necessari e l’intelligenza per sopperire alle esigenze di tutti, noi, rinunciando alla collaborazione, abbiamo distribuito violentemente le risorse in modo diseguale. E non serve costruire un Paradiso come luogo di ricompensa, magari degli sforzi dell’ascetica muscolare, visto che troveremo un luogo di condivisione in cui continueremo a vivere la carità che abbiamo iniziato a praticare qui.

testo di Pedro Casaldáliga

«Credo che oggi si possa vivere soltanto da ribelli. E credo che si possa essere cristiani solo se si è rivoluzionari perché non basta più pretendere di ‘riformare’ il mondo. I provvidenzialismi disincarnati, i neoliberalismi e i neocapitalismi e certe democrazie e altri cauti riformismi che mentono o si ingannano da sé –cinici o stupidi- servono unicamente a salvare il privilegio dei pochi privilegiati alle spalle della produttiva sottomissione dei molti morti di fame. E, per ciò stesso, mi sembrano oggettivamente iniqui»

(Pedro Casaldáliga, Credo nella giustizia e nella speranza, Quaderni Asal 27, Associazione per gli Studi e la documentazione dei problemi socio-religiosi dell’America Latina, Roma 1976, p. 19)

papa Francesco scandalizza solo per il fatto che parla e vive da cristiano

un papa scandalosamente cristiano

il suo crimine: predicando il vangelo uccide la civiltà cristiana occidentale

di Christine Pedotti
in “Témoignage chrétien” n° 3712 del 19 gennaio 2017
Non abbiamo più dubbi, la frangia della destra che si considera disinibita non ha in effetti più alcuna inibizione, osa di tutto, si permette di tutto, sicura com’è di avere dietro di sé un ampio consenso popolare. Forse però ha fatto una mossa sbagliata attaccando papa Francesco. Già da tempo, i siti reazionari che si autoproclamano cattolici e di “controinformazione” avevano lanciato l’allarme: questo papa non è cattolico. Ma si trattava di covi oscurantisti, immersi in atmosfere di discarica e cloaca. Questa volta, a scrivere è il direttore capo di Valeurs actuelles, e non per un editoriale, ma in un libro, il cui titolo e sottotitolo sono ultrachiari:

“Église et immigration, le grand malaise – le pape et le suicide de la civilization européenne” (Chiesa e immigrazione, il grande disagio – il papa e il suicidio della civiltà europea

Nessuna precauzione oratoria, il papa è decisamente accusato di trucidare la civiltà. E con quale mezzo? Quello del Vangelo, molto semplicemente, in nome del quale invita i cattolici ad accogliere i migranti. Incriminata, la lettura del testo del Giudizio nel Vangelo di Matteo: “ero straniero e mi avete accolto” (Mt 25,35). Con queste parole il Figlio dell’Uomo, venendo nella sua gloria, designa coloro che, avendo praticato l’accoglienza dello straniero – o nutrito un affamato, vestito un misero, dato un bicchiere d’acqua ad un assetato, visitato un prigioniero – scoprono che quel piccolo, quel povero, quel debole, quello straniero, è Cristo stesso. E sono fatti entrare nella gloria di Dio. Da duemila anni, è lì che batte il cuore del cristianesimo: ogni essere umano è il mio prossimo. La fraternità non è preferenza per qualcuno ma apertura all’universalità: ogni essere umano è per me un fratello o una sorella. In questo modo, papa Francesco si inserisce in una lunga tradizione di eminenti figure della santità cristiana.

È in questo humus millenario che affondano le famose radici cristiane dell’Europa. Ed ecco che le stesse persone che ieri vi facevano riferimento, tutt’a un tratto le rinnegano. Perché, attenzione, questa opinione non è quella di un uomo solo. Il papa ha cominciato ad irritare seriamente le coscienze delle “brave persone” che credevano di essere dalla parte giusta, difensori dell’ordine. Fin dalla sua elezione, quasi quattro anni fa, Témoignage chrétien ha sempre affermato il suo sostegno a papa Francesco e, anche se capita a volte di avere divergenze su alcuni punti, gli esprimiamo qui di nuovo la nostra fedeltà e la nostra riconoscenza.

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