un pò di delusione nel discorso di Capodanno


Signor Presidente,
noi sottoscritti cittadini e cittadine Suoi connazionali, lavoratori della città e della campagna, studenti e persone impegnate nel mondo della cultura, dell’insegnamento, dell’associazionismo, ci permettiamo di ricordarLe la situazione in atto in Palestina:
circa 30.000 vittime civili a Gaza, senza contare i presumibili 10.000 sotto le macerie.
70.000 feriti che non possono essere adeguatamente curati in ospedali distrutti da Israele.
1000 bambini che hanno perso uno o entrambi gli arti inferiori o superiori.
90% degli edifici rasi al suolo: “non è rimasto brandello di muro”, dichiarano i pochi osservatori ONU rimasti sul campo.
Una economia, una società, un paesaggio annichilati.
Oltre 2 milioni di persone sono senza un tetto, né acqua, né cibo, né medicinali, né carburanti, e sono spinte dall’esercito israeliano in una piccola sacca a Gaza sud, che peraltro continua ad essere bombardata.
Intanto si susseguono dichiarazioni di governanti israeliani sulla necessità di espellere dal territorio di Gaza i palestinesi sopravvissuti, e sul progetto di ricolonizzazione di Gaza da parte dei coloni israeliani, mentre addirittura si pubblicano annunci di lussuosi villaggi turistici da costruire sulle macerie e sui corpi insepolti della popolazione palestinese.
In Cisgiordania (secondo l’ONU, “Territori Occupati”) gli oltre 700.000 coloni israeliani, che hanno occupato illegalmente il territorio e rendono molto problematica, per non dire impossibile, la soluzione “due popoli, due Stati”, spalleggiati dall’esercito di Israele attaccano quotidianamente e uccidono i contadini palestinesi, compresi donne, anziani, adolescenti.
Israele ha ucciso 138 funzionari dell’ONU e continua a bombardare i convogli dell’agenzia per i rifugiati dell’ONU. Colpisce le ambulanze che trasportano i feriti. Cattura, e umilia denudandoli e ingiuriandoli, centinaia di cittadini colpevoli semplicemente di essere palestinesi.
Israele ha trucidato un centinaio di giornalisti e fotografi nell’esercizio del loro lavoro.
Il segretario generale dell’ONU Guterres ha denunciato ripetutamente la “catastrofe umanitaria”, l’Assemblea generale dell’ONU approva la risoluzione che chiede l’immediato cessate il fuoco.
Alcuni stati, come il SudAfrica deferiscono Israele alla Corte penale internazionale per violazione del diritto internazionale e del diritto umanitario e di fronte alla Corte internazionale di giustizia per genocidio. Migliaia chiedono alla Corte penale internazionale di arrestare, giudicare e condannare Netanyahu e la cupola politico- militare israeliana per questi motivi. Altri Paesi della UE annunciano varie azioni contro Israele, mentre il nostro governo appare silente o complice dei crimini in corso.
Quando l’Armata Rossa sovietica liberò Auschwitz il 27 gennaio 1945 e vennero alla luce gli orrori della Shoah, alcuni giustificarono il loro silenzio e la loro inazione dicendo di ignorare cosa stesse accadendo nei lager nazisti. Oggi assistiamo in diretta alla pulizia etnica e all’olocausto del popolo palestinese. Nessuno può dire “non so”.
È per noi grave che Ella nel Suo messaggio riduca il genocidio in corso a “un’azione militare [di Israele] che provoca anche [evidenziazione nostra] migliaia di vittime civili e costringe, a Gaza, moltitudini di persone ad abbandonare le proprie case, respinti da tutti”. Nient’altro. Ella, Signor Presidente, avrebbe potuto, e riteniamo dovuto, riprendere le dichiarazioni del segretario dell’Onu, le risoluzioni dell’Assemblea generale e levare una voce per l’immediato cessate il fuoco in Palestina. Come anche alcuni leader europei hanno chiesto.
Ella, invece, ha taciuto, Signor Presidente.
Nelle sue parole il genocidio del popolo palestinese in corso (è la definizione dello storico israeliano Ilan Pappé, costretto ad abbandonare il suo paese e la sua università per le minacce di cui è stato oggetto) è stato ridotto alla reazione israeliana “che provoca anche migliaia di vittime civili”. Durante la Resistenza antifascista i massacri operati dai nazifascisti si chiamavano “rappresaglia”; alle Fosse Ardeatine i nazisti applicarono la formula del “10 italiani per un tedesco”. La rappresaglia di Israele (se di rappresaglia si può parlare e non di un piano preordinato di svuotare Gaza della popolazione palestinese e riportarla sotto il diretto controllo israeliano) supera di molto il criterio nazista delle Fosse Ardeatine.
Tra l’altro, Ella evita di dare un nome al popolo vittima del massacro: nel Suo discorso sono “moltitudini di persone”. NO, non sono “moltitudini”, “volgo disperso che nome non ha”: è il popolo palestinese che subisce da 75 anni l’occupazione di Israele, è il popolo che si oppone e resiste all’occupazione, come fecero i nostri patrioti nel Risorgimento e i partigiani nella Resistenza antinazifascista italiana.
Ella dice che i giovani vanno educati alla pace, ma non si educa se non si compie un’operazione di verità, e la verità non è solo non dire il falso, ma dare un quadro completo delle cose. Il Suo discorso – un discorso ufficiale, a reti televisive unificate a tutto il Paese – per quel che dice e per quello che NON dice, viola i principi cui pure Ella dichiara di ispirarsi, non educa alla verità, né alla giustizia, in difesa morale di ogni popolo oppresso.
La parte del Suo discorso dedicata al conflitto in Medio Oriente è in definitiva schiacciata sulla politica bellicistica e disumana del governo di Israele, che annuncia un 2024 di guerra. Legando mani e piedi il nostro Paese alla politica oltranzista di Israele, Ella rompe con quella politica mediterranea di apertura ed equilibrio con i paesi arabi e di riconoscimento delle ragioni del popolo palestinese, promossa tra gli anni Sessanta e Ottanta del secolo scorso da statisti come Moro, Andreotti, Craxi, o da un sindaco eccezionale testimone di pace e costruttore di ponti fra i popoli, come Giorgio La Pira. Il Suo discorso, Signor Presidente, non è solo un inaccettabile silenzio sul genocidio palestinese in corso, è anche un tradimento della storia italiana, e un colpo ai nostri interessi nazionali.
Ebbene, in piena coscienza, e con il massimo rispetto per la carica che Ella riveste, noi sottoscritti ci permettiamo di osservare e di comunicarLe che Ella ha parlato non in nostro nome.
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NON IN MIO NOME
Per aderire inviare mail a: italiapalestina2024@gmail.com indicando nome, città, attività ed eventualmente associazione di cui si fa parte

delusione e indignazione per le scelte di Draghi sull’immigrazione

lettera aperta

a Lampedusa conosciamo le vere storie di migranti


Forum Lampedusa Solidale 
Invito al premier Draghi per un nuovo sguardo sui diritti umani negati
A Lampedusa conosciamo le vere storie di migranti

 

la sua recente dichiarazione a proposito della garanzia dei salvataggi «in acque territoriali italiane» è – oltre che discutibile – totalmente illogica e contraria a quanto stabilito dalla normativa internazionale in tema di soccorso e salvataggio, oltre che in netto contrasto con la Costituzione e con il riconoscimento dei diritti fondamentali dell’uomo

Caro presidente Mario Draghi,

da mesi tutte le parti politiche, i media e i tecnici ribadiscono le altissime aspettative intorno al suo operato e quello dell’esecutivo che lei guida. A fronte di tanto apprezzamento dobbiamo però confidarle la nostra delusione e, non lo nascondiamo, a tratti anche la nostra indignazione per alcune scelte, non solo lessicali, riguardo al tema immigrazione. Le chiediamo la pazienza di leggerci e speriamo in una sua risposta. Noi viviamo a Lampedusa e sicuramente nessuno di noi vanta un curriculum paragonabile al suo né a quello dei suoi collaboratori. Tuttavia abbiamo esperienza, perché da anni siamo testimoni di ciò che avviene sulla frontiera.

Comprendiamo che nessuno può sapere tutto e sicuramente sul tema lei deve essersi affidato a collaboratori e consulenti che, è nostra opinione, la stanno esponendo a una interpretazione dei fatti che, sempre a nostro avviso, proprio per la considerazione di cui lei gode, non si addice alla sua riconosciuta statura morale, ancor prima che intellettuale. La prima cosa che vivere su quest’isola ci ha insegnato è che chi tenta di arrivare in Europa non è ‘UN’ pericolo ma è ‘IN’ pericolo. Ma quanto costa gestire la frontiera nell’ottica esclusivamente securitaria e di esternalizzazione?

La sua recente dichiarazione a proposito della garanzia dei salvataggi «in acque territoriali italiane» è – oltre che discutibile – totalmente illogica e contraria a quanto stabilito dalla normativa internazionale in tema di soccorso e salvataggio, oltre che in netto contrasto con la Costituzione e con il riconoscimento dei diritti fondamentali dell’uomo. Noi in questi anni abbiamo imparato a conoscere i nomi di uomini, donne bambini affogati nel Mediterraneo. Abbiamo partecipato alle sepolture di chi sulla propria tomba non ha neanche un nome.

Lei, presidente, conosce alcune di queste storie?

Ha mai ascoltato, come noi, i loro terrificanti racconti? Ecco perché ringraziare la sedicente ‘Guardia costiera libica’ per la cattura dei naufraghi in mare, secondo noi e secondo quanto riportato ancora in questi giorni nei report delle Nazioni Unite e della Procura presso il Tribunale internazionale dell’Aja, vuol dire ringraziare dei carnefici. Anche per questa ragione riteniamo che lei debba domandarsi se stringere accordi con i governi della Libia o della Tunisia, pagando miliardi di euro per delegare ad altri il lavoro sporco dei respingimenti, oltre che essere una strategia che non funziona, non fa altro che alimentare i crimini e legittimare i criminali.

Lo sa che bloccare le navi delle Ong nei porti non ha alcun effetto deterrente sulle partenze, ma aumenta il numero dei morti e sottrae testimoni alle tragedie del Mediterraneo? È a conoscenza del fatto che le 130 persone affogate il 23 aprile scorso sono rimaste per oltre 48 ore in vana attesa che qualcuno prestasse loro soccorso, nella piena consapevolezza delle autorità europee, compresa l’Italia? La Procura dell’Aja ha definito quella tragedia come «un crimine». Quei naufraghi si trovavano in acque internazionali; se dovesse accadere ancora l’Italia continuerà a disinteressarsi ai salvataggi pur avendo i mezzi per poter intervenire? Diverse chiese e comunità di fede hanno espresso preoccupazione per i diritti delle persone e anche papa Francesco, proprio riguardo a quella strage, ha chiesto di pregare «per coloro che possono aiutare ma preferiscono guardare da un’altra parte». Ma quale sarà il giudizio storico di tali condotte? Noi sappiamo che l’unica soluzione possibile per porre immediatamente fine a tutto ciò è aprire immediatamente canali legali e sicuri di ingresso in Europa; ripristinare un meccanismo certo di soccorso e sbarco in un luogo sicuro, come richiesto dalle Nazioni Unite, e tornare a presidiare il Mediterraneo, anche nell’interesse dei nostri tanti pescatori. Le chiediamo perciò di voler rispondere a queste nostre domande, e la invitiamo a venire a Lampedusa, dove potrebbe ascoltarci e ascoltare le storie che ci impediscono di restare in silenzio.

Forum Lampedusa Solidale

Il Forum Lampedusa Solidale nasce nel 2015 dall’incontro di associazioni, movimenti ecclesiali, organizzazioni di volontariato, parrocchiani, donne e uomini della società civile che condividono sia il desiderio di riappropriarsi dei luoghi, fisici e sociali, dell’accoglienza, sia la volontà di attivare percorsi di partecipazione per la cura dell’intera comunità isolana. L’attività svolta dal Forum non si limita, infatti, alla mera distribuzione di beni ai migranti che sull’isola approdano, ma punta a creare una rete di competenze e di servizi per chiunque sull’isola viva o si trovi a passare per qualsiasi motivo, formulando proposte e realizzando pratiche in grado di dare risposte concrete alle necessità e alla dignità degli stranieri e della comunità che li ospita.

papa Francesco ‘pietra d’inciampo’ e ‘delusione’ per troppi ma non per i poveri

papa Francesco

che “delusione”!

di Alberto Maggi

 
 

all’inizio era solo una discreta mormorazione, poi è diventata mugugno sempre più crescente, e ora, senza più remore, aperto dissenso nei confronti del Papa venuto dalla fine del mondo (e sono tanti che ce lo vorrebbero ricacciare). Papa Francesco in poco tempo è riuscito a deludere tutti. E la delusione si trasforma in un risentimento dapprima covato e ora platealmente manifesto

Sono delusi molti dei cardinali, che pure lo hanno eletto. Era l’uomo ideale, senza scheletri negli armadi, dottrinalmente sicuro, tradizionalista ma con accettabili aperture verso il nuovo. Avrebbe potuto garantire un periodo di tranquillità alla Chiesa terremotata da scandali e divisioni. Mai avrebbero pensato che Bergoglio avrebbe avuto intenzione di riformare nientemeno che la Curia romana, eliminare privilegi e fustigare le vanità del clero. La sua sola presenza, sobria e spontanea, è un costante atto d’accusa ai pomposi prelati, anacronistici faraoni pieni di sé.
 
Sono delusi i vescovi in carriera, quelli per i quali una nomina in una città era solo il piedistallo per un incarico di maggiore prestigio. Erano pronti a clonarsi con il pontefice di turno, a imitarlo in tutto e per tutto, dall’abbigliamento alla dottrina, pur di entrare nel suo gradimento e ottenerne i favori. Ora questo papa invita gli ambiziosi e vanesi vescovi ad avere l’odore delle pecore… che orrore!
 
È deluso gran parte del clero. Si sente spiazzato. Cresciuto nel rispetto rigido della dottrina, indifferente al bene delle persone, ora non sa come comportarsi. Deve recuperare un’umanità che l’osservanza delle norme ecclesiali ha come atrofizzato. Credevano di essere, in quanto sacerdoti, al di sopra delle persone, e ora questo papa li invita a scendere e mettersi a servizio degli ultimi.
 
Delusi anche i laici impegnati nel rinnovamento della Chiesa e i super tradizionalisti attaccati tenacemente al passato. Per questi ultimi il papa è un traditore che sta portando la Chiesa alla rovina. Per i primi, papa Bergoglio non fa abbastanza, non cambia norme e legislazioni non più in sintonia con i tempi, non legifera, non usa la sua autorità di comandante in campo.
 

Sono entusiasti di lui i poveri, gli emarginati, gli invisibili, e anche tutti quelli, cardinali, vescovi e preti e laici, che da decenni sono stati emarginati a causa della loro fedeltà al vangelo, visti con sospetto e perseguitati per questa loro mania della Sacra Scrittura a discapito della tradizione. Quel che avevano soltanto sperato, immaginato o sognato, ora è divenuto realtà con Francesco, il papa che ha fatto riscoprire al mondo il profumo del vangelo

 
 p. Maggi
 
Alberto Maggi, frate dell’Ordine dei Servi di Maria, ha studiato nelle Pontificie Facoltà Teologiche Marianum e Gregoriana di Roma e all’École Biblique et Archéologique française di Gerusalemme. Fondatore del Centro Studi Biblici «G. Vannucci» (www.studibiblici.it) a Montefano (Macerata), cura la divulgazione delle sacre scritture interpretandole sempre al servizio della giustizia, mai del potere. Ha pubblicato, tra gli altri: Roba da preti; Nostra Signora degli eretici; Come leggere il Vangelo (e non perdere la fede); Parabole come pietre; La follia di Dio e Versetti pericolosi. E’ in libreria con Garzanti Chi non muore si rivede – Il mio viaggio di fede e allegria tra il dolore e la vita.
(fonte: IL LIBRAIO)
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