la discriminazione degli omosessuali




è l’effetto di papa Francesco?

8 aprile romaltro tris

 I cattolici di Lione in aiuto dei rom senzatetto

di Richard Schittly
in “Le Monde” del 23 aprile 2013 (traduzione: www.finesettimana.org)

È l’effetto di papa Francesco? Da alcune settimane, i cattolici della regione lionese si mobilitano per venire in aiuto delle famiglie rom in totale indigenza. L’iniziativa più spettacolare ha avuto luogo la sera di giovedì 28 marzo, quando dieci famiglie, espulse da un campo di fortuna, si sono ritrovate per la strada, sotto la pioggia battente. Un militante di un’associazione ha chiamato il parroco di Gerland, nel 7° arrondissement di Lione, per chiedere la sua assistenza. “Quando ho ricevuto la telefonata, mi chiedevo che cosa avrei dovuto fare, la situazione era urgente, ma non era facile prendere una decisione, confida padre Matthieu Thouvenot. Mi sono chiesto: ‘Che cosa farebbe il nuovo papa?’ E ho avuto subito la risposta!” La parrocchia di Gerland si è organizzata per ospitare una cinquantina di persone, per metà bambini. “La sera stessa, era pronta una minestra”. Il giovedì successivo, il tribunale amministrativo ha condannato la prefettura a ridare un alloggio a queste famiglie entro quattro giorni, con una penalità di mora di 75 euro per famiglia e per giorno di ritardo. Nel frattempo, il parroco di Gerland, finite le risorse, ha chiamato padre Jean-Claude Servanton, parroco di Notre Dame de l’Espérance, a Villeurbanne (Rhône). “Sono arrivati coi loro fagotti”, dice Jean Claude Servanton. In poche ore, l’organizzazione è stata fatta. I locali della parrocchia sono stati trasformati in luogo di accoglienza precario, con solo due punti di presa d’acqua. Il salone delle riunioni è diventato dormitorio, la sacrestia serve da ufficio organizzativo, la cucina è nel garage. Una quindicina di persone di buone volontà si danno il turno per preparare tre pasti al giorno. L’anno scorso, per iniziativa di una parrocchiana che aveva incontrato per strada una famiglia “sans papiers”, la comunità si era mobilitata, un po’ come una prova. “Si ha sempre paura di aiutare l’altro, perché non lo si conosce”, dice Yvette, militante alla Cimade, l’associazione ecumenica di mutuo aiuto. Ci sono bambini che corrono in tutte le direzioni, donne col foulard in testa che scopano il pavimento, e in chiesa c’è un funerale. “La Chiesa ha come missione di servire gli uomini, l’istituzione non si mobilita solo per il matrimonio”, dice Jean- Claude Servanton. Il parroco ha ricevuto delle telefonate di incoraggiamento. Ma anche di recriminazione. “Bisogna spiegare, evitare di spaventare, convincere”, dice il prete. L’impegno non è necessariamente una cosa semplice. E questo fa scattare Evelyne Ferdi, membro della cappellania dei “nomadi”, secondo la quale i cattolici potrebbero fare molto di più: “Prima di tutto siamo cristiani, seguiamo Cristo, aiutare gli altri è il cuore del vangelo, non ho bisogno di aspettare un nuovo papa per ricordarmi di questa ovvietà!” L’aiuto ai più poveri non è una novità in una regione con forti correnti di cattolicesimo sociale. Proprio a Gerland l’accoglienza di diverse decine di rom, l’anno scorso, aveva messo in moto un programma complicato di riclassificazione a favore di 300 rom, programma che si chiamava “Andatu” (“per te”). La presenza permanente di 2000-3000 rom da diversi anni, con tutto ciò che comporta (bidonville, espulsioni, spostamenti…), ha riattivato le reti. A Vaulx-en-Velin (Rhône), questo lavoro dura già da una decina d’anni, con tre locali della parrocchia riservati all’alloggio. Un po’ più di aiuto reciproco è stato notato da Régis Charre, parroco di Vaulx-en-Velin, ma, secondo lui, si è trattato piuttosto di una reazione al discorso di Grenoble di Nicolas Sarkozy (1). “La sorte dei rom interroga i cattolici, la sensibilità è più diffusa”, conferma Christian Luriti, incaricato del Secours catholique. “Si è sviluppata una certa sensibilità con un papa dal carisma molto relazionale, che cerca la prossimità”, riconosce Bruno-Marie Duffé, vicario episcopale. Anche delle famiglie di albanesi sono state alloggiate per due mesi nella parrocchia Saint Luc, con la benedizione del cardinale Philippe Barbarin. L’arcivescovo di Lione evita di impegnare la diocesi in un dibattito politico. Si limita a sottolineare il carattere umanitario dell’aiuto della Chiesa ai più vulnerabili e si prepara a redigere un secondo promemoria per Manuel Valls, per suggerire al
ministro dell’interno una grande conferenza sulla situazione dei rom.
(1) A causa di alcuni scontri avvenuti tra nomadi e polizia, il 30 luglio 2010 Sarkozy nomina un poliziotto al posto di un funzionario alla carica di prefetto a Grenoble, parla della possibilità di “perdita della nazionalità” per persone di origine straniera e si impegna a far smantellare ed evacuare i campi rom.




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