perché non dichiariamo fuorilegge Gesù Cristo?
per Erri De Luca chiesti 8 mesi per ‘incitazione a sabotaggio’
allora si vieti pure il Vangelo
di Diego Fusaro
otto mesi di reclusione per istigazione al sabotaggio della Tav: ecco la condanna che ha chiesto nei giorni scorsi il pubblico ministero di Torino, Antonio Rinaudo, che con il collega Andrea Padalino ha condotto le indagini, nel processo contro lo scrittore napoletano Erri De Luca. «Nelle interviste rilasciate pubblicamente», si è sostenuto, «ha commesso incitazione a commettere il sabotaggio. È indiscutibile che si debba concludere arrivando alla penale responsabilità dell’imputato»
UN PROCESSO PREOCCUPANTE
La sentenza proposta ai danni di Erri De Luca è oltremodo preoccupante. Essa dimostra come il reato di opinione ritorni o, forse, non sia mai scomparso. E questo nel silenzio generale, dopo pochi mesi dalle matitine di #jesuischarlie .
Il dissenso – si è capito – va bene fintantoché è diretto contro le religioni e contro tutto ciò che contrasta con il capitale e che il capitale stesso, nella sua avanzata, travolge; esso usa i dissenzienti come suoi utili idioti, agitando il dissenso contro il dissenso, e dunque promuovendo un conformismo che è tanto più tale quanto più sembra anticonformistico.
Dissenso verso le religioni (di modo che il capitale possa delegittimarle e imporre la sua come unica legittima, il monoteismo del mercato), dissenso verso i cattivi nuovi Hitler – da Assad a Putin – (di modo che il capitale possa bombardarli con l’appoggio dell’opinione pubblica). Addirittura dissenso verso i lavoratori, “pelandroni” e “sfaccendati”, di modo che poi il capitale possa liberamente rimuovere l’articolo 18 e il diritto di sciopero.
Vietato, però, dissentire contro il capitale. E contro i suoi satelliti, Tav compresa. Lì scatta addirittura il reato di opinione. La vicenda di Erri De Luca lo suffraga.
Su queste basi, occorrerebbe naturalmente dichiarare fuori legge i testi di Machiavelli e di Marx, che continuamente invitano al sabotaggio, elogiano il perfido Duca Valentino e addirittura – udite, udite – inneggiano alla rivoluzione.
ALLORA VIETIAMO TOMMASO D’AQUINO
Occorrerebbe proibire pure quel sovversivo di Tommaso d’Aquino, che nella Summa Theologiae legittima la «perturbatio», ossia la sedizione, e dice espressamente che se i detentori del potere contraddicono la legge divina, e mirano al bene individuale e non al bonum commune, «i sudditi non sono tenuti a obbedire».
Per tacere, poi, di quel riottoso di Giovanni di Salisbury, il medievale che qualificava come «lecita e gloriosa» l’uccisione dei tiranni.
Chissà, forse in un futuro nemmeno troppo remoto, in un mondo – se mai è possibile – ancora più orwelliano di quello presente, gli stessi “Testi Sacri” verranno dichiarati fuori legge per «apologia di reato»: in fondo, anche Gesù, con il suo esempio concreto, ci invita al “sabotaggio” ai danni dei mercanti del tempio.