contro l’egocentrismo personale e collettivo

‘pensa agli altri’

Mentre prepari la tua colazione, pensa agli altri,
non dimenticare il cibo delle colombe.

Mentre fai le tue guerre, pensa agli altri,
non dimenticare coloro che chiedono la pace.

Mentre paghi la bolletta dell’acqua, pensa agli altri,
coloro che mungono le nuvole.

Mentre stai per tornare a casa, casa tua, pensa agli altri,
non dimenticare i popoli delle tende.

Mentre dormi contando i pianeti , pensa agli altri,
coloro che non trovano un posto dove dormire.

Mentre liberi te stesso con le metafore, pensa agli altri,
coloro che hanno perso il diritto di esprimersi.

Mentre pensi agli altri, quelli lontani, pensa a te stesso,
e dì: magari fossi una candela in mezzo al buio.

Mahmoud Darwish

indietro va’, straniero! , anzi negro!

la frontiera dell’egoismo

Europa. Frontiera chiusa e cariche della polizia

La Francia respinge i migranti, che minacciano lo sciopero della fame

immigrati a Ventimiglia

Fron­tiera chiusa e cari­che della poli­zia con­tro poche decine di migranti che per tutta rispo­sta minac­ciano lo scio­pero della fame o, peg­gio, di get­tarsi in mare dalla sco­gliera se non gli viene con­sen­tito di entrare in Fran­cia. A Ven­ti­mi­glia l’Europa si ferma e se non arriva a dichia­rare fal­li­mento di certo dimo­stra tutta la sua inca­pa­cità e il suo egoi­smo per il modo in cui affronta l’emergenza pro­fu­ghi. Un’impotenza che tra­spare chia­ra­mente anche dalla bozza cir­co­lata in que­ste ore del docu­mento pre­pa­rato per il Con­si­glio euro­peo del pros­simo 26 giu­gno in cui si incen­ti­vano gli Stati a rim­pa­triare i migranti eco­no­mici, ma non si spende nean­che una parola su cosa fare con i richie­denti asilo. Capi­tolo volu­ta­mente lasciato in bianco, a ulte­riore dimo­stra­zione delle divi­sioni che da giorni con­trap­pone il blocco dei Paesi «duri» dell’Unione, — di cui fa parte anche la Fran­cia — a quelli che invece accet­tano, in nome della soli­da­rietà, la logica pro­po­sta dalla Com­mis­sione Junc­ker della ricol­lo­ca­zione dei richie­denti asilo tra tutti gli Stati.

«We need to pass» dicono i car­telli che eri­trei e suda­nesi innal­zano seduti in un’aiuola a pochi passi dalla fron­tiera fran­cese. Hanno biso­gno di pas­sare per­ché le loro fami­glie, i loro amici, il loro futuro è oltre il dop­pio sbar­ra­mento di poli­ziotti ita­liani e gen­darmi fran­cesi che gli impe­di­scono di andare, di pas­sare per rag­giun­gere il nord Europa «dove c’è più uma­nità». Dopo la Ger­ma­nia che ha sospeso Schen­gen, dopo l’Austria che in nome del rego­la­mento di Dublino ci rispe­di­sce i migranti guar­dan­dosi bene dal fer­mare quelli che invece dal suo ter­ri­to­rio cer­cano di entrare in Ita­lia, la nuova fron­tiera — è il caso di dirlo — della dispe­ra­zione è adesso quella fran­cese. E’ bene chia­rire subito che non c’è nes­suna inva­sione in atto. Nell’ultima set­ti­mana Parigi ne ha rispe­diti indie­tro un migliaio ma in que­ste ore a spa­ven­tare i fran­cesi sono tra i trenta e i cento migranti, a seconda dei flussi di arrivo, e tra que­sti ci sono anche donne e bam­bini. Da due giorni dor­mono per strada, anche sotto la piog­gia. «Com­pren­diamo per­fet­ta­mente le loro dif­fi­coltà, ma non è qui che si può risol­vere que­sti pro­blemi», spie­gano fonti della police nationale.

Il pro­blema è il rego­la­mento di Dublino che obbliga i pro­fu­ghi a rima­nere nel Paese in cui sbar­cano, ma c’è qual­cosa che non va se è vero che alcuni dei migranti rispe­diti indie­tro hanno mostrato un biglietto di treno Nizza-Parigi dimo­strando così di tro­varsi già in ter­ri­to­rio fran­cese quando sono stati fer­mati dalla polizia.

Come giù suc­cesso alla sta­zione Cen­trale di Milano e alla sta­zione Tibur­tina di Roma, anche a Ven­ti­mi­glia la soli­da­rietà più grande arriva da asso­cia­zioni e cit­ta­dini. Acli, Arci, scout, Croce rossa ma anche tanta gente nor­male si fa in quat­tro per por­tare cibo, acqua e vestiti e migranti.

Chi invece non si stanca di gio­care con la vita delle per­sone è l’Unione euro­pea. La bozza di docu­mento che dovrebbe rias­su­mere le con­clu­sioni del ver­tice dei Capi di stato e di governo del 26 giu­gno spiega bene qual è la logica con cui i con­si­glio euro­peo intende muo­versi. Allon­ta­nare subito i migranti eco­no­mici ille­gali, che devono essere rim­pa­triati «anche gra­zie a «una mobi­li­ta­zione di tutti gli stru­menti» pos­si­bili. L’obiettivo è quello di aumen­tare il numero delle riam­mis­sioni por­tan­dolo oltre il 39,9% regi­strato nel 2013. Per que­sto si pre­vede un poten­zia­mento di Fron­tex, l’agenzia euro­pea per il con­trollo delle fron­tiere, oltre a una «velo­ciz­za­zione dei nego­ziati con i paesi terzi (non solo quelli in rima linea); lo svi­luppo di regole nel qua­dro della Con­ven­zione di Coto­nou; il moni­to­rag­gio dell’attuazione degli Stati della diret­tiva sui rientri».

Nean­che una parola, invece, su cosa fare con i 40 mila eri­trei e siriani (24 mila dall’Italia e 16 mila dalla Gre­cia) che secondo quanto sta­bi­lito il 27 mag­gio scorso dalla com­mis­sione euro­pea andreb­bero divisi tra gli Stati mem­bri. A bloc­care tutto, a spa­ven­tare le can­cel­le­rie di mezza Europa, è l’«obbligatorietà» alla base della deci­sione e che in molti, a par­tire dalla Spa­gna, vor­reb­bero sosti­tuire con la «volon­ta­rietà» nell’accogliere i pro­fu­ghi. Secondo alcune fonti euro­pee, Fran­cia e Ger­ma­nia sareb­bero dispo­ni­bili ad accet­tare tem­po­ra­nea­mente i pro­fu­ghi, ma solo a patto che Ita­lia e Gre­cia si impe­gnino mag­gio­rente nei foto­se­gna­la­menti e nella rac­colto delle impronte digi­tali dei migranti. «Per­ché sia chiaro dove sono sbar­cati», spie­gano sem­pre le fonti. Per­ché sia chiaro pro­ba­bil­mente che Dublino non si tocca.

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