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“Vi presento i miei vicini. Siamo sul marciapiede davanti alle nostre case”. Inizia così il post pubblicato domenica 30 novembre dal presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, accompagnato da una foto con una famiglia rom che abita nel Fiorentino. Voleva essere un messaggio di solidarietà e invece ha scatenato una serie di commenti razzisti a seguito dei quali il governatore è intervenuto nella discussione: “Non tutti gli italiani sono mafiosi. Non tutti i rom sono ladri”, ha scritto.

In poche ore sotto la foto postata da Rossi sono comparsi oltre 3.500 commenti. “Attento al portafogli”, “vada a farsi fotografare con quelli a cui gli zingari hanno svaligiato la casa”, “poi ti rubano in casa” o “che schifo”, scrivono molti utenti. Tanti l’hanno interpretata come una provocazione nei confronti degli “italiani che lavorano”, altri come un tentativo di stimolare “il razzista che c’è in ognuno di noi”. C’è anche chi, invece, ha apprezzato il gesto del presidente Rossi (oltre 2.500 i “mi piace” al post) e ha visto nella decisione di pubblicare la foto un modo per stemperare le tensioni nate nelle ultime settimane, dopo le visite dei rappresentanti della Lega Nord, tra cui anche il leader Matteo Salvini, in un campo rom vicino a Bologna. Polemiche che si sono trascinate nel dibattito politico nelle settimane successive e che hanno riportato in primo piano il tema dell’integrazione.

Per dimostrare la sua solidarietà al governatore, poi, c’è anche chi cita Bertold Brecht:

“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me e non c’era rimasto nessuno a protestare” (B. Brecht)