Mary ha 25 anni ed è una “gaggia”, come i sinti chiamano tutti quelli che non sono loro. Ma lei è diventata una di loro. Ha lasciato la casa due anni fa alla Barca e, figlia di un uomo delle forze dell’ordine, ha scelto di vivere in una roulotte. Quasi nuova, grande, con due bagni, d’accordo. Ma pur sempre una roulotte per tutto l’anno. “L’ho fatto per amore e per un pizzico di voglia di avventura. Per me era ed è il mio pirata”, dice lei sorridente seduta sul divanetto della sua casa viaggiante, che però non si stacca mai da lì, dal lastricato di cemento di una delle piazzole del campo di via Persicetana, al confine con Calderara, dove i sinti da anni sono stanziali e hanno ottenuto che venissero costruite dal Comune cucine e bagni al coperto. Anche se ora si lamentano che non hanno l’acqua calda. Il compagno, Devis Celesti, con la tuta ancora sporca del lavoro, ascolta Mary fiero dei suoi due anellini alle orecchie e l’aria scanzonata.
Non è la prima e non sarà nemmeno l’ultima. In via Persicetana ci sono altre due donne bolognesi da oltre dieci anni lontane dalla famiglia. Ma è un fatto non comune. E per niente facile. Innamorarsi due anni fa di un ragazzo di 25 anni che raccoglie ferro e dire ai genitori “voglio andare a vivere con gli zingari”, non è stato piacevole per la famiglia tradizionale. “Ci sono stati scontri, era inevitabile – racconta Mary con dolcezza – poi un po’ alla volta hanno capito. Sono venuti anche qui, da mio suocero, Bruno Bertani, e alla fine, insomma, le cose si sono aggiustate”. Lei ha fatto corsi professionali da assistente di comunità, ha conosciuto Devis ad una festa di compleanno un’amica. Non è scappata con lui, però, come è tradizione tra due sinti che vogliano “accompagnarsi”. Lei è venuta ad abitare qui e basta. “Faccio una vita come quella che farei a casa mia, solo mi sembra di essere più libera, di avere meno ostacoli. Non vado certo a chiedere l’elemosina in giro. Quest’estate ho fatto la cassiera in supermercati, lavoro fisso non ce n’è. Ho messo nel conto che non avrei vissuto nell’oro”.
Mary ha trovato al campo modi simili a quelli della sua famiglia meridionale, un forte senso della comunità. “Qui se un giorno hai bisogno vai da loro, se hanno bisogno loro vengono da noi”. Avverte il senso di pregiudizio che i “gaggi” hanno verso sinti e rom. “Dicono che rubano, ma io ho visto lavorando molte persone che rubavano a modo loro, per esempio mettendosi in malattia senza bisogno. Credo che per un vero cambiamento bisogna superare i pregiudizi. E smetterla di accorgersi di noi solo dopo che sono morti quattro bambini”.