l’ira di papa Francesco – gli imprenditori della paura sono violenti e razzisti

migranti

l’ira di Papa Francesco

“fomentare la paura semina violenza razzista”

Migranti, l'ira di Papa Francesco: "Fomentare la paura semina violenza razzista"

il messaggio per la 51.ma Giornata Mondiale della Pace

“Combattere quanti favoriscono il timore nei confronti dei migranti a fini politici”

di PAOLO RODARI

“Spingere le politiche di accoglienza fino al massimo dei limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso” e combattere “quanti fomentano la paura nei confronti dei migranti a fini politici”.

Il tutto arrivando entro il 2018 “alla definizione e all’approvazione da parte delle Nazioni Unite di due patti globali, uno per migrazioni sicure, ordinate e regolari, l’altro riguardo ai rifugiati”.

È quanto chiede Papa Francesco nel suo Messaggio per la 51.ma Giornata Mondiale della Pace, che si celebra il 1° gennaio 2018 sul tema: Migranti e rifugiati: uomini e donne in cerca di pace.

Francesco, che fin dal suo primo viaggio a Lampedusa, nel luglio del 2013, ha mostrato di avere particolarmente a cuore “gli oltre 250 milioni di migranti nel mondo, dei quali 22 milioni e mezzo sono rifugiati”, ha denunciato il fatto che “in molti Paesi di destinazione si è largamente diffusa una retorica che enfatizza i rischi per la sicurezza nazionale o l’onere dell’accoglienza dei nuovi arrivati, disprezzando così la dignità umana che si deve riconoscere a tutti, in quanto figli e figlie di Dio”.

Questa retorica, largamente diffusa anche in Italia, non piace a papa Bergoglio che anzi ha ricordato che quanti fomentano la paura a fini politici “anziché costruire la pace, seminano violenza, discriminazione razziale e xenofobia, che sono fonte di grande preoccupazione per tutti coloro che hanno a cuore la tutela di ogni essere umano”.

E ancora: “Tutti gli elementi di cui dispone la comunità internazionale indicano che le migrazioni globali continueranno a segnare il nostro futuro. Alcuni le considerano una minaccia. Io, invece, vi invito a guardarle con uno sguardo carico di fiducia, come opportunità per costruire un futuro di pace”. 

La maggior parte dei migranti non cerca altro che un luogo in cui poter vivere in pace. Per trovarlo, molti di loro, ha detto il Papa, “sono disposti a rischiare la vita in un viaggio che in gran parte dei casi è lungo e pericoloso, a subire fatiche e sofferenze, ad affrontare reticolati e muri innalzati per tenerli lontani dalla meta”. Il motivo per il quale lasciano la loro terra è principalmente uno: “Fuggono dalla guerra e dalla fame o sono costretti a lasciare le loro terre a causa di discriminazioni, persecuzioni, povertà e degrado ambientale”. 

Francesco chiede azioni di accoglienza concrete, chiamando in causa anzitutto i governanti che “praticando la virtù della prudenza sapranno accogliere, promuovere, proteggere e integrare, stabilendo misure pratiche, nei limiti consentiti dal bene comune rettamente inteso, per permettere l’inserimento”. 

Sono loro ad avere una “precisa responsabilità”. Dopo “l’interminabile e orrenda sequela di guerre, di conflitti, di genocidi, di pulizie etniche che hanno segnato il XX secolo” ci sono oggi altri motivi che spingono le persone a migrare: “I conflitti armati e le altre forme di violenza organizzata continuano a provocare spostamenti di popolazione all’interno dei confini nazionali e oltre”. E poi, come detto, il desiderio di una vita migliore. 

I migranti “non arrivano a mani vuote: portano un carico di coraggio, capacità, energie e aspirazioni, oltre ai tesori delle loro culture native, e in questo modo arricchiscono la vita delle nazioni che li accolgono”. Ma offrire a richiedenti asilo, rifugiati, migranti e vittime di tratta una possibilità di trovare quella pace che stanno cercando, “richiede una strategia che combini quattro azioni: accogliere, proteggere, promuovere e integrare”.

 

Francesco, quindi, auspica “che lungo il 2018” si possa arrivare “alla definizione e all’approvazione da parte delle Nazioni Unite di due patti globali, uno per migrazioni sicure, ordinate e regolari, l’altro riguardo ai rifugiati. In quanto accordi condivisi a livello globale, questi patti rappresenteranno un quadro di riferimento per proposte politiche e misure pratiche”.

papa Francesco decisamente dalla parte dei poveri

 

 la prossima giornata mondiale della pace

“dalla parte dei poveri”

poveri assoluti

lo slogan della ‘giornata mondiale della pace’ dell’anno scorso era Periferie cuore della missione, quest’anno è Dalla parte dei poveri; in entrambi i casi si avverte l’influenza del magistero di papa Francesco, il quale non perde occasione per ricordare a tutti i fedeli che la Chiesa è in cammino e sta andando incontro ai poveri nelle periferie più lontane

di Mario Bandera

Alcune assonanze con questi concetti il papa le ha espresse durante il suo recente viaggio negli Stati Uniti, dove ha ricordato, nella nazione simbolo del capitalismo, come un cristiano non può rimanere indifferente di fronte ai gravi problemi sociali derivanti dalla povertà. Di riflesso, possiamo dire anche noi che schierarci dalla parte dei poveri è mettere a nudo la nostra fede, il nostro modo di essere comunità cristiana, il nostro stile di essere Chiesa.

povertà

Cosa vuol dire schierarsi dalla parte dei poveri? Sappiamo che c’è un pericolo, quando si parla di queste cose negli ambienti ecclesiali: presentare la povertà come qualcosa di romantico, una condizione di vita che, poeticizzata e mostrata sotto una forma edulcorata, diventa quasi una scenografia per una bella favola da raccontare. Vale la pena riaffermare ancora una volta che la povertà è ingiusta, la povertà, per le tante situazioni estreme e difficili che costringono tante persone a vivere perennemente in emergenza, è causa di conflitti nelle famiglie, nei gruppi e nelle comunità.

I poveri non sono migliori degli altri, anzi, il vero povero è povero in tutto: è povero di cultura, ha una condizione sociale miserevole, vive in ambienti fatiscenti, spesso e volentieri manda i bambini a elemosinare.

Eppure Gesù dice «Beati i poveri», e non solo quelli in spirito, ma poveri in tutto; essi sono i preferiti da Dio non perché essi sono più buoni degli altri, bensì perché Dio è buono e Dio dona gratuitamente il suo amore soprattutto a chi è negata una vita degna di essere vissuta.

BuonSamaritano

La dottrina sociale della Chiesa, fin dagli albori della rivoluzione industriale, ricorda che ci sono due peccati gravi che gridano vendetta al Cielo: l’oppressione dei poveri e la frode sul salario degli operai. Avere presente oggi la condizione di tanti esseri umani che vivono in situazioni di miseria perché un mercato scellerato a livello mondiale ha impoverito i loro paesi con la complicità di classi dirigenti mantenute al potere grazie a sistemi dittatoriali che si perpetuano con la frode, l’inganno e la violenza, ci aiuta a capire da che parte dobbiamo schierarci.

Se, in molti paesi del così detto terzo mondo, i lavoratori sono pagati con stipendi da fame, e vivono in condizioni disumane, possiamo capire come molti di loro, non accettando questa situazione, preferiscono vendere tutto e mettersi nelle mani degli scafisti per approdare in Europa alla ricerca di una vita più serena e di un futuro più tranquillo per loro e per i loro figli.

Essere cristiani vuol dire schierarsi dalla loro parte, imparare a leggere la realtà con i loro occhi, guardare al futuro con la speranza che essi portano in cuore. Solo così si riuscirà a comprendere la realtà con occhi diversi e non solo a vedere il povero come uno straniero, un pericolo per la società o, quello che è peggio, uno da cui difendersi.

Nella migliore tradizione cattolica, finora si è andati verso i poveri con le braccia cariche di doni. Ma avere le braccia occupate rendeva impossibile abbracciarli. Ciò che essi aspettano da noi è di venire considerati per quello che sono: uomini e donne bisognosi di aiuto, fratelli con cui condividere la stessa mensa.

 

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