i giovani rom delineano un paese nuovo

il manifesto dei giovani Rom

‘primavera romanì’

«questa è l’Italia che vogliamo»

giovani rom1

di Paola Grechi

Immaginare insieme l’Italia che si vorrebbe. Dove sia possibile costruire rispetto e diritti, per tutti. Sono i sogni molto concreti di venti giovani attivisti rom e sinti di diverse città italiane, da nord a sud. Alle spalle hanno ognuno una storia diversa, alcuni risiedono nei “campi”, altri in casa, ma hanno in comune un obiettivo: contribuire a rendere l’Italia un paese in cui le discriminazioni e l’intolleranza cedano il posto al dialogo e all’inclusione. Hanno raccolto le loro idee in un manifesto lanciato dopo la due giorni di discussione “Primavera Romanì. I giovani rom e l’Italia di domani”, promossa dall’Associazione 21 luglio. Si sono suddivisi in quattro gruppi e con altri ragazzi italiani hanno ragionato su come dovrebbero cambiare le politiche sulla casa, i giovani, il lavoro e la scuola.

I venti protagonisti dell’incontro, il primo in Italia interamente dedicato alla voce dei giovani rom e sinti, provengono da Vicenza, Torino, Lucca, Roma, Oristano, Cagliari e Mazara del Vallo. E per spiegare chi sono hanno utilizzato il mezzo migliore, ci hanno messo la faccia. 

«Molti di noi vengono da una storia di disagio, soprusi ed esclusione, ma non ci siamo fermati e non ci fermeremo. Nella storia dei nostri nonni, dei nostri padri e delle nostre madri ci sono state persecuzioni, deportazioni, crimini contro l’umanità. Anche oggi molti di noi vivono la fuga dalle guerre, la ghettizzazione e il dolore del rifiuto, e ci sembra che quella storia non finisca mai. Questo non ci impedisce di essere qui e di scrivere insieme una nuova pagina per la nostra Italia, perché vogliamo andare oltre ed essere attori di un cambiamento di cui tutti possano giovare».

 

E continuano:

«Non accettiamo più che i nostri figli vivano in un paese di ghetti, separazioni, disuguaglianze, povertà, odio e razzismo, né oggi, né domani. La memoria di ciò che è stato, e la consapevolezza di ciò che è, sono per noi la spinta verso la costruzione di una storia diversa. Sogniamo per l’Italia un risveglio di umanità. Vogliamo essere un esempio di società unita e libera, come l’Italia dovrebbe essere. Un paese orgoglioso dei suoi valori, aperto verso i deboli, che consenta a ciascuno di essere apprezzato, amato e riconosciuto per le proprie passioni e qualità. Un’Italia che abbracci le differenze e si consideri fortunata per la ricchezza di tutte le culture che la compongono. Un’Italia serena».

@CorriereSociale




giovani rom immaginano un’Italia migliore

 
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l’Italia immaginata e pensata dai giovani rom e sinti, nel loro manifesto politico

L’IMPEGNO DEI GIOVANI ROM PER IL NOSTRO PAESE

L’Italia di domani pensata, immaginata, raccontata dai giovani. Giovani rom e sinti, ma non solo.
Dal 19 al 21 settembre scorso, ragazze e ragazzi provenienti da differenti parti d’Italia (25 Rom e Sinti, 5 non Rom) si sono ritrovati a Roma per la convention PrimaveraRomanì, una tre giorni di studio e riflessione promossa dall’Associazione 21 luglio nell’intento di incoraggiare la partecipazione attiva delle comunità rom e sinte nel nostro Paese, per far sentire la propria voce contro ogni forma di discriminazione e in favore dei diritti umani

I giovani sono giunti da Roma, Lucca, Torino, Oristano, Vicenza, Cagliari, Mazara del Vallo e Terni. Nel corso della convention, inoltre, i giovani hanno avuto la possibilità di ascoltare le testimonianze dirette di attivisti rom impegnati in altri Paesi europei.
Nei primi due giorni della convention hanno lavorato in gruppi e a seconda delle loro competenze e dei loro ambiti d’interesse hanno partecipato a uno dei quattro tavoli tematici di discussione: casa, giovani, lavoro e scuola. Al termine dei lavori e delle riflessioni, è stato redatto un documento comune, un Manifesto politico, in cui hanno raccontato il Paese che, insieme, vorrebbero contribuire a costruire e che vorrebbe diventare strumento utile per indicare le migliori pratiche necessarie all’inclusione di Rom e Sinti.
Ne abbiamo parlato con Serena Raggi, attivista per l’Associazione 21 luglio e presidente di una piccola associazione che si chiama Famiglia Malaussène.

primaveraCome è andata la convention?
«Sono stati tre giorni di lavoro molto intensi, a cui hanno partecipato rappresentanti delle comunità rom, sinti e anche non rom. Alcuni di origine straniera ed altri italiani. Abbiamo avuto, e ci tendo a sottolinearlo, il sostegno del capo dello Stato, che ci ha mandato una lettera augurandoci di fare un buon lavoro e grazie a questo abbiamo iniziato la convention con uno spirito molto propositivo. Adesso la cosa più difficile è quella di diffondere questo manifesto e far sapere alla gente che abbiamo lavorato per contribuire a combattere tutti quegli stereotipi negativi che circondano l’universo rom. Si sa come vengono trattati questi temi dal mondo dell’informazione: si preferisce insistere sugli aspetti negativi, piuttosto che su quelli in grado di dare un contributo positivo alla società».

Perché avete deciso di realizzare un manifesto politico?
«Abbiamo scelto di realizzare questo manifesto in quanto si tratta di qualcosa di ufficiale, che abbiamo avuto poi la possibilità di portare in una sede istituzionale importantissima quale il Senato. Questa è stata una occasione fondamentale, perché tutte le decisioni importanti vengono prese nell’ambito delle istituzioni, così come quelle che riguardano le comunità rom e sinti».

Di cosa c’è bisogno?
«Ci vogliono dei rappresentati delle comunità rom che partecipino ai tavoli e che siano presenti quando vengono prese delle decisioni che li riguardano direttamente. Il problema fondamentale sta nella conoscenza reciproca e nel fatto che si formulano leggi che si basano più sugli stereotipi che non sulla conoscenza diretta delle persone e delle situazioni. La tristissima vicenda di “Mafia Capitale” è un esempio eclatante. Abbiamo visto quanto si è speculato sul mondo rom. Io mi auguro che al di là di un riscontro politico, che tutti desideriamo profondamente, anche il cittadino comune possa leggere questo documento e venire a sapere che ci sono giovani che vogliono impegnarsi per migliorare questa situazione, perché quello che manca è la conoscenza reciproca. E questo riguarda, ovviamente, anche le comunità rom che, a volte, sono molto sospettose nei confronti della società maggioritaria».

Cosa ti auguri per il futuro?
«Mi auguro che si inizi a parlare dell’universo rom in un modo diverso. Ci sono tanti giovani che lottano per abbattere i molti pregiudizi che circondano le comunità rom Il mondo dell’informazione ha una grossa responsabilità in tal senso. Quando si parla di un italiano che commette un crimine, lo si fa facendo nome e cognome; quando si tratta di un rom, si parla subito dello zingaro. Si arriva in tal modo ad una spersonalizzazione dell’individuo e questo provoca un danno incredibile, al punto che molte persone non vogliono dichiarare di essere rom. Ed è questo il circolo vizioso attraverso il quale si arriva a discreditare tutta una comunità. Nessuno nega che all’interno della comunità rom ci siano tante zone d’ombra; spesso, però, quando si parla dell’universo rom lo si fa basandosi su un immaginario che è ancorato al passato e che non ha più alcun riscontro con l’oggi. Inoltre, nella maggior parte dei casi accade che proprio coloro che parlano male dei rom non hanno mai avuto modo di conoscerne uno. La conoscenza reciproca è fondamentale. Sarebbe importane organizzare tanti eventi al fine di raggiungere una vera condivisione in grado di dare al resto della società una immagine della comunità rom inedita e sconosciuta. A volte basta poco».




il sogno dei ‘giovani rom’ in un manifesto

oltre i pregiudizi

il coraggio dei giovani rom e sinti

Bade, Ivana, Miguel, Manuel, Matteo, Serena, Nedzad, Florin, Jemina, Ahmet, Dolores, Rubino, Remi, Annachiara, Denisa, Valentina

Sono giovani rom, sinti e non rom, italiani e stranieri, provenienti da varie città italiane: da Roma a Mazara del Vallo, da Lecce a Vicenza, da Torino a Lucca, da Bergamo a Bologna e Cagliari. Hanno deciso di unire le forze e di impegnarsi in prima persona per contribuire a costruire un’Italia più giusta, senza odio e discriminazioni. Un’Italia libera, che abbracci le differenze, che rispetti i diritti. Di tutti. Non solo dei rom e dei sinti.

Hanno racchiuso la loro voce all’interno di un Manifesto, in cui ragionano su come, secondo loro, dovrebbero cambiare le politiche, nel nostro Paese, sui temi della scuola, del lavoro, dei giovani e del diritto alla casa. Ci hanno messo la faccia e vogliono che questo sia solo il primo di tanti passi.

Pensiamo  a tutti quei pregiudizi e a quegli stereotipi che la gente ha nei confronti dei rom. E a come le opinioni di queste persone – che sovente sui social media e sul web si tramutano in vere proprie invettive di odio e intolleranza, senza che, nella stragrande maggioranza dei casi, si è mai incontrato, conosciuto o interloquito con un solo rom – cambierebbero se solo potessero scambiare qualche chiacchiera con questi giovani. Se solo potessero comprendere che non è vero che i rom non vogliono integrarsi, ma che sono le politiche discriminatorie ad aver costretto una parte di essi a vivere nei ghetti, nei campi rom, a ad averli esclusi da quel tessuto sociale in cui noi tutti viviamo. Che non è vero che non vogliono lavorare o vivere in abitazioni convenzionali, perché 4 rom su 5 in Italia lavorano, studiano e vivono come ogni altro cittadino. Che i rom che delinquono non possono rappresentare una giustificazione per condannare tutti i rom d’Italia, così come non ci permetteremmo di farlo per gli italiani, per i non rom, che commettono reati

che affermare che “se ne devono tornare al loro Paese” è sbagliato alla radice, perché questo è anche il loro Paese, in cui sono nati e cresciuti, e perché oltre la metà dei rom in Italia sono cittadini italiani.

«Non accettiamo più che i nostri figli vivano in un paese di ghetti, separazioni, disuguaglianze, povertà, odio e razzismo, né oggi, né domani. La memoria di ciò che è stato, e la consapevolezza di ciò che è, sono per noi la spinta verso la costruzione di una storia diversa. Sogniamo per l’Italia un risveglio di umanità. Vogliamo essere un esempio di società unita e libera, come l’Italia dovrebbe essere. Un paese orgoglioso dei suoi valori, aperto verso i deboli, che consenta a ciascuno di essere apprezzato, amato e riconosciuto per le proprie passioni e qualità. Un’Italia che abbracci le differenze e si consideri fortunata per la ricchezza di tutte le culture che la compongono. Un’Italia serena».

Nelle parole di Bade, Ivana, Miguel, Manuel, Matteo, Serena, Nedzad, Florin, Jemina, Ahmet, Dolores, Rubino, Remi, Annachiara, Denisa, Valentina è racchiusa la speranza per un futuro diverso. Per andare oltre i luoghi comuni, oltre l’ignoranza, attraverso l’incontro, il dialogo e la conoscenza.

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i ‘giovani rom’ delineano l’Italia che desiderano

il manifesto dei giovani Rom

‘primavera romanì’

«questa è l’Italia che vogliamo»

di Paola Grechi <!---->

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Immaginare insieme l’Italia che si vorrebbe. Dove sia possibile costruire rispetto e diritti, per tutti. Sono i sogni molto concreti di venti giovani attivisti rom e sinti di diverse città italiane, da nord a sud. Alle spalle hanno ognuno una storia diversa, alcuni risiedono nei “campi”, altri in casa, ma hanno in comune un obiettivo: contribuire a rendere l’Italia un paese in cui le discriminazioni e l’intolleranza cedano il posto al dialogo e all’inclusione. Hanno raccolto le loro idee in un manifesto lanciato dopo la due giorni di discussione “Primavera Romanì. I giovani rom e l’Italia di domani”, promossa dall’Associazione 21 luglio. Si sono suddivisi in quattro gruppi e con altri ragazzi italiani hanno ragionato su come dovrebbero cambiare le politiche sulla casa, i giovani, il lavoro e la scuola.

I venti protagonisti dell’incontro, il primo in Italia interamente dedicato alla voce dei giovani rom e sinti, provengono da Vicenza, Torino, Lucca, Roma, Oristano, Cagliari e Mazara del Vallo. E per spiegare chi sono hanno utilizzato il mezzo migliore, ci hanno messo la faccia. 

«Molti di noi vengono da una storia di disagio, soprusi ed esclusione, ma non ci siamo fermati e non ci fermeremo. Nella storia dei nostri nonni, dei nostri padri e delle nostre madri ci sono state persecuzioni, deportazioni, crimini contro l’umanità. Anche oggi molti di noi vivono la fuga dalle guerre, la ghettizzazione e il dolore del rifiuto, e ci sembra che quella storia non finisca mai. Questo non ci impedisce di essere qui e di scrivere insieme una nuova pagina per la nostra Italia, perché vogliamo andare oltre ed essere attori di un cambiamento di cui tutti possano giovare».

 

E continuano:

«Non accettiamo più che i nostri figli vivano in un paese di ghetti, separazioni, disuguaglianze, povertà, odio e razzismo, né oggi, né domani. La memoria di ciò che è stato, e la consapevolezza di ciò che è, sono per noi la spinta verso la costruzione di una storia diversa. Sogniamo per l’Italia un risveglio di umanità. Vogliamo essere un esempio di società unita e libera, come l’Italia dovrebbe essere. Un paese orgoglioso dei suoi valori, aperto verso i deboli, che consenta a ciascuno di essere apprezzato, amato e riconosciuto per le proprie passioni e qualità. Un’Italia che abbracci le differenze e si consideri fortunata per la ricchezza di tutte le culture che la compongono. Un’Italia serena».

 

@CorriereSociale




giovani rom chiedono il superamento dei ghetti

‘Primavera Romani’

il manifesto dei ragazzi rom

(Associazione 21Luglio)

 

un momento dell’evento

giovani rom1

 i giovani Rom e Sinti scrivono alle istituzioni: “Vogliamo un’Italia unita, basta con i ghetti”

 venticinque ragazzi rom, sinti e non rom, hanno consegnato alle Istituzioni un documento, un Manifesto per “un’Italia unita e libera da ghetti”. E’ accaduto stamattina nelle aule del Senato.
giovani rom

 

 

 

 

 

I giovani vorrebbero rappresentare gli “attori di un cambiamento” e sognano “un risveglio di umanità” per il nostro Paese. La ricetta per garantire “i diritti per tutti – a loro avviso – è il superamento dei campi rom e nuove proposte per la scuola, il lavoro e i giovani.

Il manifesto è stato elaborato da ragazzi di diverse città durante la Convention ‘Primavera Romani’, promossa a Roma dall’Associazione 21 luglio, che si è conclusa oggi a palazzo Madama con la consegna del documento finale a Manuela Serra (M5s) della Commissione Diritti umani.

In un periodo di crisi come questo – ha osservato il presidente dell’associazione, Carlo Stasolla – «alla lamentela sterile o alla battaglia violenta, noi scegliamo la terza via: vogliamo pensare a un’Italia diversa. Dobbiamo fare in modo che il manifesto venga condiviso da più persone possibili».

“Se vogliamo cambiare la realtà, dobbiamo farlo noi”, ha osservato la senatrice spagnola di origine rom, Silvia Heredia Martin, raccontando che dal “1978 a oggi i gitani che vivono in situazione di disagio in Spagna sono passati dall’80% al 5%”.

Le proposte dei giovani per un’Italia più ‘serena’, prevedono tra le altre cose, di inserire tra le attività extrascolastiche, che danno crediti formativi agli studenti, anche il ‘contributo alla collettività’; istituire consulte giovanili nei Comuni; introdurre lo ius soli; garantire affitti agevolati e l’accesso alle case popolari su basi eque; promuovere soluzioni abitative nuove come il cohousing; obbligare gli enti locali a mettere a disposizione dei senza dimora gli edifici pubblici inutilizzati.

Per quanto riguarda invece lavoro e scuola, i ragazzi rom e non rom suggeriscono di alzare la soglia di reddito per l’accesso alle borse di studio e assicurare la copertura dei costi scolastici contro l’abbandono; formare i docenti all’intercultura e al plurilinguismo; inserire a scuola figure di pedagogisti per facilitare il contatto tra scuola e genitori; prevedere programmi di inserimento lavorativo ad hoc per chi vive nei campi; favorire la creazione di cooperative per valorizzare i lavori tradizionali dei rom e prevedere incentivi per aziende che assumono categorie in svantaggio.




i giovani rom e sinti si incontrano per dialogare per la loro ‘integrazione’

il messaggio di Mattarella ai giovani rom

Mattarella«Desidero rivolgere un caloroso saluto ai ragazzi che partecipano da oggi all’iniziativa dell’Associazione 21 luglio, “Primavera Romanì“, dedicata all’integrazione delle comunità rom e sinti in Italia. La presenza attiva di giovani appartenenti a queste due minoranze rappresenta un elemento fondamentale nel cammino paziente verso forme sempre più efficaci di integrazione e inclusione».

Con queste parole, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha voluto rivolgere il suo personale messaggio di auguri di buon lavoro ai giovani rom e sinti, provenienti da diverse città italiane, che da questo pomeriggio sono impegnati, insieme a coetanei non rom, nella Convention Primavera Romanì promossa dall’Associazione 21 luglio.

«La consapevolezza piena dei propri diritti, unitamente alla conoscenza dei propri doveri nei confronti della società e dello Stato, è un passo indispensabile per far cadere diffidenze e pregiudizi reciproci e assicurare un futuro di dialogo e di convivenza – prosegue il messaggio di Mattarella – Sicuro che questi due giorni di dialogo e di confronto susciteranno proposte, spunti e idee per garantire una sempre maggiore integrazione, invio i miei auguri di pieno successo dell’iniziativa».

Lunedì 21 settembre, al termine dei lavori della Convention, i giovani partecipanti presenteranno un documento comune in una conferenza stampa che si terrà in Senato alle ore 12. Interverranno alla conferenza la senatrice della Commissione Diritti Umani del Senato Manuela Serra, il deputato Khalid Chaouki e la senatrice rom spagnola Silvia Heredia Martin.

Non è la prima volta che il Capo dello Stato interviene riguardo a una iniziativa dell’Associazione 21 luglio. Lo scorso 8 aprile, in occasione della Giornata Internazionale dei Rom, Segio Mattarella aveva rivolto «un particolare ringraziamento all’Associazione 21 luglio e a quanti si dedicano quotidianamente a combattere le ingiustizie e le disuguaglianze di cui ancora oggi le comunità rom sono vittime».