halloween e gli ultracattolici che hanno paura del sorriso

HALLOWEEN

“Ogni anno, con l’avvicinarsi della festa di Halloween, riprende con forza la crociata degli ultrà cattolici che vedono in questo evento il trionfo del male…”. Su ilLibraio.it il commento del biblista frate Alberto Maggi: “Perché i super cattolici hanno paura del riso?”

LA PAURA DEL SORRISO

Ogni anno, con l’avvicinarsi della festa di Halloween, riprende con forza la crociata degli ultrà cattolici che vedono in questo evento il trionfo del male, una sorta di sabba satanico, popolato da streghe, diavoli, demòni, e ogni altra infernale creatura. Questi zelanti crociati sono sempre in guerra, devono continuamente combattere contro qualcuno, e se non trovano il nemico, lo inventano. Per essi la festa di Halloween è un’attrazione irresistibile, non si trattengono e tirano fuori tutta la cattiveria repressa e la violenza verbale contro chi sorride di questa festa.

Da che nasce tutto quest’astio? Perché i super cattolici hanno paura del riso? Per costoro, che indubbiamente vivono una loro spiritualità, questa s’intende come qualcosa contrapposta al corpo, alla carnalità, alla materia, qualcosa che entra in conflitto con la felicità umana, quasi che per essere spirituali occorra rinnegare una parte importante ed essenziale della propria vita, quella dei sensi e del piacere. La spiritualità per costoro sembra relegata al mondo dello spirito e non della materia, del divino e non dell’umano, del religioso e non del profano, dell’eterno e non del temporale.

Tutto ciò nasce dal fatto che nel cattolicesimo siamo eredi di una spiritualità che distaccatasi dai vangeli ha devastato a volte in maniera irrimediabile la vita dei credenti. Uno dei grandi responsabili di questa devastazione fuunpapa del medioevo, Innocenzo III. Quando ancora era cardinale, scrisse Il disprezzo del mondo, libro che per circa sei secoli fu un bestseller e formò, o meglio deformò, la spiritualità cristiana.

Lotario, confondendo il suo tetro pessimismo per sante ispirazioni, scrisse: “L’uomo viene concepito dal sangue putrefatto per l’ardore della libidine, e si può dire che già stanno accanto al suo cadavere i vermi funesti. Da vivo generò lombrichi e pidocchi, da morto genererà vermi e mosche; da vivo ha creato sterco e vomito, da morto produrrà putredine e fetore; da vivo ha ingrassato un unico uomo, da morto ingrasserà numerosissimi vermi… Felici quelli che muoiono prima di nascere e che prima di conoscere la vita hanno provato la morte… mentre viviamo continuamente moriamo e finiremo di essere morti allorquando finiremo di vivere, perché la vita mortale altro non è che una morte vivente…” (De cont. mundi 3,4).

I danni prodotti da questa letteratura tetra (basta citare l’Imitazione di Cristo) sono stati devastanti. La teologia nei secoli si è occupata più della sofferenza che dell’allegria, della mortificazione anziché del piacere, del pianto più del riso (“Gesù non ha mai riso” era nel sec. XVIII l’imperativo di predicatori incapaci di un sorriso), e l’abito da lutto divenne la divisa di preti e suore.

I teologi si sono interessati più della morte che della vita. L’unica vita che li interessava era quella eterna, dell’al di là. La vita terrena non era altro che un’immensa valle di lacrime nella quale sguazzavano le pie anime devote in attesa della morte: “La mattina, fa’ conto di non arrivare alla sera: e quando poi si farà sera, non osare sperare nel domani. Sii dunque sempre pronto…” (Imitazione di Cristo, XXIII, 1).

Una spiritualità che divinizzava la sofferenza e la morte non aveva altro rimedio che insegnare ai credenti di porre l’unica speranza nell’altra vita, la sola degna di essere chiamata tale. La felicità degli uomini in questa esistenza non era contemplata.

Per spiritualità cristiana, evangelica, s’intende una vita guidata, potenziata, arricchita dallo Spirito di Gesù, lo Spirito Santo, la forza vitale che proviene da Dio ed è la vita stessa di Dio che viene comunicata. Questa spiritualità non entra in conflitto con la vita, ma la potenzia, non è una rivale della felicità, ma la permette, non diminuisce la persona, ma l’arricchisce, non toglie il sorriso, ma lo illumina.

halloween davvero fa così tanta paura?

halloween

un esercito intero ‘cattolico’ da qualche anno spara cannonate contro una festa innocente: parrocchie, siti, social network, perfino la ‘progressista’ Famiglia cristiana credono di intravedere in questa festa il pericolo numero uno per il cristianesimo; p. Amorth (ma non solo!) ci vede la presenza di Satana! Merita davvero una tale crociata?

Halloween? Una festa innocente che non ha bisogno di crociate

di Fulvio De Giorgi*

Da qualche anno anche in Italia si è diffusa nelle scuole dell’infanzia e primarie (e in molte famiglie) la festa per bambini, chiamata Halloween, tipica del mondo anglosassone e in particolare degli USA. C’è chi la contrasta dicendo che è una festa pagana e non cristiana. Cosa pensare? Le origini in realtà sono cristiane. Il nome deriva dall’inglese All-Hallows-Eve: cioè Vigilia-di- Ognissanti. Si comprende tenendo conto che la festa di Tutti i Santi (1° novembre) è strettamente unita alla Commemorazione dei defunti o Giorno dei Morti (2 novembre). In effetti, la stessa zucca svuotata e intagliata rassomiglia ad un cranio e la sua illuminazione ricorda le anime del Purgatorio. Anche nel folklore italiano (per esempio in Sicilia), nel giorno dei Morti le Anime Sante portavano regali ai bambini: in genere frutti o dolcetti. E, in molte parti d’Italia, si fanno dolcetti tipici del giorno dei Morti; in alcuni luoghi ci sono i biscotti ‘ossa dei morti’. Certo più recentemente queste feste sono state laicizzate e, se si vuole, paganizzate. Ma anche l’Albero di Natale ha spesso sostituito il Presepe, San Nicola è diventato Santa Claus-Babbo Natale (vestito di rosso dalla pubblicità della Coca Cola e poi rimasto per sempre così) e l’Epifania si è trasformata in Pifanìa, Befanìa, Befana (una sorta di strega buona). E nessuno si è scandalizzato. O meglio, nel passato ci sono state resistenze tra i protestanti puritani verso Father Christmas (ritenuto un’usanza cattolica). E i Testimoni di Geova rifiutano ogni forma di allegorizzazione più o meno folklorica. Sul piano educativo ci dobbiamo preoccupare, soprattutto, che sia un momento di vera e sana letizia per i ragazzi: un’innocente mascherata, senza concessioni consumistico-pubblicitarie. Sul piano cristiano e cattolico, quello che conta è ricordarci che Santi dobbiamo essere tutti: vivere santamente, secondo il Vangelo; rispettare i bambini e voler loro bene; andare a Messa con tutta la famiglia il 1° novembre (stranamente spesso chi rifiuta Halloween, perché estraneo alle nostre tradizioni cattoliche, poi non va a Messa per Ognissanti). Fare crociate ideologiche contro una innocente festosità infantile è, di fatto, un’altra forma di paganesimo, cioè una riduzione della fede a ideologia mondana: questo sì è cristianamente diseducativo!

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*Fulvio De Giorgi è professore straordinario di Storia della pedagogia e dell’educazione presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Autore di numerose pubblicazioni, ha approfondito in particolare la correlazione tra storia della cultura, storia dell’educazione e storia della spiritualità in età moderna e contemporanea. Fa parte del Comitato di Redazione dell’Editrice La Scuola ed è condirettore degli “ Annali di storia dell’educazione e delle istituzioni scolastiche”

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