la lettera al popolo di Dio:
«la chiesa ha bisogno di ascoltare tutti»
nel testo i partecipanti al Sinodo, la cui prima fase termina domenica, sottolineano l’importanza di lasciarsi interpellare da tutti, a partire dai più poveri e dalle vittime di abusi nella Chiesa
La Chiesa deve ascoltare tutti. In particolare i più poveri, le vittime del razzismo e, soprattutto, quelle degli abusi commessi da membri del corpo ecclesiale. È questo uno dei messaggi che i membri del Sinodo sulla sinodalità in corso in Vaticano hanno voluto inviare a tutto il Popolo di Dio in forma di Lettera.
L’Assemblea, in questa particolare missiva il cui originale è scritto in francese (segno che l’autore materiale è un francofono), riconosce che quella in corso «per molti versi, è stata un’esperienza senza precedenti». Infatti «per la prima volta, su invito di Papa Francesco, uomini e donne sono stati invitati, in virtù del loro Battesimo, a sedersi allo stesso tavolo per prendere parte non solo alle discussioni ma anche alle votazioni di questa Assemblea del Sinodo dei vescovi». La Lettera riconosce che l’Assemblea «si è svolta nel contesto di un mondo in crisi, le cui ferite e scandalose disuguaglianze hanno risuonato dolorosamente nei nostri cuori e hanno dato ai nostri lavori una peculiare gravità, tanto più che alcuni di noi venivano da paesi dove la guerra infuria». Di qui la preghiera «per le vittime della violenza omicida, senza dimenticare tutti coloro che la miseria e la corruzione hanno gettato sulle strade pericolose della migrazione». Di qui la solidarietà e l’impegno «a fianco delle donne e degli uomini che in ogni luogo del mondo si adoperano come artigiani di giustizia e di pace».
Ora i lavori di questa sessione sinodale stanno finendo. E la Lettera esprime l’’auspicio che i mesi che ci separano dalla seconda, nell’ottobre 2024, «permettano a ognuno di partecipare concretamente al dinamismo della comunione missionaria indicata dalla parola “Sinodo”». Avvertendo che «non si tratta di un’ideologia ma di un’esperienza radicata nella Tradizione apostolica». Le sfide sono “molteplici” e le domande “numerose”. La relazione di sintesi della prima sessione, che verrà approvata sabato, «chiarirà i punti di accordo raggiunti, evidenzierà le questioni aperte e indicherà come proseguire il lavoro».
Ma per progredire nel suo discernimento, sottolinea la Lettera, la Chiesa ha assolutamente bisogno di ascoltare tutti, a cominciare dai più poveri. Si tratta in pratica «di ascoltare coloro che non hanno diritto di parola nella società o che si sentono esclusi, anche dalla Chiesa». Di ascoltare «le persone vittime del razzismo in tutte le sue forme, in particolare, in alcune regioni, dei popoli indigeni le cui culture sono state schernite». E «soprattutto, la Chiesa del nostro tempo ha il dovere di ascoltare, in spirito di conversione, coloro che sono stati vittime di abusi commessi da membri del corpo ecclesiale, e di impegnarsi concretamente e strutturalmente affinché ciò non accada più».
La Chiesa ha anche bisogno di ascoltare i laici, donne e uomini, «tutti chiamati alla santità in virtù della loro vocazione battesimale». Di ascoltare i catechisti, i bambini, i giovani, gli anziani. Poi le famiglie, e le voci «di coloro che desiderano essere coinvolti in ministeri laicali o in organismi partecipativi di discernimento e di decisione». La Chiesa ha poi particolarmente bisogno, di ascoltare i sacerdoti, i diaconi, e la voce della vita consacrata. E deve ascoltare anche la voce di coloro che «non condividono la sua fede ma cercano la verità, e nei quali è presente e attivo lo Spirito».