il silenzio come ‘luogo teologico’

il luogo della trasformazione

l’azione di Dio nel silenzio

Silenzio della natura simbolo di preghiera e di ricerca spirituale secondo l'insegnamento della Parola di Dio.

nella preghiera silenziosa Dio e l’anima si comprendono

Ti incontriamo nel silenzio: luogo teologico nel quale con il tuo misterioso linguaggio ci trasformi. Nel silenzio, è il tuo Amore a dialogare con la nostra libertà. Nel silenzio sveli all’anima la sua bellezza. Nel silenzio ci rendi consapevoli, ci custodisci e ci consoli.

E solo Tu, Dio Misericordioso e Compassionevole, nel silenzio della preghiera:

trasformi il vuoto della nostra condizione esistenziale nel senso di una missione al servizio della causa del Regno,
trasformi la tua inspiegabile assenza nell’attesa carica di speranza,
trasformi le mormorazioni sull’invisibile azione della tua Provvidenza in fiducia filiale che trascende le apparenze,
trasformi l’approvazione di sistemi oppressivi in denuncia profetica e il calcolo in offerta della vita,
trasformi la nostra religiosità esteriore e borghese, che non disturba l’Oppressore, in spiritualità del fuoco che ci mette a fianco dei calpestati e delle loro lotte di liberazione,
trasformi il nostro sguardo rendendolo capace di profondità e di complessità,
trasformi il nostro lavoro in servizio,
trasformi l’abitudine in fedeltà, e la ribellione in creatività.

E solo Tu, Dio Misericordioso e Compassionevole, nel silenzio della preghiera ci ami così come siamo.

da altranarrazione

il valore ‘teologale’ della compassione

la compassione come luogo teologico

 Nella sofferenza dell’altro abita Dio e lì si può frequentare e conoscere. Questa è una delle perle evangeliche(1) che porta a disfarsi di tutti gli inganni del mondo: in primis potere e ricchezze varie. Nella compassione si diffonde il regno di Dio. E dalla compassione si possono riconoscere i suoi testimoni e collaboratori. Infatti chi ha costruito il dio che benedice il successo sociale degli uomini rifugge da questo mistero. Non lo comprende ma soprattutto non lo sopporta. Chi offre incenso con mani che grondano sangue deve rimuovere o giudicare la sofferenza altrui per continuare a non soccorrere l’oppresso, a non rendere giustizia all’orfano, a non difendere la causa della vedova(2). L’uso smodato degli schemi razionali porta a considerare il peccato in termini di violazione e non di ferita che produce e ad identificare tragicamente il peccatore con peccato. La ragione dell’uomo conduce alla inevitabile punizione compensatoria del peccatore, la compassione di Dio a curare il peccatore e a combattere il peccato che umilia chi lo compie. La logica retributiva aggiunge il castigo al dolore e spinge alla disperazione, l’Amore gratuito di Dio rimette in piedi, meraviglia e sposta più in là l’orizzonte dell’uomo. La compassione non è una virtù acquisibile con l’esercizio ma un dono di Dio che solo l’anima può riconoscere. Segno profetico di contraddizione in una società fondata sull’egoismo e sull’indifferenza. Strutturalmente malata, irriformabile, da sovvertire con un radicale cambio di paradigma: il Vangelo al posto del capitale.

(1) Vangelo di Matteo 13, 45-46

(2) Isaia 1,17

testo di Isacco di Ninive:

“Segno luminoso della bellezza della tua anima sarà questo: che tu, esaminando te stesso, ti trovi pieno di misericordia per tutti gli uomini, il tuo cuore è afflitto per la compassione che provi per loro, e brucia come nel fuoco, senza fare distinzione di persone. Attraverso ciò, l’immagine del Padre che è nei cieli si rivelerà in te continuamente”.

Isacco di Ninive, in Sabino Chialà, Dall’ascesi eremitica alla misericordia infinita, Ricerche su Isacco di Ninive e la sua fortuna, Leo S. Olschki, Firenze, p. 259

pubblicato da ‘altranarrazione’

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