in morte di Eugenio Melandri … una bella pagina del quotidiano ‘il manifesto’

«hai fatto bene!»

di Luca Kocci
in “il manifesto” del 29 ottobre 2019

Quando il 19 ottobre 2018 Eugenio Melandri va a Roma ad incontrare il papa per la messa a Santa Marta e gli riassume brevemente la propria vita di missionario, pacifista e comunista, «Francesco – racconta lo stesso Melandri – mi prende una mano, me la stringe forte e mi sorride. Poi mi dice: hai fatto bene!».

Melandri è ancora sospeso a divinis e non può esercitare il ministero sacerdotale. Il provvedimento gli era stato comminato dal Vaticano trent’anni prima quando, dopo essere stato allontanato dalla direzione di Missione Oggi, il mensile dei saveriani che aveva trasformato in un periodico fortemente impegnato sui temi della pace e del disarmo, nel giugno 1989 era stato eletto europarlamentare con Democrazia proletaria, violando il Codice di diritto canonico («è fatto divieto ai chierici di assumere uffici pubblici, che comportano una partecipazione all’esercizio del potere civile»; «non abbiano parte attiva nei partiti politici») e venendo punito con la sospensione a divinis. Quell’«hai fatto bene» di Francesco, però, non poteva restare senza conseguenze. Così poche settimane fa – ma con un ritardo di almeno un paio di decenni –, la Congregazione vaticana per il clero annulla la sospensione: Melandri viene riammesso all’esercizio del ministero sacerdotale e incardinato nella diocesi di Bologna guidata dal cardinal Matteo Zuppi. Una «riabilitazione» che, durante il pontificato di Bergoglio, ha riguardato anche altri preti, in passato giudicati troppo di sinistra: sia viventi, come il nicaraguense sandinista Ernesto Cardenal, sia già morti, come Primo Mazzolari e Lorenzo Milani.

La scorsa settimana, il 20 ottobre, Melandri torna a celebrare l’eucaristia, insieme ai confratelli amici e «compagni» di una vita («compagno è una bellissima parola, significa spezzare e condividere il pane», ha detto durante la messa), quella generazione «post-sessantottina» di preti impegnati per la giustizia e la pace dalla seconda metà degli anni ‘80:

Albino Bizzotto (dei Beati i costruttori di pace, con cui nel 1992 ha partecipato alla marcia per la pace a Sarajevo assediata),

Tonio Dell’Olio (già coordinatore nazionale di Pax Christi, poi responsabile internazionale di Libera, ora alla Pro Civitate Christiana di Assisi),

Renato Sacco (coordinatore nazionale di Pax Christi),

il vescovo Giorgio Biguzzi, animatore della campagna contro i bambini soldato in Sierra Leone.

Giusto una settimana prima di morire, nella mattinata del 27 ottobre, a causa di un tumore, che ha affrontato con forza, condividendo senza reticenze sul suo profilo Facebook tutti i momenti di sofferenza, di speranza e di gioia – come appunto l’incontro con papa Francesco e la riabilitazione canonica – e senza mai rinunciare ad intervenire sull’attualità politica, dalle leggi contro i migranti volute dall’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, alla recente aggressione turca contro i curdi.

Nato a Brisighella (Ra) nel 1948, nel 1974 Melandri entra nei missionari saveriani. Dal 1980 al 1988 dirige Missione Oggi, dalle cui colonne conduce importanti battaglie contro lo scandalo della cooperazione internazionale e per il disarmo, attirando su di sé le ire del governo e della Dc che, con la complicità del Vaticano e dei vertici dei saveriani, riescono a farlo allontanare dalla rivista. Si impegna in politica (europarlamentare di Dp, poi con Rifondazione comunista), nel sociale (con Dino Frisullo fonda Senzaconfine), per la pace e il disarmo.

Questa mattina l’addio ad Eugenio Melandri: i funerali si svolgeranno alle ore 11, presso la casa dei saveriani di San Pietro in Vincoli (Ra), in via monsignor Bertaccini.

papa Francesco all’ Europa malata

la preghiera di un “figlio” ad un’Europa malata

da: Adista Notizie n° 19 del 21/05/2016

papa

Si definisce “un figlio che ritrova nella madre Europa le sue radici di vita e di fede”. E, proprio come figlio, quindi parte della casa, può permettersi di coglierne le rughe e le stanchezze. Gli aggettivi che papa Francesco usa per definire l’Europa di oggi paiono impietosi: stanca e invecchiata; decaduta; che vuole dominare spazi invece che generare processi; affaticata. E tutto questo perchè oggi, di fronte alle nuove sfide, non è capace di operare quella “trasfusione della memoria” che le impedisca di “fabbricare in fretta sulle sabbie mobili dei risultati immediati”

Melandri

Ha bisogno di fare memoria questa Europa, evocando i suoi padri fondatori che “seppero cercare strade alternative in un contesto segnato dalle ferite della guerra”. E fa questo richiamo davanti a chi ormai ha svenduto l’Europa al modello vincente del pensiero unico e all’ideologia del mercato. Lo dice mentre in Grecia il governo è costretto ad abbassare salari e pensioni, per rispondere ai dogmi della grande finanza. Mentre in Francia il mondo del lavoro protesta per una riforma che priva di diritti dei lavoratori sacrificandoli sull’altare del profitto ad ogni costo. Lo dice mentre non solo si continuano a costruire muri all’interno dei confini europei ma, con l’accordo con la Turchia, ci si affida un governo totalitario pagandolo perchè faccia da baluardo ad una presunta invasione. Costruendo, quindi, un muro invalicabile fra l’Europa e il resto del mondo.

Questa Europa, non facendo memoria, rischia di perdere la propria identità. Di dimenticare le proprie radici. Radici che si sono consolidate “imparando a integrare in sintesi sempre nuove le culture più diverse e senza apparente legame tra loro”. Di qui una identità “dinamica e multiculturale”.

Qualcuno ha voluto leggere in questo passaggio una sorta di superamento di quelle che normalmente vengono definite “le radici cristiane dell’Europa”. Dimenticando però che fin dalle sue origini, il cristianesimo è stato proprio capace di operare questa sintesi e che, forse, le stesse radici cristiane dell’Europa stanno proprio in quella capacità di sintesi tra culture. Insiste molto Francesco su questo aspetto: l’Europa deve promuovere una integrazione che trova nella solidarietà la capacità di fare storia. Una solidarietà che genera opportunità per tutti, che supera l’inserimento puramente geografico, per portare ad una “forte integrazione culturale”.

Da questa identità plurale deriva la necessità del dialogo “che dovrebbe essere inserita nei curriculi scolastici come asse trasversale delle discipline”. “La pace sarà duratura nella misura in cui armiamo i nostri figli con le armi del dialogo”, realizzando coalizioni non militari o economiche, ma culturali capaci di smascherare i giochi di potere dei gruppi economici.

Solo un’Europa così tornerà ad essere madre, capace di generare. Per questo deve smetterla di vedere i giovani come “il futuro”. Essi sono il “presente”. Perciò devono essere coinvolti attivamente nella sua costruzione. Ma per questo sono necessari modelli economici “più incisivi e più equi” che “perseguano come priorità l’obiettivo dell’accesso al lavoro per tutti”. Non ha futuro un’Europa dove i giovani non trovano lavoro.

Detto ai dirigenti europei che da trent’anni hanno scelto di inchinarsi totalmente alle lobby finanziarie, che strangolano i popoli in nome del pareggio di bilancio e del Fair play finanziario, che stanno per firmare il TTIP, questo intervento di Francesco appare non tanto un’invettiva, quanto piuttosto la domanda accorata di un figlio, perchè, ritornando alle proprie origini, l’Europa recuperi un ruolo unico e insostituibile nel mondo.

Eugenio Melandri è saggista e giornalista, missionario saveriano e pacifista negli anni ‘70 e ‘80, già parlamentare europeo con Democrazia proletaria, è oggi presidente dell’organizzazione “Chiama l’Africa”

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