no armi nucleari

Papa e Pax Christi internazionale all’Onu: «Via le armi nucleari per il futuro dell'umanità»

papa Francesco e Pax Christi internazionale all’Onu

«Via le armi nucleari per il futuro dell’umanità»

da: Adista Notizie n° 14 del 08/04/2017
Mettere al bando le armi nucleari per garantire un futuro all’umanità. È l’appello che Pax Christi International rivolge ai rappresentanti degli Stati che dallo scorso 27 marzo, presso l’Assemblea generale dell’Onu, partecipano ai negoziati per «un divieto giuridicamente vincolante sulle armi nucleari».

«Riteniamo un traguardo fondamentale che le armi nucleari siano esplicitamente vietate da un trattato internazionale e consideriamo il trattato come un esercizio di valori morali e responsabilità globali necessario per costruire un mondo più sicuro e sostenibile», scrive la rete pacifista di oltre 120 realtà nazionali, fra cui Pax Christi Italia (v. Adista Notizie n. 12/17)».

«Le armi nucleari sono strumenti di violenza definitiva. Nel nostro pianeta non c’è posto per armi di tale terrore e distruzione di massa», «la loro presenza in un’epoca di crescente interdipendenza è un affronto alla dignità umana», si legge nella nota. L’uso delle armi nucleari, «in qualsiasi circostanza, è ingiustificabile e impensabile». La Chiesa, ricorda Pax Christi International, si è schierata contro la natura indiscriminata delle armi nucleari, come affermato nella Costituzione pastorale Gaudium ed Spes: «Ogni atto di guerra rivolto indiscriminatamente alla distruzione di intere città o di vaste regioni assieme ai loro abitanti è un crimine contro Dio e l’uomo stesso. Esso merita una condanna inequivocabile e senza esitazioni».

L’unica possibilità di salvezza per l’umanità e il pianeta è «un completo divieto legale delle armi nucleari che porti alla loro totale eliminazione»: «Fino a quando esisteranno armi nucleari – ammonisce il movimento pacifista –, il rischio di qualsiasi loro uso intenzionale o accidentale è reale», pertanto «l’unico modo per eliminare tale rischio è quello di eliminare tutte le armi nucleari». Ed è per questo che Pax Christi International fa appello a tutti i rappresentanti che fino al prossimo mese di luglio saranno impegnati nei negoziati a «sviluppare un robusto strumento giuridico» che «obblighi» gli Stati ad «eliminare» le armi nucleari e a vietare «l’intera gamma di attività correlate come lo sviluppo, la distribuzione, la produzione, il collaudo, lo stoccaggio, il trasferimento» delle stesse.

Che il tema sia di grande importanza è dimostrato dal fatto che anche papa Francesco è intervenuto, inviando una lettera a Elayne Whyte Gómez, che guida i negoziati presso le Nazioni Unite. «Se si prendono in considerazione le principali minacce alla pace e alla sicurezza con le loro molteplici dimensioni in questo mondo multipolare del XXI secolo, come, ad esempio, il terrorismo, i conflitti asimmetrici, la sicurezza informatica, le problematiche ambientali, la povertà, non pochi dubbi emergono circa l’inadeguatezza della deterrenza nucleare a rispondere efficacemente a tali sfide», scrive Francesco nella lettera che porta data 23 marzo. Tali preoccupazioni «assumono ancor più consistenza quando consideriamo le catastrofiche conseguenze umanitarie e ambientali che derivano da qualsiasi utilizzo degli ordigni nucleari con devastanti effetti indiscriminati e incontrollabili nel tempo e nello spazio. Simile motivo di preoccupazione emerge di fronte allo spreco di risorse per il nucleare a scopo militare, che potrebbero invece essere utilizzate per priorità più significative, quali la promozione della pace e dello sviluppo umano integrale».

Ci si deve inoltre chiedere «quanto sia sostenibile un equilibro basato sulla paura», che mina «le relazioni di fiducia fra i popoli», aggiunge il pontefice. «La pace e la stabilità internazionali non possono essere fondate su un falso senso di sicurezza, sulla minaccia di una distruzione reciproca o di totale annientamento, sul semplice mantenimento di un equilibrio di potere. La pace deve essere costruita sulla giustizia, sullo sviluppo umano integrale, sul rispetto dei diritti umani fondamentali, sulla custodia del creato, sulla partecipazione di tutti alla vita pubblica, sulla fiducia fra i popoli, sulla promozione di istituzioni pacifiche, sull’accesso all’educazione e alla salute, sul dialogo e sulla solidarietà. In questa prospettiva, abbiamo bisogno di andare oltre la deterrenza nucleare: la comunità internazionale è chiamata ad adottare strategie lungimiranti per promuovere l’obiettivo della pace e della stabilità ed evitare approcci miopi ai problemi di sicurezza nazionale e internazionale». Quindi «l’obiettivo finale dell’eliminazione totale delle armi nucleari diventa sia una sfida sia un imperativo morale e umanitario», da costruirsi «attraverso un dialogo che sia sinceramente orientato verso il bene comune e non verso la tutela di interessi velati o particolari» e che includa tutti: «Stati nucleari, Paesi non possessori di armi nucleari, settore militare e quello privato, comunità religiose, società civile, Organizzazioni internazionali». Non è facile, Francesco ne è consapevole, ma non è un motivo per non camminare in direzione del disarmo nucleare: «Sebbene questo sia un obiettivo di lungo periodo estremamente complesso, non è al di fuori della nostra portata».

 

Il papa e lo stop alle armi nucleari

di Luigi Sandri
in “Trentino” del 3 aprile 2017

La distanza tra l’utopia e la “realpolitik” pone anche il papato, come i governanti delle nazioni, di fronte a un’ardua sfida quando si tratti di proporre lo sradicamento dell’arma nucleare che, usata nel 1945 ad Hiroshima, ha mostrato al mondo la sua tremenda efficacia. In un messaggio inviato a fine marzo alla “Conferenza delle Nazioni Unite finalizzata a negoziare uno strumento legalmente vincolante per proibire le armi nucleari, che conduca verso la loro totale eliminazione”, papa Francesco, dopo aver sottolineato il grave pericolo costituito da quegli armamenti, ha scritto: “Abbiamo bisogno di andare oltre la deterrenza nucleare: la comunità internazionale è chiamata ad adottare strategie lungimiranti per promuovere l’obiettivo della pace e della stabilità ed evitare approcci miopi ai problemi di sicurezza nazionale e internazionale”. La “deterrenza” è un equilibro delle forze che spinge le “nazioni nucleari” a cercare di avere una potenza simile a quella dei paesi nucleari considerati nemici, al fine di scoraggiare un’eventuale aggressione. È, in sostanza, un “equilibrio del terrore”, quello che dal dopoguerra ha retto il confronto tra il blocco sovietico e il mondo occidentale, tra la Nato e il Patto di Varsavia. Un equilibrio che ha consigliato alle due Parti di evitare conflitti che sarebbero stati disastrosi per tutti. Perciò, in piena “guerra fredda”, Giovanni Paolo II in un messaggio ad una sessione dell’Onu sul disarmo, aveva scritto, il 7 giugno 1982: “Nelle attuali condizioni, una dissuasione (deterrenza) basata sull’equilibrio, non certamente come un fine in sé ma come una tappa sulla via di un disarmo progressivo, può ancora essere giudicata come moralmente accettabile”. Di fatto, dopo una corsa sfrenata agli armamenti nucleari, con una serie di accordi l’Unione sovietica e gli Stati Uniti d’America negli anni Ottanta del secolo scorso decisero di ridurre i loro arsenali. Oggi, dalle 65mila testate atomiche di allora, gli attuali nove Paesi nucleari (Usa, Russia, Cina, Francia, Gran Bretagna, India, Pakistan, Israele, Corea del nord – e quest’ultima guidata da Kim Jong-un che minaccia di colpire Corea del Sud, Giappone e Usa con i suoi missili) ne posseggono, insieme, affermano stime di esperti, 15.350. Vi è poi da aggiungere che alcuni paesi della Nato, Italia inclusa, hanno basi con bombe nucleari statunitensi. Seppur diminuite rispetto a trent’anni fa, le testate nucleari esistenti, se usate, distruggerebbero più e più volte il pianeta. Da qui l’appello di Francesco all’Onu: “Sebbene il vostro obiettivo (la totale eliminazione delle armi nucleari) sia di lungo periodo ed estremamente complesso, non è al di fuori della nostra portata”. Corea del Nord esclusa, oggi non vi è paese dei “nove” che minacci apertamente di colpire altri con bombe nucleari. E, tuttavia, nessun paese propone una contestuale e verificabile distruzione di quelle armi. Liberare il mondo dal “fungo” atomico appare, dunque, una meta lontana.

il coraggio e la lucidità di ‘Pax Christi Internazionale’

lettera ai governi degli USA e della Gran Bretagna per porre fine al coinvolgimento (attraverso la vendita di armi all’Arabia Saudita) nel conflitto nello Yemen

 pax christi1

Pax Christi International, di concerto con Pax Christi USA e Pax Christi Gran Bretagna, ha inviato una lettera al presidente Obama e al Primo Ministro May, in cui esprime preoccupazione per il protrarsi del conflitto nello Yemen, tra il governo, sostenuto dalla coalizione guidata dall’Arabia Saudita, e la fazione Houthi, come pure per il coinvolgimento degli USA e della Gran Bretagna nell’esportazione di armi all’Arabia Saudita

yemen1

Un trattato firmato e ratificato da USA e Gran Bretagna vieta l’esportazione di armi quando vi sia un rischio molto probabile che il loro uso minacci la pace e la sicurezza e faciliti le violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale.
Nella lettera ai capi di stato vengono sollecitati entrambi i governi a sospendere le vendite di armi all’Arabia Saudita, a contribuire invece al ristabilimento dei negoziati di pace, che in atto sono stati sospesi, e a sostenere le azioni civili locali per la prevenzione dei conflitti e per la pace.

Di seguito il testo della lettera, tradotta in Italiano, e poi in originale per l’eventuale uso di Pax Christi Italia, indirizzata al nostro Primo Ministro Matteo Renzi, e con riferimento alle armi italiane esportate in Arabia Sauditayemen2

Onorevole Barack Obama
La Casa Bianca
1600 Pennsylvania Avenue
NW Washington, DC 20500
E-mail : president@whitehouse.gov

Bruxelles, 31 ago 2016
Oggetto: Lettera al Presidente Obama sulla situazione in Yemen e sulle vendite di armi all’Arabia Saudita

Caro Presidente Obama,

Pax Christi International e Pax Christi USA desiderano esprimere la loro profonda preoccupazione per il protrarsi del conflitto nello Yemen tra il governo – sostenuto dalla coalizione guidata dall’Arabia Saudita – e gli Houthi , così come per il coinvolgimento degli Stati Uniti con le esportazioni di armi verso l’Arabia Saudita.
Secondo il rapporto della scorsa settimana dell’Ufficio per i diritti umani delle Nazioni Unite, tra il marzo 2015 e il 23 agosto 2016, si stima che siano stati uccisi 3.799 civili e che altri 6.711 siano rimasti feriti. Almeno 7,6 milioni di persone, di cui 3 milioni di donne e bambini, soffrono attualmente di malnutrizione, e almeno 3 milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle loro case.yemen

Due settimane fa Medici Senza Frontiere (MSF) è stato costretto a evacuare il personale dagli ospedali a causa dei bombardamenti indiscriminati e delle inaffidabili rassicurazioni della coalizione guidata dai Sauditi. Il nostro movimento condanna fermamente gli attacchi agli ospedali e al personale medico perché sono protetti dal diritto internazionale e dai diritti umani. Siamo sempre più preoccupati che questo sia un esempio di come la campagna di bombardamenti della coalizione saudita si sia ulteriormente intensificata e come abbia avuto un impatto sui civili dopo la sospensione dei colloqui di pace.

Considerando le questioni di cui sopra, Pax Christi International ritiene inaccettabile che gli Stati Uniti esportino armi in Arabia Saudita, tanto più che la coalizione guidata da questo Paese ha preso di mira i civili. Alla seconda conferenza annuale degli Stati firmatari del Trattato sul Commercio delle Armi, che ha avuto luogo dal 22 al 26 agosto, la continua fornitura di armi all’Arabia Saudita attraverso esportazioni di armi americane è stata oggetto di una seria discussione. Ai sensi dell’articolo 7 del citato trattato – che gli Stati Uniti hanno firmato – non si devono esportare armi in presenza di un forte rischio che il loro uso minacci la pace e la sicurezza e faciliti le violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale.

yemen3

Esortiamo il governo degli Stati Uniti a porre fine all’esportazione di armi all’Arabia Saudita, che hanno permesso alla coalizione saudita di intensificare ulteriormente la campagna di bombardamenti in Yemen che ha causato vittime civili. L’esportazione di armi – pari a una vendita di armi per 1,5 miliardi di dollari, che è in attesa di approvazione da parte del Congresso e che includerebbe fino a 153 carri armati, centinaia di mitragliatrici, munizioni e altre attrezzature – dovrebbe essere immediatamente fermata; non solo è devastante per lo Yemen, ma comprometterà anche la sicurezza dell’intera Penisola Arabica e alimenterà le reti globali del terrorismo. Esortiamo invece il governo degli Stati Uniti a contribuire a ripristinare i colloqui di pace e ad approfondire l’impegno a sostegno di azioni civili locali volte alla prevenzione e mitigazione dei conflitti, alla costruzione della pace e al buon governo.

Distinti saluti,

Sr. Patricia Chappell, SNDdeN
Direttore Esecutivo Pax Christi USA

Marie Dennis
Co-presidente Pax Christi International

Vescovo Kevin Dowling, C.SS.R.
Co-Presidente

testo della lettera originale:

The Honorable Barack Obama
The White House
1600 Pennsylvania Avenue NW
Washington, DC 20500
Email: president@whitehouse.gov

Brussels, August 31, 2016

Re: Letter to President Obama on the Situation in Yemen and U.S.-Saudi Arms Deals

Dear President Obama,

Pax Christi International and Pax Christi USA wish to express their profound concerns about the continuing conflict in Yemen between the government—supported by the Saudi-led coalition—and the Houthis, as well as U.S. involvement with arms exports to Saudi Arabia. According to last week’s report of the United Nations Human Rights Office, between March 2015 and August 23, 2016, an estimated 3,799 civilians have been killed and 6,711 injured. At least 7.6 million people, including 3 million women and children, are currently suffering from malnutrition, and at least 3 million people
have been forced to flee their homes.

Two weeks ago Doctors Without Borders (MSF) was forced to pull out its staff from hospitals due to indiscriminate bombing and unreliable reassurances from the Saudi-led coalition force. Our movement strongly condemns the attacking of hospitals and medical personnel as they are protected under international human rights and humanitarian law. We are increasingly concerned that this is an example of how the bombing campaign of the Saudi-led coalition has further intensified and how it has impacted civilians following the suspension of the peace talks.

Considering the above issues, Pax Christi International finds it unacceptable that the United States has been exporting arms to Saudi Arabia, especially as the coalition led by the country has been targeting civilians. At the second annual Conference of States Parties to the Arms Trade Treaty that took place from the 22nd through the 26th of August, the continued arming of Saudi Arabia through U.S. arms deals was a matter of serious discussion. According to article 7 of the aforementioned treaty—which the U.S. has signed—arms should not be exported when there is an overriding risk that they would undermine peace and security and facilitate violations of international human rights and humanitarian law.

We urge the U.S. government to end arms deals with Saudi Arabia which have enabled the Saudiled coalition to further intensify the bombing campaign in Yemen which has victimized civilians. The export of arms—such as the $1.15 billion arms sale that is pending approval by Congress and would include up to 153 tanks, hundreds of machines guns, ammunition and other equipment—should be immediately stopped; it is not only devastating for Yemen, but it will also undermine the security of the entire Arabian Peninsula as well as feeding global terrorism networks. Instead we urge the U.S.
government to contribute to restoring peace talks and to deepen engagement in support of locallyand civilian-led conflict prevention, mitigation, peacebuilding and good governance.

Yours sincerely,

Sr. Patricia Chappell, SNDdeN
Executive Director Pax Christi USA

Marie Dennis
Co-president Pax Christi International

Bishop Kevin Dowling, C.SS.R.
Co-President

image_pdfimage_print