un giovane prete racconta la brutta avventura vissuta da bambino vittima di pedofilia

«smettiamola, smettetela di idolatrare il prete»

di un giovane prete

in “La Croix” del 7 giugno 2016

prete

‘La Croix’ pubblica la testimonianza esclusiva e anonima di un giovane religioso francese che invita i laici ad uscire da un “rapporto infantile” coi preti, che favorisce il clima di impunità nel quale certi hanno potuto commettere abusi

“Non sta succedendo, non lo sta facendo, non è possibile”. Questo urlava interiormente l’adolescente che ero quando il cappellano del mio liceo faceva ciò che anni di occultamento mi hanno a lungo impedito di nominare e di dire. “Non è possibile”. L’ho pensato talmente forte che ci ho creduto. Solo il corpo ha registrato il fatto, e lo spirito si è trovato umiliato quando il ricordo è tornato a galla, come uno choc. Avevo evidentemente ben introiettato quello schema secondo il quale quelle cose non possono succedere. Non da parte di un prete. Non da parte di colui che mi seguiva e che aveva la mia fiducia. Non in quell’istituto prestigioso dove lo incontravo tutti i giorni. Non durante la confessione. Non all’inizio del XXI secolo. “Non è possibile”. Grazie a quello che sta succedendo in questo periodo, quella negazione sembra svanire nelle diocesi: il vescovo che mi ha ricevuto recentemente non ha minimizzato i fatti e si assumerà, spero, le sue responsabilità rispetto a quel prete. Lo sguardo della nostra società si focalizza in questi ultimi tempi sulle vittime, il grido delle quali, soffocato, chiedeva da troppo tempo di essere ascoltato. “È successo”, per l’istituzione, scossa quando comincia ad ammettere, a bassa voce, che “è possibile”. Ma in questo quadro, manca il resto del gregge. “Non è possibile”. Battezzati, genitori, catechisti, laici impegnati o no, non lo abbiamo forse anche noi creduto impossibile? Non ci siamo messi anche noi dei paraocchi? Involontariamente, certo, semplicemente mantenendo in noi e attorno a noi, in particolare tra i giovani, un’immagine del prete che non è corretta. Rileggendo la mia storia, mi accorgo quanto io fossi, da adolescente, legato ad una rappresentazione del prete come sant’uomo, perché uomo di Dio: colui che quindi non può mai essere nell’errore, in nulla di ciò che dice o fa. Rappresentazione ereditata dal mio ambiente, certo, ma che mi sembra molto diffusa. Oggi sono prete: questo può stupire. Quello che ho passato non mi ha impedito di andare avanti, di discernere, anche se è stato proprio nel momento delle scelte decisive che il velo del diniego si è strappato: il mio aggressore era anche la persona che mi seguiva, che mi ha aiutato nel discernimento, e che in questo senso mi ha anche “fatto del bene”. Per me è stato complicato, ad un certo momento, districare, nel mio cuore, il mio risentimento contro di lui dai benefici che gli devo. Ma “Dio è più grande del mio cuore”, e non ho mai dubitato della realtà di una chiamata sentita molto prima, di un desiderio che è cresciuto e si è radicato indipendentemente da quei fatti, con cui non mi identifico anche se fanno parte della mia storia, e mi rendono attento a qualsiasi forma di influenza all’interno della Chiesa. A questo proposito, non è anodino che io abbia scelto la vita consacrata, che dà al presbiterato un quadro comunitario: sono fratello prima di essere padre e credo fermamente al “sacramento del fratello”, quello stare insieme nell’umanità in cammino verso Dio. Come “giovane prete”, scopro oggi le gioie del ministero. È l’occasione di veder cambiare, dalla mia ordinazione, lo sguardo che mi viene rivolto. In certi contesti si manifesta deferenza nei miei confronti, una sorta di rispetto legato al mio stato più che alla mia persona. E questo indica talvolta che ci si aspetta da me un ruolo lontano da quello per cui sono stato ordinato prete. Io non sono perfetto o santo perché prete, ma sono chiamato alla santità come tutti. Ed è proprio perché c’è una chiamata generale alla santità che abbiamo bisogno di preti. Smettiamola, smettetela di idolatrare il prete, come un essere fluttuante al di sopra dei mortali e staccato dalle molte vicissitudini dell’esistenza, come l’errore o il dubbio. Bisogna amare i preti,
non idolatrare in loro un’immagine. Il clericalismo che venera un’immagine del prete più che amare i preti non tocca solo gli ambienti classici, impregna profondamente le nostre mentalità. Aggiungerei quindi questo: l’ordinazione non fa di me il manager ideale, essere prete non mi rende indispensabile a tutte le riunioni parrocchiali, perché il sacerdozio non è qualcosa in virtù della quale avrei una scienza infusa che mi permetterebbe di prendere sempre la decisione giusta e di mettere tutti d’accordo. Questo è un rapporto infantile col prete, e credo che gli scandali che vengono a galla, con tutto il loro disagio, devono rimettere in discussione questo atteggiamento che non è giusto nei rapporti col clero. Dicendo questo, non intendo allontanare lo sguardo dalle colpe di governo dei vescovi, né invitare ad un sospetto generalizzato nei confronti dei preti, ma semplicemente sottolineare che una denuncia del “sistema” non sarebbe completa se coloro che non sono preti non si ponessero le stesse domande. Il problema del silenzio della Chiesa è innanzitutto quello del silenzio delle vittime e quel silenzio viene mantenuto, almeno passivamente, da quelle immagini che rimangono nella mente di tutti e che manteniamo inconsciamente. Deve cambiare qualcosa, collettivamente, perché i mea culpa venuti dall’alto non suonino come ammissioni di impotenza. Il dolore che il popolo di Dio sente ora che le vittime riescono a parlare ci mostra che è necessaria, e che è cominciata, una purificazione delle nostre rappresentazioni. Che ci siano delle pecore nere, o dei lupi nell’ovile, è una cosa. Che le nostre paure e i nostri accecamenti collettivi permettano loro di continuare a imperversare favorendo un clima di silenzio che soffoca il grido, è un’altra cosa. E su quest’ultimo punto, dobbiamo tutti lavorare, affinché si possa dire un giorno, davvero: “Non è possibile”.




il frate cappuccino e cardinale a proposito del film ‘Spotlight’

‘Spotlight’

il cardinale  O’Malley: “Film importante per aprire gli occhi sulla tragedia degli abusi”

il presidente della Commissione tutela minori e arcivescovo di Boston, diocesi al centro degli scandali narrati nella pellicola, spiega come i media hanno aiutato la Chiesa a riconoscere i propri ‘peccati’

Card. O'Malley -Centre for Child Protection

non poteva non esprime il suo punto di vista il cardinale Sean O’Malley su Il caso Spotlight, la pellicola vincitrice del premio Oscar 2016 come miglior film e miglior sceneggiatura. Il porporato, uno dei membri del C9, è doppiamente coinvolto dal lungometraggio di Tom McCarthy: sia come presidente della Pontificia Commissione per la tutela dei minori, istituita dal Papa nel 2014 per combattere il cancro della pedofilia e degli abusi nella Chiesa; sia come arcivescovo di Boston, proprio l’arcidiocesi al centro degli scandali di cui tratta il film che avvennero sotto la guida del cardinale Bernard Law, poi trasferito a Roma e di cui attualmente si sono perse le tracce

In un comunicato pervenuto a ZENIT, il cardinale cappuccino afferma: “Spotlight è un film importante per tutti coloro che sono stati colpiti dalla tragedia degli abusi sessuali da parte del clero”. “Fornendo dei report dettagliati sulla storia della crisi degli abusi sessuali del clero, i media hanno portato la Chiesa a riconoscere i crimini e i peccati dai suoi membri e cominciare ad affrontare le proprie debolezze, il danno arrecato alle vittime e alle loro famiglie, le esigenze dei sopravvissuti”.

“In una democrazia come la nostra, il giornalismo è essenziale per il nostro modo di vivere”, afferma O’Malley, che fu posto nel 2003 alla guida dell’arcidiocesi statunitense, esattamente un anno dopo lo scoppio degli scandali. “Il ruolo dei media nel rivelare la crisi degli abusi sessuali ha aperto una porta che la Chiesa ha oltrepassato per rispondere ai bisogni dei sopravvissuti”, sottolinea nel testo.

Il porporato lo sa bene essendosi trovato di fronte ad un clero ferito e demoralizzato, a gente arrabbiata che trovava difficile fidarsi ancora delle autorità e che aveva abbandonato di colpo la Chiesa, facendo collassare anche i bilanci delle parrocchie e delle scuole cattoliche. Il cardinale volle, peraltro, risarcire con i soldi dell’arcidiocesi le vittime dei crimini, poi avviò una paziente opera di ricucitura che partiva dalla richiesta personale di perdono e proseguiva con la creazione di nuove e più rigide regole, specie nella formazione del clero, fino alla diffusione di una “cultura vocazionale” utile anche alla prevenzione dei casi di abusi.

Tutto questo perché “proteggere i bambini e fornire assistenza alle vittime e alle loro famiglie deve essere una priorità in tutti gli aspetti della vita della Chiesa”, ribadisce il cardinale nel comunicato. Illustra quindi il lavoro attualmente condotto nell’arcidiocesi che, di fatto, riflette quello che passo dopo passo sta cercando di costruire insieme ai 15 membri della Commissione vaticana per la tutela dei minori.

“Siamo impegnati nell’attuazione di politiche e procedure di vigilanza per prevenire il ripetersi della tragedia di abusi su minori”, dice O’Malley, “queste includono programmi completi di educazione per bambini, il controllo obbligatorio di eventuali precedenti penali e la sicurezza degli ambienti di formazione, segnalazioni obbligatorie e collaborazione con le autorità civili per quanto riguarda le accuse di abusi, la cura dei sopravvissuti e delle loro famiglie, attraverso l’Ufficio di sostegno pastorale”.

L’arcidiocesi di Boston, aggiunge il prelato, “fornisce costantemente consulenza e assistenza medica per i superstiti e i familiari che cercano il nostro aiuto e restiamo saldi in tale impegno”. “Noi – soggiunge – continuiamo a chiedere perdono a tutti coloro che sono stati danneggiati dalla tragedia degli abusi sessuali del clero e pregare che ogni giorno il Signore ci guidi sul cammino verso la guarigione e il rinnovamento”.




un contributo alla trasparenza nella chiesa

“Il ‘Caso Spotlight’ dà slancio alla trasparenza nella Chiesa”

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padre Zollner alla Radio vaticana dopo l’appello del produttore al papa alla notte degli Oscar. «Molto è stato fatto, basta omertà». L’Osservatore Romano: non è un film anticattolico

Iacopo Scaramuzzi

l’Osservatore Romano scrive, con articolo richiamato in prima pagina, che Il caso Spotlight «non è un film anticattolico», perché «riesce a dare voce allo sgomento e al dolore profondo dei fedeli davanti alla scoperta di queste orribili realtà». Certo, prosegue il quotidiano della Santa Sede, «i bambini sono esseri indifesi, e quindi vittime privilegiate di abusi anche nelle famiglie, nei circoli sportivi, nelle scuole laiche. Gli orchi non portano esclusivamente la veste talare. La pedofilia non deriva necessariamente dal voto di castità. Ma ormai è chiaro che nella Chiesa troppi si sono più preoccupati dell’immagine dell’istituzione che non della gravità dell’atto»

Il film «Il caso Spotlight» e l’appello al Papa rivolto dal suo produttore alla notte degli Oscar «danno un ulteriore slancio» al lavoro per il contrasto della pedofilia del clero: questo il commento affidato alla Radio vaticana dal gesuita tedesco Hans Zollner, membro della Pontificia commissione per la tutela dei minori e presidente del Centro per la protezione dei minori della Pontificia università Gregoriana. L’Osservatore Romano scrive: «Non è un film anti-cattolico».

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«Il caso Spotlight», diretto da Tom McCarthy, racconta l’indagine giornalistica con la quale nel 2001 il Boston Globe scoperchiò l’insabbiamento sistematico degli abusi sessuali del clero sui minori nella diocesi, Boston appunto, allora guidata dal cardinale Bernard Francis Law. L’inchiesta, premio Pulitzer, preceduta dagli articoli di giornalisti come Jason Berry sul National Catholic Reporter, fece esplodere lo scandalo della pedofilia negli Stati Uniti, seguito anni dopo in Europa e nel resto del mondo. Alla premiazione che ha assegnato alla pellicola gli Oscar come miglior Film e miglior sceneggiatura originale, ieri notte, il produttore, Michael Sugar, ha commentato: «Papa Francesco: è ora di proteggere i bambini e restaurare la fede».
«Molto è stato fatto, da parte della Santa Sede, e poi anche da alcune Chiese locali», afferma padre Zollner. «Per cui, un film come questo e anche le parole dette alla premiazione, certamente danno un ulteriore slancio a questo nostro lavoro che, ad esempio, abbiamo iniziato dal 2012 qui alla Gregoriana con un convegno internazionale, il Simposio “Verso la guarigione e il rinnovamento”, che ha visto partecipare 110 vescovi di tutte le Conferenze episcopali del mondo e che è stato un primo passo anche per le aree dell’Africa e dell’America Latina, dove il tema a quell’epoca non era ancora arrivato».

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Il gesuita tedesco ricorda che «fin dalla fine degli anni ’90, il cardinale Ratzinger, da prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede, si era infatti reso conto che la Chiesa non poteva più né tollerare questi abusi né la loro copertura da parte di vescovi. E così Joseph Ratzinger, poi come Papa Benedetto, ha fatto grandi passi per rendere la Chiesa un’istituzione trasparente e impegnata nella lotta contro gli abusi. Poi, Papa Francesco ha continuato sulla linea di Papa Benedetto, rafforzando ancora la legislazione della Chiesa, istituendo la Pontificia Commissione per la tutela dei minori. Il Papa ha già messo in pratica alcune misure e attendiamo ulteriori sviluppi su questa stessa linea, che daranno certamente il messaggio chiaro che la Chiesa cattolica nella sua leadership si rende conto della gravità della situazione e vuole e deve continuare la lotta per la giustizia e perché non ci siano più vittime di abuso». Alla Gregoriana, in particolare, il “Centre for Child Protection” istituito di recente intende «lavorare per costruire pian piano una competenza locale, cioè persone che sappiano come reagire, come creare spazi sicuri per i bambini e gli adolescenti».
Quanto al film, mons. Charles Scicluna, attuale arcivescovo di Malta e in passato «promotore di giustizia» della Congregazione per la Dottrina della fede, che rappresentò la “pubblica accusa” vaticana in casi come quello del sacerdote messicano pedofilo Marcial Maciel, «ha detto pubblicamente», in un’intervista a Repubblica, «che raccomanderebbe a tutti, anche ai vescovi, di guardare questo film», sottolinea Zollner. «Lo stesso ha detto anche un vescovo australiano. C’è quindi un grande apprezzamento per il film e ovviamente anche un apprezzamento per il messaggio e il modo in cui viene trasmesso il messaggio. Questi vescovi raccomandano ai loro confratelli di vedere questo film, quindi è un forte invito a riflettere e a prendere sul serio il messaggio centrale, cioè che la Chiesa cattolica può e deve essere trasparente, giusta e impegnata nella lotta contro gli abusi e che deve impegnarsi affinché non si verifichino più. E’ importante capire che dobbiamo cambiare quel nostro atteggiamento che in italiano si può esprimere con quella famosa parola: “omertà”. Non parlare, voler risolvere tutto spazzando via tutto sotto il tappeto, nascondersi e pensare che tutto passerà. Bisogna capire che non passerà: ormai dobbiamo renderci conto che o con molto coraggio e la capacità di affrontare le cose guardandole in faccia ci pensiamo noi, oppure un giorno, prima o poi, saremo obbligati a farlo. E questo penso sia uno dei messaggi centrali di questo film».
Anche l’Osservatore Romano scrive, con articolo richiamato in prima pagina, che Il caso Spotlight «non è un film anticattolico», perché «riesce a dare voce allo sgomento e al dolore profondo dei fedeli davanti alla scoperta di queste orribili realtà». Certo, prosegue il quotidiano della Santa Sede, «i bambini sono esseri indifesi, e quindi vittime privilegiate di abusi anche nelle famiglie, nei circoli sportivi, nelle scuole laiche. Gli orchi non portano esclusivamente la veste talare. La pedofilia non deriva necessariamente dal voto di castità. Ma ormai è chiaro che nella Chiesa troppi si sono più preoccupati dell’immagine dell’istituzione che non della gravità dell’atto». Quanto all’appello rivolto al Papa durante la notte degli Oscar, «deve essere visto come un segnale positivo: c’è ancora fiducia nell’istituzione, c’è fiducia in un Papa che sta continuando la pulizia iniziata dal suo predecessore già come cardinale. C’è ancora fiducia in una fede che ha al suo cuore la difesa delle vittime, la protezione degli innocenti».




qui papa Francesco deve fare decisamente di più

“papa Francesco non ha fatto nulla contro la pedofilia”

l’accusa di Peter Saunders

ex membro dell’organismo vaticano anti-abusi

PETERSAUNDERS

 
   papa Francesco lo scelse per entrare nella commissione vaticana contro i preti pedofili. A distanza di due anni, Peter Saunders lancia a Jorge Bergoglio una accusa feroce: “Durante il papato di Francesco la Chiesa cattolica non ha fatto nulla per eliminare gli abusi sui minori da parte del clero”, dichiara alla Bbc in una sferzante intervista. “E lui è parte del problema”

Saunders, britannico vittima delle molestie sessuali di un sacerdote, nei primi giorni di febbraio è stato formalmente sospeso dalla Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori. L’organismo si è insediato nel 2014 per esplicito volere di papa Francesco, che ha sempre giudicato pubblicamente “una mostruosità” le attenzioni pedofile degli appartenenti al clero.

Ora alla Bbc l’uomo spiega la sua delusione: “Sono sempre stato una spina nel fianco del Vaticano fin dal primo momento del mio ingresso nella Commissione”. “Pensai che il nostro lavoro sarebbe stato quello di prendere delle decisioni contro i singoli sacerdoti abusatori e invece l’obiettivo è creare politiche e linee guida per stabilire quali sono le migliori pratiche per evitare gli abusi”. Nel frattempo, continua Saunders, “ogni giorno ascoltiamo storie di abusi da parte dei preti. E’ terribile”.

Nessun intervento concreto, dunque, bensì un organismo politico che secondo Saunders non porterà a nulla anche per problemi formali: i quattro membri della segreteria della Commissione “sono molto vicini al Vaticano” e quindi, sempre secondo quanto dichiarato da Saunders alla Bbc, poco indipendenti.

Inoltre “l’organismo si trova nel Vaticano e invece avrebbe dovuto lavorare a Roma”. Saunders non risparmia nulla al pontefice: la Commissione “è soltanto una questione di pubbliche relazioni” dopo gli scandali sulla pedofilia nel clero che hanno scosso principalmente i fedeli. Un lavoro perfetto “per il miglior pr che la Chiesa potesse avere”, e cioè Bergoglio.

Saunders ricorda il dialogo avuto proprio con papa Francesco: “Gli dissi che bisognava espellere tutti gli abusatori. In quel momento ebbi la sensazione che mi stava prendendo sul serio. Ma oggi so che non mi stava ascoltando”.

La Commissione contro gli abusi, continua imperterrito l’ex membro, non sarebbe stata nemmeno una idea di papa Francesco bensì dell’arcivescovo di Boston, Sean Patrick O’ Malley, al centro di una bufera mediatica proprio per i numerosi casi di abusi sessuali nella diocesi americana, al centro anche del recentissimo film “Il caso Spotlight”.

Alle accuse di Saunders il Vaticano risponde senza entrare nel merito, ma ricordando che la Commissione non è stata istituita per perseguire singolarmente i sacerdoti che si sono macchiati di pedofilia e abusi sessuali, bensì per trovare una soluzione generale al problema che tocca la Chiesa nel suo profondo. In due anni, scrive sempre il Vaticano, sono stati espulsi 880 sacerdoti.

Tra questi, però, non figura Juan Barros, vescovo della diocesi di Osorno in Cile, che secondo le vittime ha coperto gli abusi sessuali di Fernando Karadima Fariña, sacerdote sospeso proprio per questi reati. In una intervista a Daily Beast, Saunders aveva parlato anche dello scandalo che aveva coinvolto un cardinale molto vicino a papa Francesco, Francisco Javier Erràruriz, cileno:

Erràruriz aveva chiamato “il serpente” uno degli attivisti più famosi contro la pedofilia in Cile, Juan Carlos Cruz, in una email a un altro cardinale poi pubblicata sui media cileni. Cruz a quel tempo era candidato per la Commissione papale: ma la sua nomina non andò avanti. “Quello che il papa e gli altri cardinali dissero fu terribile”, ha dichiarato Saunders al Daily Beast.

 
 

Sempre al Daily Beast, Saunders spiega come mai è stato letteralmente cacciato dalla Pontificia Commissione per la Protezione dei Minori:

“Il giorno prima della mia espulsione (5 febbraio), stavano parlando della necessità che i vescovi riportassero (i casi di abusi, ndr) e O’Malley lo considerava un dovere morale”, dice Saunders. “Così ho presentato un programma per discutere sulla maggiore apertura e trasparenza. E’ stato bocciato. Ma la segretezza è il primo motivo per il quale esiste questa piaga!”.

 
 

Lo scandalo della pedofilia sta toccando uno degli esponenti più importanti del Vaticano, il cardinale Pell. Il responsabile delle finanze dovrà testimoniare il 29 febbraio alla Royal Commission australiana che indaga sulle presunte coperture che il cardinale avrebbe messo in atto per proteggere i sacerdoti della diocesi di Ballarat e Melbourne, accusati e in alcuni casi condannati di continue aggressioni sessuali sui minori.

Pell ha addotto motivi di salute per non viaggiare in Australia, suo Paese natale, e dunque la Royal Commission ha approntato una video-conferenza alla quale assisterà un gruppo di vittime di pedofilia di Ballarat che per l’occasione sarà a Roma nella stessa stanza del cardinale durante la testimonianza.

Nei giorni scorsi il quotidiano Herald Sun ha pubblicato la notizia di una inchiesta della polizia di Victoria che vedrebbe implicato proprio Pell, indagato per abusi sessuali. Il cardinale ha risposto con veemenza: “Menzogne”.




l’onu accusa il Vaticano

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la condanna del Vaticano sui diritti dei minori

 

 l’Onu si è espresso, chiaramente, duramente: il Vaticano e la chiesa cattolica non hanno fatto tutti gli sforzi per essere concretamente e coerentemente dalla parte dei bambini, per combattere efficacemente la pedofilia tra il clero denunciando i colpevoli, superando l’omertà e aprendo gli archivi

così M. Rita Parsi, membro della commissione che ha emesso un così duro giudizio:

“É stato un lavoro complesso e difficile… Abbiamo parlato di aborto… ma per ricordare le madri premature, bambine anche loro… Anche il tema della contraccezione, dell’educazione sessuale e all’affetto va visto in quest’ottica… Un bambino non va discriminato perché proviene da una famiglia gay o per l’orientamento sessuale. Come non vanno discriminati perché neri, rom, profughi o poveri. Anche qui, siamo nel Vangelo. Non giudicare. L’ha detto Gesù e l’ha ripetuto Papa Francesco”

di seguito un’ampia rassegna stampa che dà il senso preciso della consistenza del problema nella varietà delle posizioni:

“Il Vaticano ha violato la convenzione sui diritti dei bambini… non ha fatto tutto ciò che avrebbe dovuto” per proteggere i bambini… la persistenza di “processi canonici” opachi… riduce la credibilità della messa in atto delle raccomandazioni ufficiali… Al di là della “sorpresa” suscitata dall’ampiezza delle critiche… il Vaticano ha denunciato “un tentativo di ingerenza” nella dottrina in materia di contraccezione, omosessualità e aborto”
“Il Comitato per i diritti del bambino si dichiara preoccupato del fatto che il Vaticano non riconosca l’estensione dei crimini e non prenda le necessarie misure per impedire gli abusi e difendere i bambini, si afferma nella relazione presentata mercoledì… La Santa Sede deplora che la commissione nella sua relazione abbia tentato di intromettersi nella dottrina della Chiesa cattolica relativamente alla dignità umana e all’esercizio della libertà religiosa”
“Condanna a Ginevra, sorpresa a Roma… il Comitato dei diritti del bambino delle Nazioni Unite ingiunge alla Chiesa di rivedere totalmente le sue pratiche, norme e insegnamenti in riferimento ai bambini. Il Vaticano, invece, si dice scioccato da un approccio giudicato assolutamente parziale ed ideologico”

 

“Vengono di fatto ignorati i passi compiuti negli ultimi 15 anni… E vi è la solita confusione di piani giuridici… La Santa Sede viene invitata «a rivedere le sue posizioni sull’aborto»… Seguono le contestazioni sull’omosessualità… ciliegina sulla torta: il Comitato esorta la Santa Sede a «valutare il numero di bambini nati da preti cattolici, scoprire chi sono e prendere tutte le misure necessarie per garantire i diritti di questi bambini a conoscere e ad essere curati dai loro padri»”
“Il compito del Comitato ONU è analizzare i rapporti periodici… sull’attuazione della Convenzione… Lo scorso 16 gennaio è toccato alla Santa Sede… Tomasi in quell’occasione… ha ricordato i diversi livelli su cui si è articolata la risposta della Chiesa: quello dello Stato sovrano della Città del Vaticano… quello internazionale… quello del governo della Chiesa universale, con le linee guida… e le innumerevoli misure adottate dalle Chiese nei vari Paesi”
“Un documento che la Santa Sede, nel prenderne atto e assicurando che «le osservazioni sui propri Rapporti… saranno sottoposte a minuziosi studi ed esami nel pieno rispetto della Convenzione», nella sostanza respinge al mittente, mentre esprime «rincrescimento» nel «vedere in alcuni punti delle Osservazioni Conclusive un tentativo di interferire nell’insegnamento della Chiesa cattolica sulla dignità della persona umana e nell’esercizio della libertà religiosa»”
“Di fatto l’invito a comparire davanti ad una Commissione Onu per rendere conto delle accuse di pedofilia non ha precedenti storici. E pensare che tutto nasce dalla tenacia di un gruppo di vittime, uomini abusati quando erano ragazzi da un potentissimo prete messicano ora scomparso, padre Maciel, fondatore dei Legionari di Cristo. Senza mai scoraggiarsi hanno dato vita ad un movimento che piano piano ha reso possibile tutto questo. “
«Quello che si nota è che il rapporto finale affronta un ventaglio di questioni troppo ampio. Non tratta solo il tema degli abusi, ma anche quello dei diritti dei bambini illegittimi, e poi parla spiacevolmente della dottrina morale della Chiesa, come dovrebbe cambiare secondo l’Onu. Insomma un po’ eccessivo».
da un lato l’Onu accusa il Vaticano di aver violato la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia, e invita la Chiesa cattolica a una maggior apertura in campo etico e religioso; dall’altro lato la Santa Sede nega di aver coperto i preti colpevoli o di essersi interessata più della reputazione dei sacerdoti che della sicurezza dei minori; e rivendica che proprio i principi religiosi e morali del cattolicesimo – se ben intesi – sono fecondi per la difesa dei diritti dei bambini e per la promozione dei compiti dello sviluppo. Un dialogo difficile
Sulla pedofilia l’Onu condanna il Vaticano. «Ha violato la convenzione delle Nazioni Unite sui diritti per l’infanzia. Dovrebbe sollevare dai loro incarichi e consegnare alla polizia tutti coloro che sono colpevoli di abusi sessuali su minori», ha dichiarato ieri il presidente della Commissione Onu sui diritti dei minori Kirsten Sandberg
«La denuncia delle Nazioni Unite è di straordinaria importanza, e apre uno spiraglio di speranza. Semmai sarebbe dovuta venire prima. Ma se oggi è stata possibile, credo che molto sia dipeso anche dalle aperture coraggiose dell’attuale Pontefice. Ora chiediamo che la Chiesa di Papa Francesco prosegua su questa strada, con atti concreti
Francesco Zanardi non odia i preti. Nemmeno don Nello Giraudo, il parroco che per anni lo ha violentato in una parrocchia di Spotorno: “Mi fa pena, ma anche lui è una vittima della chiesa”. Ha 43 anni, fa l’elettricista ed è portavoce di Rete l’Abuso, un’associazione di supporto per le vittime dei preti pedofili…
“Suor Mary Ann Walsh, portavoce della Conferenza Episcopale americana, commenta con sagacia il testo Onu: “Chiunque porti attenzione sul problema (degli abusi sessuali) contribuisce a risolverlo…”, ma mischiarlo con aborto e contraccezione rischia di far caos… “Aborto e contraccezione sono temi che scatenano guerre culturali, gli abusi sessuali… sono un peccato e un crimine”.  C’è, tra mille verità, un eccesso di giacobinismo moralistico che indebolisce il rapporto Onu”
“«Per via di un codice del silenzio… casi di abusi sessuali su minori sono stati difficilmente denunciati…» è l’accusa più pesante contenuta nel rapporto che la Commissione Onu per i diritti del fanciullo ha pubblicato ieri, dopo le audizioni dei rappresentanti del Vaticano il 16 gennaio scorso… critiche che riguardano soprattutto comportamenti del passato ora combattuti, mentre colpisce «il tentativo di interferire nell’insegnamento della Chiesa Cattolica»… su temi come aborto, famiglia o omosessualità”
“La delusione è grande, ma nessuno Oltretevere ha voglia di elevare il livello dello scontro. «Sembra quasi che il rapporto sia stato preparato prima» dell’audizione della delegazione vaticana, dice mons. Tomasi… «risposte precise su vari punti» da parte della Santa Sede «non sembrano essere state prese in seria considerazione»… Di certo il rapporto Onu identifica problemi aperti: le norme non bastano a combattere il fenomeno se non cambia davvero la mentalità”
“É stato un lavoro complesso e difficile… Abbiamo parlato di aborto… ma per ricordare le madri premature, bambine anche loro… Anche il tema della contraccezione, dell’educazione sessuale e all’affetto va visto in quest’ottica… Un bambino non va discriminato perché proviene da una famiglia gay o per l’orientamento sessuale. Come non vanno discriminati perché neri, rom, profughi o poveri. Anche qui, siamo nel Vangelo. Non giudicare. L’ha detto Gesù e l’ha ripetuto Papa Francesco”
Severissimo atto d’accusa nei confronti del Vaticano da parte della Commissione Onu per i diritti dei minori sulla questione dei preti pedofili. «La Santa sede … non ha riconosciuto l’ampiezza dei crimini commessi, non ha preso le necessarie misure per affrontare i casi di abuso sessuale e per proteggere i bambini e ha adottato politiche e pratiche che hanno portato a una continuazione degli abusi e all’impunità dei responsabili». In particolare: trasferimenti di preti pedofili, mancanza di trasparenza, mancata denuncia alla magistratura
“Non crede che la pressione di questo rapporto, e l’arrivo del nuovo Papa Francesco, spingeranno il Vaticano a cambiare? «Lo dubito, sono secoli che si comportano così. Francesco ha fatto passi nel governo della Chiesa, ma è Papa da un anno e non ha salvato un solo bambino dai predatori che colpiscono ogni giorno». Cosa dovrebbe fare? «Denunciare i colpevoli, farli giudicare dalla giustizia ordinaria, e punirli anche dal punto di vista canonico. Rimuovere i vescovi che hanno protetto i molestatori»”
Le anticipazioni circa alcune osservazioni del Comitato per i diritti del fanciullo dell’Onu suscitano sorpresa e qualche preoccupazione. Non tengono conto del forte impegno profuso dalla Chiesa negli ultimi anni a difesa e protezione dei diritti del fanciullo, sia a livello centrale sia a livello di singole conferenze episcopali.
«Il nostro è più che altro un invito perché la Santa Sede aderisca in pieno a tutti i 54 articoli della Convenzione a tutela dei diritti di bambini, preadolescenti e adolescenti, e perché armonizzi ancora di più le sue visioni a quelle dell’Onu, che condanna tutte le forme di discriminazione possibili a danno dei minori».
Uno tsunami di accuse durissime, arrivato a mezzogiorno e condensato nelle 16 pagine di osservazioni finali del
Non giova a nessuno procedere con schemi ideologici su simili tragedie: non certo alle vittime, né alla chiesa, ma nemmeno alla società civile che evita in tal modo di porsi interrogativi fondamentali su un’etica condivisa e sulla degenerazione di un clima che disprezza l’altro e offende il più debole.
«La Santa Sede ha adottato sistematicamente politiche e pratiche che hanno portato alla prosecuzione degli abusi sui minori e all’impunità dei colpevoli. La Santa Sede ha sempre posto la salvaguardia della reputazione della Chiesa e la tutela degli interessi dei colpevoli sopra a quella dei bambini». È la dura accusa della Commissione Onu per i diritti dei minori nei confronti del Vaticano
«… non si possono mettere insieme casi di trenta o quarant’anni fa con la situazione di oggi, come se nel frattempo non ci fosse stato un lungo lavoro di purificazione, modifiche legislative e misure disciplinari più severe approvate negli ultimi anni. Non so, c’è una sorta di scarto, di sfasatura. Quello che mi ha sorpreso è l’impressione che fosse già stato scritto, magari con l’aggiunta di qualche paragrafo dopo l’incontro del Comitato con la nostra delegazione…»
Pochi contenuti concreti nello scontro Onu Vaticano …  dovuto per metà all’invadenza dell’ideologia e per metà al peso della storia. Ma forse lo scontro non risulterà inutile se spingerà gli ambienti Onu a prestare maggiore attenzione alla nuova politica vaticano-cattolica… e se stimolerà il Papa e i suoi a dare compiti adeguati alla «Commissione per la protezione dei fanciulli» annunciata il dicembre scorso.
“La folgore dell’Onu cade sul Vaticano e illumina violentemente colpe, omissioni, ritardi nel contrastare gli abusi sessuali del clero. Al tempo stesso costringe la Santa Sede a rendere conto di quanto ancora non sta facendo per portare alla luce i crimini commessi e assicurare alla giustizia i preti delinquenti. Ci sono passaggi nel rapporto del Comitato per i diritti dell’infanzia, che sembrano scritti prima del 2010… Il rapporto Onu, rifacendo tutta la storia, mette però in luce tutto ciò che oggi ancora non funziona.
le Nazioni Unite pubblicano un atto d’accusa durissimo contro il Vaticano per i preti pedofili e per le posizioni sull’omosessualità (e pure per l’aborto e la contraccezione). L’attacco frontale è in un rapporto del Comitato dell’Onu sui diritti dell’infanzia diffuso a Ginevra.
Il rapporto delle Nazioni Unite è innocuo perché in ritardo rispetto alla attuale situazione della chiesa, ed è innocuo  perché chi non vuole cambiare le cose è ben contento che si parli d’altro, come la contraccezione e l’aborto. È però preoccupante perché il livello di scontro tra visione morale e visione medica della sessualità si è alzato.
Il foglio chiama alle armi: “Non è tempo di reazioni solo diplomatiche.”
La prima reazione del Vaticano al rapporto del Comitato Onu per i diritti dell’infanzia è una robusta cortina fumogena. I termini negativi si sprecano… In realtà, dietro il muro di gomma innalzato per reagire al colpo, il Vaticano si sta interrogando seriamente sul modo migliore di affrontare la questione… Al di là di singoli passaggi del documento il comitato di Ginevra ha posto domande precise al Vaticano
“È stato tra i processi più clamorosi mai celebrati in Italia, sia per il numero elevato delle vittime che per la caratura del sacerdote imputato, il quale, come emerso nel dibattimento che si è concluso con una condanna in secondo grado…”



prima o dopo doveva toccare anche alla chiesa italiana: non era meglio pensarci subito facendo meno ostruzionismo?

pedofilia e risarciment

oanemoni rossi




PAPA FRANCESCO. VICINO A VITTIME ABUSI. DIFENDIAMO I BAMBINI

PAPA FRANCESCO. VICINO A VITTIME ABUSI. DIFENDIAMO I BAMBINI.