«Penso che noi italiani dovremmo un poco di più imparare a distinguere il percepire dal reale. Cosa intendo dire? Noi qui sentiamo dire e sentiamo parlare di “insopportabilità” del numero di richiedenti asilo: guardate, questo, secondo me, è un atteggiamento che viene, in questi giorni, purtroppo alimentato da questi quattro “piazzisti” da quattro soldi che pur di prendere voti, di raccattare voti, dicono cose straordinariamente insulse!»
così mons. Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza episcopale italiana, lo scorso 10 agosto, in un’intervista alla Radio Vaticana al termine del suo viaggio in Giordania («la Giordania ha una popolazione che è di circa 6 milioni, 6 milioni e mezzo, ma sapete che lì ci sono due milioni e mezzo di profughi che vengono accolti?»), ha liquidato – senza fare nomi – i vari Matteo Salvini, Luca Zaia e Beppe Grillo che, anche negli ultimi giorni, hanno invocato misure draconiane contro gli immigrati che arrivano in Italia attraverso il Mediterraneo.
Il 12 agosto ha poi aggiunto a Famiglia Cristiana (che però in serata ha rimosso l’intervista dal sito internet e ha cercato di smorzare, senza tuttavia smentire: «Le dichiarazioni attribuite a mons. Galantino sono state riportate in modo esagerato nei toni all’interno di un colloquio confidenziale con il nostro giornalista»): il governo «è del tutto assente sul tema immigrazione», «non basta salvare i migranti in mare per mettere a posto la coscienza nazionale», le nostre leggi – «prima la Turco-Napolitano e adesso la Bossi-Fini» – di fatto «respingono gli immigrati e non prevedono integrazione positiva. Rispedendo al mittente – a Salvini e a Zaia – le accuse rivolte alla Chiesa di guadagnare con gli immigrati: si tratta, ha detto Galantino, «una banalità spaventosa», «ci sono vescovi che ospitano immigrati a casa propria e non si sono mai riempiti le tasche di soldi, anzi. Lo fanno anche Salvini, Zaia e Grillo?» E ribadendo: «I piazzisti sono molti, piazzisti di fanfaronate da osteria, chiacchiere da bar che rilanciate dai media rischiano di provocare conflitti».
«Non sono sorpreso dalle polemiche sollevate da alcuni esponenti politici», spiega ad Adista mons. Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, l’organismo pastorale della Cei che si occupa di migrazioni. «Del resto già in altre occasioni alcuni esponenti della Lega Nord avevano evidenziato un vuoto assoluto di proposta politica e un’incapacità di formulare proposte concrete per fare fronte ad uno dei drammi del nostro tempo. Le parole di mons. Galantino cercano solo di contrastare qualunquismo e vuoto politico».
Insomma si tratta di piazzisti da quattro soldi…
«Ognuno colora come meglio crede le proprie espressioni e il proprio sdegno di fronte ad affermazioni insensate, pericolose per la vita delle persone e irrispettose di un diritto, che è il diritto di asilo. In ogni caso mons. Galantino non ha fatto altro che ribadire quello che sostiene anche il magistero sociale della Chiesa dalla Populorum progessio in poi : tutelare un richiedente asilo, che non può essere etichettato come clandestino prima di averlo incontrato e ascoltato, e tutelare la vita delle persone, perché respingere in mare significa uccidere. Del resto già nel 2011 l’Italia fu condannata dal Tribunale dei diritti umani dell’Europa quando furono respinti alcuni migranti che poi trovarono la morte in mare».
Salvini chiede di portare gli immigrati in Vaticano. Zaia dice che se la Chiesa interviene lo fa perché guadagna sui migranti. Come risponde?
«Noi facciamo il nostro dovere accogliere e di sostenere migranti, rifugiati, richiedenti asilo e persone in povertà. È un dovere che ci viene dal Vangelo: “Ho avuto fame – dice Gesù – e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito”, dice Gesù. Ma c’è dell’altro…».
Cosa?
«Sulla questione immigrazione, la politica sta evidenziando gravi carenze e inadempienze, per cui spesso la Chiesa, con le proprie strutture, si trova a fare opera di supplenza di uno Stato assente, che non ha saputo organizzare un piano di accoglienza, di assistenza e di asilo richiesto dagli accordi di Dublino. Sono le Prefetture che ci chiamano, ci chiedono di accogliere le persone e ci pregano di fare quello che non stanno facendo Stato, Regioni e Comuni. E anche le risorse che arrivano non vanno alla Chiesa ma sono per gli operatori, alcuni dei quali hanno trovato lavoro anche in seguito a questa situazione. Il direttore della Caritas di Bergamo, per fare un unico esempio, mi ha detto di aver assunto 70 persone impegnate nei servizi di accoglienza».
Cosa rimprovera alla politica?
«Stato centrale, Regioni e Comuni non sono capaci di collaborare per organizzare e gestire l’accoglienza. Inoltre dal 2011 ad oggi ancora non c’è stata quella pianificazione richiesta di alcuni luoghi dove tutelare il diritto di asilo. Si tratta oggi di 85mila persone che, spalmate su 8mila Comuni, non avrebbero l’impatto drammatico che si vuole far credere».
Nel mondo politico, oltre ai negligenti, ci sono anche i seminatori di odio…
«Alcuni politici e alcune forze politiche non fanno nulla perché hanno paura di perdere consenso, oppure alzano la voce e sfruttano le paure delle persone per raggranellare un po’ di voti. E questo è davvero vergognoso»
Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, ha accusato la Chiesa di parlare ma di non agire, perché, per esempio, potrebbe ospitare i migranti nei conventi vuoti…
«Prima di tutto vorrei dire al presidente del Veneto che non può scaricare su altri quelli che sono compiti istituzionali propri. Quindi deve innanzitutto fare il proprio dovere, che oggi mi pare molto debole. Ripeto: oggi sta facendo supplenza alle mancanze di Stato, Regioni e Comuni, e in diversi territori, seminari e conventi sono stati aperti ai migranti, molte comunità religiose stanno adeguando alcune strutture per l’accoglienza. Poi ovviamente si può fare di più e meglio: ogni comunità, per esempio, dovrebbe riuscire a creare al proprio interno uno spazio e un luogo di accoglienza, e non limitarsi solo a fare catechesi».
La Lega Nord difende il crocefisso nelle scuole e chiede di respingere i migranti. Non le pare una contraddizione?
«Non metto in dubbio la fede dei singoli. Esprimo però il mio giudizio su alcune idee che fanno a pugni non solo con il Vangelo, ma con l’idea stessa di democrazia. Il diritto di asilo nasce con la democrazia, negarlo significa cadere in una sorta di medioevo della democrazia».
Non le sembra che in passato ci sia stata grande indulgenza da parte della Chiesa nei confronti di alcune forze politiche, come per esempio la Lega, che potevano essere utili alleati per altre battaglie su temi cari ai vescovi?
«Bisogna distinguere il magistero dalla politica. Noi oggi, di fronte al dramma dell’immigrazione, chiediamo di governare questo fenomeno, nel rispetto della dignità della persona e del diritto di asilo. Allo stesso modo, sul tema della famiglia, chiediamo la tutela della famiglia fondata sul matrimonio. E questo indipendentemente da collateralismi con una o un’altra forza politica».
La Chiesa fa politica?
«Se fare politica significa interessarsi della città, della dignità di ogni persona, della giustizia sociale allora in questo momento la Chiesa sta facendo politica, indipendentemente da qualsiasi formazione partitica. E mi rendo conto che questo può dare fastidio a chi ha idee diverse».
Quello dell’immigrazione è un problema non solo italiano ma europeo…
«E va affrontato anche a livello europeo. Rimettendo in discussione la chiusura di Mare nostrum che ha provocato il 30% di morti in più. Ridefinendo gli accordi di Dublino così da permettere una libera circolazione dei migranti in tutta Europa. E prevedendo una reale condivisione dell’accoglienza da parte di un’Europa di 500 milioni di abitanti che non può trovarsi in ginocchio per 200mila persone che arrivano dal Mediterraneo. Occorre una nuova politica europea sul tema delle migrazioni. Diversamente la chiusura e il ritorno dei nazionalismi non faranno altro che provocare un effetto domino che riporterà l’Europa indietro di 50 anni».
La Fondazione Migrantes boccia il piano Ue per l’emrgenza immigrazione. “ll piano in 10 punti approvato dell’Ue sull’emergenza immigrazione è assolutamente debole e per certi versi vergognoso”, ha affermato monsignor Giancarlo Perego, il direttore della fondazione promossa dalla Cei.